La rentrée parigina

Lo sapevate, per esempio, che in Francia la scuola inizia sempre il primo settembre? E se il primo settembre è di sabato o domenica, è il primo giorno buono di settembre. Ma sempre sempre sempre. E finisce sempre sempre sempre la prima settimana di luglio. E intorno alla famosa rentrée c’è più ansia che per i Mondiali di Calcio.

Mais oui, c’est la rentrée! Macarons champagne et baguette!

Se noi siamo pizza e mandolino e mafia, loro possono anche essere peggio. Con questa rentrée che comincia ad inquietare già da luglio. Tu non sei ancora partito, non hai ancora visto il sole, sei del colore degli A4 della stampante eppure devi sorbirti ‘sta storia della rentrée. Poi torni davvero, e dappertutto te lo ricordano che “yuppìììììì, c’est la rentrée”.
Il primo anno era una rentrée felice. Oh, come mi è mancata Parigi!
Il secondo anno era una rentrée misteriosa. Oh, andrò all’università e non farò la mamma a tempo pieno!
Il terzo anno (questo), è una rentrée carica di significati.
Significato numero uno: rientro con due P e sono sola. Ma sola eh.
Significato numero due: la P1 entrerà alla materna.
Significato numero tre: la P2 entrerà al nido.
E la mamma? La mamma si becca il significato numero quattro: trovarsi un lavoro.
E
quindi siamo sbarcati dopo due mesi di oh sole mio, pizza, mare e
schiamazzi (voi avrete anche le escargots, ma noi siamo abbronzati e
molto simpatici) nella grigia e fredda ville lumière, carichi di
speranze, curiosità, aspettative e voglia di libertà.
E
quindi viviamola, questa rentrée, con tutti i suoi significati, i suoi
pains au chocolat appena sfornati e la sua aria tanto snob a ricordarti
che tu sei uno che prima o poi, volente o nolente, si sentirà dire “può
abbassare la voce, per favore?”.
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