Nanolettura: leggere ai bambini, la biblioteca

Come molti di voi, ho sempre amato leggere.
Da bambina ero già una buona lettrice, la mia passione erano i libri dell’intramontabile Gianni Rodari e alcuni li ricordo ancora con nostalgia.
Da genitore appassionato di buone letture – che comunque riesce a leggere sempre molto meno di quello che vorrebbe, ammettiamolo – ho un obiettivo: crescere un buon lettore.
Non ho bene idea di come si faccia, perché le passioni sono una cosa seria, non è che si trasmettano per osmosi o passino attraverso la placenta.
O sono dentro di te o non ce le puoi mettere come fossero un paio di calzini finiti nel cassetto delle mutande, che tu metti lì, dove vorresti che restassero, no, non funziona così.
Per non sapere né leggere né scrivere – come si suol dire – e accogliendo i suggerimenti di qualche esperto in materia, che anche se dovesse avere detto caz… ehm… castronerie, danni non farà in quest’ambito, ho cominciato a leggere a mio figlio ben prima che cominciasse a parlare.
Sappiamo tutti, ormai, i benefici che la lettura ha sui nostri figli sembra addirittura sin da quando sono a pesare sulla nostra vescica li portiamo in grembo, inutile che io ve ne faccia un dettagliato resoconto.
Tutti conoscerete il progetto Nati per leggere e, se foste tra quei 3 che lo ignorano, vi invitiamo a darci un’occhiata e, magari, a partecipare attivamente alle iniziative e alle attività che porta avanti.
Hanno anche un’attiva pagina su Facebook.
Leggo a mio figlio d’abitudine, come molti di voi, prima della nanna, ma spesso in altri momenti della giornata, MAI come imposizione, sempre come proposta e, più spesso, a richiesta sua.
Lo portiamo anche agli… ehm… baby reading? letture pubbliche? insomma, a quelle letture fatte in genere in libreria da qualche attore o animatore, che incanta, nel vero senso della parola, decine di bimbi che pendono dalle sue labbra e da quello che c’è scritto in quelle pagine magiche che tiene in mano.
Come fosse a casa sua…
E veniamo alla biblioteca.
Siamo fortunati: la città offre un numero di biblioteche eccezionale, molte delle quali appositamente attrezzate per i bimbi, con stanze a loro dedicate.
Ho cominciato a portarlo in biblioteca fin da piccolissimo e ne ho ottenuto dipendenza. 
Monk, per ora, è un baby bookaholic.
Trovo che la biblioteca sia un luogo che esercita il suo fascino anche sui bambini e imparare a frequentarla sia per loro un arricchimento da diversi punti di vista.
Innanzitutto, ovvio, li avvicina alla lettura, scontato, ma basilare. E’ quello che vogliamo, no?

In secondo luogo, li catapulta dal caos, dalle urla, dal gioco di 30 secondi prima, ad una dimensione totalmente diversa: 

quiete, silenzio, rispetto per chi sta studiando o leggendo o scrivendo.
E, se ci pensate, i luoghi dove si possa insegnare cosa sia il silenzio e, magari, anche ad amarlo e a ricercarlo, non è che siano poi molti, ormai…
Ancora, il concetto di prestito, di cosa che ti viene data, senza che tu debba dare nulla in cambio, ma ad una condizione, anzi due: 
1) rispettarla, prendendotene cura, perché è di tutti, è un bene comune, altro concetto astratto che diventa concreto;
2) che la restituisci nei tempi pattuiti. 
Un’embrionale prima idea di scadenza.
Quella cosa che ti scrivono sul segnalibro.
Quella  cosa che con la mamma o con il papà poi controlli a casa, per non dimenticartene.
Altrimenti non ci danno più libri.
E’ la regola.
Vi pare niente?
E voi, leggete ai  vostri bimbi?
Li portate in biblioteca?
E alle letture in libreria?

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