Fenomenologia della mamma: la Mamma Permissiva

Mi è venuta in mente questa mamma dopo
essere stata ai giardinetti in Italia. Voi forse non ve ne renderete
conto, ma l’Italia è campionessa della permissione. Bambini viziati,
per una ragione o per un’altra, che crescono come piccoli vandali,
convinti di poter fare o dire qualsiasi cosa, perché TUTTO E’
PERMESSO.
Fondamentalmente, la Mamma Permissiva
ha due origini: quella un po’ hippie, della nuova scuola, del
tipo «devo lasciarlo libero di esprimersi», e quella
«non ho voglia/tempo per dire di no».
In fondo, se esiste anche un libro (o
magari più di uno) dal titolo «I no che aiutano a crescere»
vuol dire che il fenomeno è, se non preoccupante, almeno in
crescita. Ma per me è più preoccupante.

La Mamma Permessiva è quella che
permette, appunto, al proprio figlio, di fare qualsiasi cosa.
Non dice di no quando rifiuta la
braciola di vitello e pretende la pasta in bianco.
Non dice di no quando continua a
guardare la televisione oltre l’orario pattuito.
Non dice di no quando chiede un gioco,
quando chiede di fermarsi ancora ai giardini, quando decide cosa
mettersi la mattina, quando decide a che ora vuole andare a dormire
(se mai ci andrà), quando decide che alle 11.30 è un buon orario
per mangiare dei biscotti.
E’ quella mamma che più in là, quando
il figlio mena i compagni, dice che «son ragazzi, lasciamoli
giocare». E certo, perché è sempre il suo, a darne. E’
quella che se il figlio piange perché vuole un gioco, corre a
comprarglielo, solo per farlo stare zitto, perché non sa come
spegnerlo, questo figlio. E’ quella che lascia che il nano malefico
spacchi la roba in casa, che vuoi che sia, così si esprime. Fa
niente se il vaso di pregiata porcellana che il suocero aveva
ereditato dagli avi nobili è andato in mille pezzi, in fondo il
bambino si è espresso, no?
E’ quella che lascia che il figlio non
rimetta a posto, tanto ci pensa lei (o qualcun altro, poco importa).
E’ sempre lei che giustifica il figlio che tratta male una
vecchietta, dando pure della vecchia stronza alla poverina che si è
beccata due o tre calci e si è permessa di dirle che così non va.
E’ quella il cui figlio corre per i
corridoi del supermercato, sfascia le cose, le sposta di posto, e lei
non ci prova nemmeno a dire «smettila», no, suo figlio
può fare quello che vuole, perché lui SI ESPRIME.
Ma come dicevo, ci sono due versioni di
Mamma Permissiva. Quella che se ne fotte, perché è troppo stanca,
perché torna dall’ufficio e non vuole sentire lamentele, non vuole
lottare, perché è più facile dire di sì che educare, perché in
fondo si è più fighi ai loro occhi se si dice sempre di sì,
giusto?, e poi c’è quella che ha sposato la nuova teoria
secondo cui il figlio è una specie di Dio che tutto può, e quindi
se decide di vestirsi di lana il 15 agosto che vuoi che sia? se
svuota tutto il bagnoschiuma per allagare il bagno di bolle di sapone
che vuoi che sia? se mangia alle 18 a base di cereali e la
notte si sveglia ogni mezz’ora e pretende di prendere il posto del
padre nel lettone… che vuoi che sia?
Ma niente, per carità, niente. Ogni
famiglia sa cosa è meglio per sé e bla bla bla. Cazzate ragazze,
cazzate. Perché queste mamme sono quelle che crescono le piccole
stronze e i piccoli stronzi di domani, quelli che non vorreste mai
che i vostri figli, con tutti i loro difetti, per carità, incontrassero mai. Quelli che fanno i bulli, perché nella vita non
hanno mai sentito un no, quelli che non sanno stare al mondo perché
il mondo non è come le braccia della mamma, no, il mondo è duro e
allora loro tirano fuori l’aggressività, l’unico mezzo che conoscono
per confrontarsi con chi non permette loro di fare ciò che vogliono.
I nostri figli non sono dei: sono
bambini che un giorno guideranno questo mondo, e devono essere
educati. Dobbiamo saper dire di no, a patto di apparire impopolari,
proprio come lo era mio papà quando, a 16 anni, non mi faceva uscire
la sera.
Ci sono cose su cui possiamo fare delle
concessioni, dire soltanto di no è controproducente, i figli devono
sapere che esiste un lato di noi che concede. Allora cara P1, ok,
niente più pantaloni, che tanto non mi cambia nulla e prima o poi ti
passerà. Ma no, niente giocattoli inutili e regali al di là delle ricorrenze. E no, niente biscotti alle 19.
Ok, ormai non conto più le volte in cui mi dici «mamma non mi
piaci così», ma un giorno, quando sarai una donna che saprà
stare al mondo, forse mi ringrazierai. Come io ringrazio i miei.
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49 Comments

