Storie di mamme: Klarissa

Non ci sono storie poetiche dietro la scelta di questo nome.
Semplicemente, nel cercare un nick per iscrivermi all’ormai famigerato forum dove ci siamo conosciute tutte e tre, storpiavo il mio nome, aggiungi, togli, leva, infila ‘na kappa che non sta mai male e fa sempre tanto giovane… Il forum mi dice che non esistono utenti con questo nick (etttecredo! aggiungerei io…) e così… Ecco qui Klarissa.
Ho scoperto solo poi che esiste un’altra Klarissa, in ambienti decisamente diversi da quelli materni… ma ormai ero Klarissa da anni!

Non ho mai amato i bambini, non sapevo niente di bambini, guardavo le famiglie con pargoli in viaggio o al ristorante o in pizzeria… insomma, in giro… sempre con un duplice sentimento: da una parte guardavo i genitori con una certa compassione, pensando che chissà che vitaccia! E nemmeno possono rilassarsi un attimo o dirsi due parole, con ‘sti mostri urlanti e pretenziosi tra i piedi!; dall’altra… lo confesso, fuggivo: cambiavo posto, ristorante, pizzeria, locale, giardino, parco, strada, piazza, per stare in santa pace. 

Un po’ perché stavo bene come stavo, un po’ per paura di perdere me stessa, le mie ambizioni, le mie passioni… le mie libertà… LA mia libertà.
Un po’ per la sana paura di non essere in grado, di non essere all’altezza del ruolo: chi può dire a priori che saprebbe prendere in mano un esserino ed insegnargli a stare al mondo, proteggerlo, ma nello stesso tempo non soffocarlo, renderlo forte, ma non insensibile e farlo diventare un adulto risolto e ben formato… ma, soprattutto, una brava persona?
Io no di certo.

Poi… poi… per varie ragioni, non ultima la quasi certezza che un figlio non sarebbe potuto arrivare così in fretta…
Oh… ma sai che è un po’ che non mi arriva il ciclo ?

Ma che tette c’ho ultimamente?
Mah… mi sembra di essere ingrassata…
 
test positivo

a meno di 2 mesi dalle nozze, ero incinta di 2 mesi
non vi racconterò che ho dovuto cambiare il mio splendido vestito da sposa che metteva in risalto il vitino da vespa (che lasciava via via il posto ad un bel panciotto), né che causa mancanza di anticorpi contro la toxoplasmosi al mio pranzo di nozze non ho potuto mangiare gnocco fritto e affettati a chili (avevo scelto di sposarmi nel piacentino quasi esclusivamente per quello…), o che abbiamo cambiato viaggio di nozze scegliendo un posto più adatto ad una panzona…
pazienza!  
Da quel test, niente è più stato lo stesso.

Io non sono stata più la stessa: ora sono mamma.
Non sono una mamma e basta, non ne sono capace. 
Sono tante cose che ero prima, tante cose che non ero e, in più, sono mamma.

Che mamma sono? Non lo so.

Sbaglio tanto, ogni tanto, invece, ci prendo e mi sento la Montessori per 2 ore… poi basta poco e mi sento nuovamente un fallimento come madre. Non lo so che madre sono.

Spero solo di avere la fortuna di campare abbastanza per vedere che adulto sarà mio figlio e spero di poter dire: in fin dei conti, ho fatto un buon lavoro!
Ora non snocciolatemi esempi di celebri personaggi noti per essere grandi uomini o donne cresciuti da genitori tremendi o in orfanotrofio, per favore, lasciatemi questa pia illusione… sennò una, i sacrifici, che li fa a fare?!
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