  • Non mi sembra tu abbia avuto una bella esperienza ai giardinetti in Italia… chissà da chi e da cosa hai tratto ispirazione per questo post?!?!

  • niente regali al di fuori delle ricorrenze?? aaaarghh, sei più mostro di me!!!
    A parte gli scherzi, io mi reputo una mamma piuttosto severa, ma mi rendo conto che in effetti su alcune cose sono troppo permissiva per eccessiva stanchezza. Ad esempio sul riordinare io al loro posto, ma vedrò di migliorare.
    Sulle mamme che concedono troppo, ahimè, credo sia la vera piaga del nostro tempo. I piccoli mostri sono trattati come veri dèi da portare in palmo di mano, sempre. E sento tante di queste mamme permissive (versione che definisci hippie), sostenere che invece da grandi saranno più tolleranti perchè da piccoli son stati liberi di esprimersi e soprattutto, amati (perchè i figli delle mamme più severe non sono amati?!). Mah, io credo invece che debbano imparare a saper gestire un divieto, un no, una frustrazione sin da piccoli, perchè scontrarsi con la frustrazione, e non conoscerla, a 15 anni… beh, son cazzi.

  • Io per ora sono nella fase in cui è mio figlio che dice di no. E più che dire no per adesso cerco di scendere a patti, spiegando le cose e poi lo prende di peso e lotta per mettergli il pannolino o evitare che tiri i capelli o rubi i giochi degli altri, che tanto poi tempo 30 secondi si distrae: osservo fino all'ultimo e poi intervengo, ma non gli tolgo chi occhi di dosso… anche per me le frustrazioni sono importanti e vi dirò, io sono una di quelle madri che non aiuta il proprio figlio ad aprire una bottiglietta d'acqua ma lo sprona affinché lo faccia solo, cerco di sostituirmi il meno possibile a lui e questo lo frustra eccome, però poi impara.

  • @Morna: no, si comincia a 12. A volte anche prima.
    Sottoscrivo tutto, tranne forse il vestirsi da solo. O meglio, lo scegliere cosa mettere. Secondo me questo, a seconda delle eta', puo' essere gestito dai bambini. Divieti e concessioni vanno a braccetto con indipendenza e autostima.
    Siccome sono una ex psicologa e ora vivo all'estero, tempo fa scrissi un post sull'argomento e su come qui negli Stati Uniti la gestione della casa venga condivisa coi bimbi fin da piccoli. Da noi, spesso impensabile anche a 10 anni, e forse e' una delle ragioni per cui cresciamo piccoli despoti http://erolucyvanpelt.blogspot.com/2012/03/piccoli-onnipotenti-crescono.html

  • Il libro che apre il post lo considero infarcito di pedagogia infima.
    Anche il resto del post mi lascia molto perplessa. Molto molto. Nella mia esperienza i bambini bulli e aggressivi sono piuttosto quelli che subiscono autoritarismi dagli adulti e li ripropongono con chi possono (chi è più piccolo, più debole).
    Probabilmente io sono una madre permissiva. Alcune delle cose che citi come esempi scandalosi a casa nostra non ci sogneremmo di vietarle (lo spuntino a ridosso del pasto, le bolle col bagnoschiuma, decidere come vestirsi).
    Ma mai le mie bambine hanno picchiato o in qualche modo vessato qualcun altro. E non per paura delle conseguenze, ma perché chi viene trattato con rispetto impara a rispettare.

  • Cara Pippi, ti stupirebbe sapere che io sono una che favorisce molto l'autonomia, pur essendo contraria al permissivismo tout court. Le bolle di sapone si possono fare, ma non svuotando il bagnoschiuma. La P2, 14 mesi, si spoglia sola ogni mattina al nido, anche se per me significa perdere minuti preziosi. Lascio che la P1 si lavi e si vesta da sola, ma scelgo cosa deve mettersi in base alla sua giornata. Compro regali solo alle feste comandate e quando dico si va a letto si va, punto. Se la notte hanno bisogno di coccole extra intervengo. Se alle 19 mi chiedono da mangiare no, dico che basta aspettare pochi minuti e la cena è pronta, non succede niente. Non penso per questo di essere autoritaria, ma solo di dare delle regole di base. Le stesse che adottano nella scuola montessoriana in cui va la p1, non è che fanno come vogliono. Tra favorire e incentivare l'autonomia e lasciare a loro sempre e solo la scelta c'è una bella differenza, a mio avviso.

  • Mah, anche a mio avviso. Semplicemente ritengo che ci siano decisioni che possono e che anzi hanno tutto il diritto di prendere da sole. Ci sono tanti modi di rispettare le esigenze di tutti. C'è il modo di sgranocchiare qualcosa senza che ciò comprometta la cena (che si può anche posticipare di mezz'ora, non siamo in caserma), c'è tutto il modo di scegliere da sole vestiti compatibili con la giornata, esiste perfino il modo di lasciare loro la possibilità di capire quando sono stanche e di chiedere di andare a dormire perché ne avvertono il bisogno, non per orari imposti "dall'alto".
    L'autonomia non è soltanto "fare da soli" ma anche poter decidere da soli.
    Le regole senza possibilità di acquisire un'auto regolazione… Penso che non attecchiscano mica tanto. Se le avvertono come mere costrizioni se ne sbarazzeranno appena possibile (e nemmeno a torto!).
    Se questo e' essere permissivi… Sia pure.
    A me piace pensarmi come mamma in ascolto.
    Non trovo i no educativi per definizione. Non trovo formativo dire no se si può dire si. E sempre e comunque non vedo perché non poter dire no con la stessa gentilezza e con la stessa apertura al dialogo con cui si direbbe si'.
    E tutto ciò non certo perché consideri le mie bambine dee. Le considero persone, e da persone le tratto.

  • Ma stai dicendo quello che dico io, solo che no, non sono d'accordo sul far decidere a loro quando dormire o quando mangiare. Forse le tue figlie, come la mia minore, chiedono di andare a dormire, ma la mia p1 no, lei può ste sveglia fino alla mattina successiva. Quanto è concesso aspettare? Fino a mezzanotte? Alle tre? Finché non cadono stecchiti? No, mi spiace, ma per certe decisioni io sono ancora meglio di loro, in quanto adulta che ha vissuto 31 anni. Piano piano si prenderanno le loro responsabilità, con vantaggi e svantaggi. Per ora sceglie quale gonna preferisce, se può mettere la gonna, quale verdura mangiare, se c'è scelta, quali attività fare tra quelle proposte. Poi, tra un po', si vedrà.

    • Non mi sono mai posta il problema di "quanto fosse concesso aspettare" in linea teorica. Semplicemente fin da neonate ho lasciato che dormissero quando avevano sonno, portandole a nanna la sera ai primi segnali di stanchezza.
      Ho sempre pensato che "dormire e' come mangiare, non si può mai forzare". Per me e' perfettamente inutile, stressante per tutti e alla fine anche controproducente ai fini di far vivere bene il rapporto col sonno, costringere qualcuno a dormire "perché è ora", che abbia sonno o no.
      Non ho mai dovuto aspettare mezzanotte o le 3… Hanno imparato pian piano a riconoscere da sole i propri segni di stanchezza e a chiedere loro di andare a dormire. Anche la mia più grande, che da piccina (beh, da più piccola, non ha ancora 4 anni adesso) tendenzialmente resisteva al sonno perché aveva troppo da fare. 🙂
      Quanto alla flessibilità degli orari… Io non vivrei bene con tabelle di marcia da caserma. Non mi nego di sgranocchiare una carota mentre cucino, non vedo perché negarlo a loro. Se abbiamo fatto merenda più tardi mangeremo più tardi, che succederà mai. Trovo una buona cosa agire secondo i propri bisogni, non secondo "tempi imposti". Alla fine gli orari sono comunque piuttosto regolari, possiamo mangiare alle 13 invece che alle 12,30, cenare alle 20 invece che alle 19… Non mi sembra niente di grave. Era una flessibilità che avevamo anche prima che loro nascessero. Non avrei mai potuto vivere con qualcuno che mi dicesse "adesso mangiamo perché è l'ora di cena". Brrrr!

  • Mi trovo in sintonia con Anya (pur essendo meno rigida sui regali…), meno con Pippi. Il genitore deve essere autorevole, che non vuol dire autoritario. Ai miei bambini faccio scegliere quando secondo me sono in grado di farlo, ma ci sono cose, molte, la maggior parte, che decido io. Lo spuntino a ridosso della cena no (e non sposto l'orario della cena perchè un bambino di 2 anni vuole i biscotti alle 19), gli orari che scandiscono le nostre giornate li decido io. I miei bambini tirerebbero tardi la sera, ma poi la mattina già andando a letto alle 21 fanno una gran fatica ad alzarsi, e allora no non possono scegliere quando andare a dormire. Vedo anch'io troppo permissivismo in giro e mi spaventa per i motivi che Anya ha esposto molto bene.

    • Lo sanno. Questo non c'è un bambino al mondo che non lo sappia fin troppo bene. Qualunque bambino si trova davanti a una serie infinita di limiti oggettivi (e' troppo in alto, ho bisogno di questo e non so come dirlo, mi sento in questo modo e non riesco a spiegarmi e nemmeno a spiegarmelo, vorrei fare questo e non ci riesco…), e anche a una serie infinita di decisioni non sue nel corso della giornata. Non credo che ci possa davvero essere bisogno di abituarli a sapere che non tutto ciò che vogliono può essere fatto. Casomai trovo sano dar loro modo di sentire che quello che desiderano ha importanza (sempre, che si possa fare o no).

  • io ho dei punti fissi sui quali non transigo, e si va dalla nanna sempre alla stessa ora, x' già andando a dormire alle 9 la mattina fatica ad alzarsi, al non mangiare spuntini poco prima di pranzo o cena… e questi sono i classici. ultimamente la severità però mi serve di più per frenare le manifestazioni non proprio pacifiche del carattere del mio vandalo, che è in una fase di ribellione (aiuto, chissà quando sarà adolescente) e nel pieno dei NO… però se io o mio marito prendiamo una decione, può fare tutti i capricci del mondo che non cediamo.
    siamo più permissivi invece su altro, come giocare e sporcarsi, buttarsi nell'erba o saltare nelle pozzanghere… dev'essere cura mia sapere che non posso mettergli i jeans e le scarpe nuove se va al parco!! o sui regali al di là delle ricorrenze, mi piace farne, ma non troppo frequentemente, se no diventa l'abitudine (grande lotta coi nonni!!)
    in ogni caso penso che debba esserci un equilibrio, non possono esserci solo SI, ma nemmeno solo NO… è giusto che capiscano già da piccoli che la vita è fatta anche di divieti e devono farci i conti, non possono fare ogni cosa che gli salta in mente… e vedendo gli adolescenti di adesso, pare che invece sia proprio questo che pensano!!

  • concordo con Vale.
    Anche qui siamo fermissimi su alcune cose, ad esempio l'orario della nanna. Alle 9 si va, e non si discute. Loro subito si lasgnano, ma vedo che dopo massimo 10 minuti dormono… evidentemente se fosse un'imposizione dall'alto non dormirebbero no?
    Io credo che molte decisione debbano essere prese dall'adulto, e non lasciar fare tutto a loro. Mi riferisco anche a chi ha buone intenzioni, ma a me questa tendenza che "i bambini sanno tutto" proprio non piace, lo confesso.

  • Anche io sono vicina al pensiero di Anya. Fosse per mia figlia non si mangerebbe altro che parmigiano, faremmo bolle di sapone tutto il giorno e vestiremmo solo con magliette di Hello Kitty. Ha due anni, qualche regola serve: non le permetto di mettere le manine ovunque come vorrebbe, le insegno che ci sono cose con cui può giocare e altre no, per esempio. E per la nanna ritengo che impostare un po' l'orario sia importante: non dico di essere precisi allo scattare delle 9, ma un minimo ri regolarità aiuta, anche perchè una come mia figlia può essere a pezzi, ma non chiederà mai di andare a nanna! Poi però appena la sistemo si addormenta…

  • No Pippi House, non lo sanno. E mi sembra che la società odierna lo dimostri fin troppo bene, con tutti questi omicidi di donne che hanno detto "basta", un "no" che non viene accettato visto che non c'è più l'abitudine a sentirselo dire.
    Quando metto a nanna il mio bimbo molti mi dicono: "Ah beh, non sembra proprio intenzionato a dormire!" e poi si stupiscono, vedendo che in due minuti crolla. Certo, fosse per lui resterebbe in piedi, soprattutto se ci sono ospiti, ma è compito della mamma capire i suoi bisogni, anche se "contrari" alle sue volontà.

    • Ma per favore, andiamo.
      Le ragioni dei femminicidi li ravviso in tutte altre cause rispetto alla fiducia nella loro competenza per quello che riguarda il loro corpo (uno si può anche pensare il signor adulto, ma non saprà mai meglio del diretto interessato quando quello ha sonno o fame… Per altro i bambini a cui ne è data la possibilità si autoregolano benissimo).
      Sarebbe un discorso molto lungo e complesso, che non sta a me affrontare (la psicologia spicciola mi urta moltissimo) ma che ha esaustivamente trattato Alice Miller.

  • Non è psicologia spicciola, è sano buonsenso, quello che i nostri nonni avevano anche senza tante lauree e che oggi – ahimé – è andato un po' perduto.
    A me urtano moltissimo queste teorie "moderne" dell'autoregolamentazione dei bambini, della libertà assoluta ecc. ecc. Il risultato sono piccoli despoti che si credono onnipotenti e a 4 anni tiranneggiano l'intera famiglia, e poi di fronte al primo "no" hanno reazioni esagerate non essendo abituati a sentirselo dire.

    • Non è assolutamente vero. Anzi. I bambini trattano così come vengono trattati. Ne ho la concreta testimonianza ogni giorno.
      I nostri nonni hanno cresciuto la generazione dei nostri genitori… Non mi sembra sia stata una generazione felice. Anzi.
      Che poi la fiducia nelle competenze innate dei bambini passi per teoria moderna quando è stato il buon senso ( quello davvero) che ha orientato i genitori per secoli e che è venuto meno solo nei paesi industrializzati e solo con l'industrializzazione e' veramente un paradosso.
      Ad ogni modo, che ognuno persegua la trasmissione di valori come crede.
      Io miro a passare il valore dell'empatia e della cooperazione con gli altri, del rispetto autentico della persona. Non dell'obbedienza come valore (un po' di memoria storica sulle atrocità commesse per pura obbedienza non guasterebbe) o dell'ossercazione della regola messa li senza spiegazione in virtù della propria autorità (transitoria, non saranno bambini per sempre). Non ho alcun motivo per pentirmene, anzi. Più dei danni del permissivismo o supposto tale, vedo ovunque i danni del bullismo degli adulti introiettato e riproposto dai bambini con i coetanei.

  • Mah, sicuramente c'è del vero in entrambe le 'teorie'. Senz'altro i bambini tendono a riprodurre quello che vedono, anche se non ci metterei la mano sul fuoco che sia sempre così. Non so quanto abbiano le tue figlie Pippi (che poi ad avere due figlie sei avantaggiata, se avessi due maschi i tuoi nervi sarebbe già più sollecitati 😉 ma sarei e sarò curiosa di ritrovarti tra una decina d'anni, quando saremo mamme di figli adolescenti per iniziare a capire davvero cosa l'educazione può fare e cosa no. Certo insegnare il rispetto e l'amore e' un buon inizio, ci mancherebbe. Quello che dimentichiamo spesso e' che tipo di madri siamo. Io, ormai lo sapete, adoro la mia indipendenza, non sono fatta per stare con i figli 24 ore su 24. Per cui il fatto che vadano a letto alle 9, oltre che una regola che condivido, e' anche una esigenza mia, io ho bisogno di quelle due ore serali per me, per noi. Mi sono assolutamente indispensabili.credo che nessuno debba trasformare la propria natura. Non credo di fare violenza ai miei figli se impongo degli orari, tanto più che li rispettano senza problemi, non come soldatini che ubbidiscono alla nazista di turno, sono orari ormai naturali in casa mia. Fiducia nelle competenze? No questo no, sennò non serierebbero genitori. Che poi nei Pesi che pari decantare magari fanno l'infibulazione, o fanno sposare le figlie a 10 anni. Ecco non credo che quei genitori, che tanto ascoltano i figli in fasce, li ascoltano ancora solo dopo pochi anni, no?

  • Chiaramente, quando si parla di obbedienza non si intende per forza "cieca obbedienza", esistono anche delle sane vie di mezzo! Per esempio, dire: "Adesso sono le 9.30, quindi è meglio andare a nanna, se no domani mattina dormi sul banco" non mi sembra da dispotica nazista, ma una regola giusta che fa bene al bambino (e anche alle insegnanti, che magari il giorno dopo si trovano di fronte bimbi attivi e non dormienti). Ad ogni modo, le regole fanno parte di molti contesti con cui i bambini avranno per forza a che fare; all'asilo o a scuola le regole sono indispensabili per una convivenza civile, quindi tanto vale insegnarle in famiglia. Se a scuola l'intervallo è alle 10.30 e il bambino è abituato a fare spuntini quando vuole, saprà aspettare o cercherà di smangiucchiare tutta mattina?! Mah!
    Ovviamente ognuno si basa sugli esempi che ha, quelli che ho io mi fanno fuggire a gambe levate dal permissivismo…

  • Le regole SERVONO, non solo ai genitori ma anche ai bambini: chi ha un piccoletto che va al nido lo sa. Quando ho fatto l'inserimento del mio sono rimasta senza parole: bimbi di poco più di un anno che mangiano tranquilli sulle loro sedioline (mica seggioloni da cui è impossibile scappare), che ascoltano leggere le dade senza fare baccano, che dormono tutti e tutti insieme quando è ora di dormire… Le dade dicono che sono i bimbi stessi che si adattano alle regole del nido perchè li aiutano a definire dei punti fermi, delle sicurezze che altrementi non avrebbero (ora si mangia, poi si dorme, poi mi sveglio ed arriva la mamma a prendermi). A casa purtroppo non è altrettanto facile, perchè un conto sono le dade ed un conto è la mamma. Ma nella mia esperienza se il bimbo sente una regola come salda e sicura (ed ovviamente ragionevole…) non fa grosse storie. Se invece sente l'incertezza nella nostra voce, vorrà subito vedere se è un no-sul-serio o un no-ma-forse-si. Probabilmente ogni mamma deve trovare le regole adatte per la propria famiglia ed il proprio personale metodo per farle rispettare. Magari, per i motivi più disparati, a casa mia è concessa una cosa che è impensabile a casa degli altri (ad esempio da me, quando si annuncia l'ora di andare a nanna, si può chiedere di fare un'ultimo gioco veloce, ma che sia solo uno! altre mamme danno l'annuncio e dal quel momento i giochi sono finiti). Ma delle regole devono esserci, no? E vanno rispettate non perchè l'obbedienza sia un valore in sé, ma perchè utili alla civile e serena convivenza, oggi in famiglia e domani nella società.
    E poi scusate… per un bimbo di 2-3 anni "rispetto della persona" non significa nulla. Ma può già capire che non si strappano i giochi dalle mani degli altri, che quello che ci viene prestato va restituito, che non si mena un altro bambino per ottenere quello che si vuole. Tre semplici regoline che sfido chiunque a non condividere.

  • Qualche no ci vuole, i bambini sono lì che guardano fin dove possono arrivare e i paletti li fissiamo noi. L'altro giorno ero al supermercato e la mia piccola figlia vandala stava esagerando. Cercava di afferrare qualunque cosa dal carrello o dagli espositori, anche cose potenzialmente pericolose (avevo comprato detersivi e simili, che si spera siano chiusi bene, ma…). L'ho sgridata, le ho tenuto ferme le manine per qualche secondo nelle mie dandoci sopra anche un buffetto (non uno sberlone atomico) e lei ha smesso. Ovviamente, però, si è messa a piangere, perchè le ho rovinato il divertimento. Ho ignorato il suo pianto. Mi hanno guardata tutti. Poi una signora mi ha detto con disapprovazione "scusi, eh, ma se invece di picchiarla le desse qualcosa con cui giocare, magari non piangerebbe…". Primo, ma come si permette? Non c'è sempre qualcosa con cui giocare, a volte c'è da capire che NO è No. Non si trattava di stare ore, ma solo tre minuti alla cassa senza toccare nulla. Dovrà ben impararlo. Non credo di essere stata così mostruosa. Invece sopportare un bambino che piange è più faticoso, a quanto pare…(scusate lo sfogo…). Lettrice affezionata

  • Anonima lettrice affezionata, ecco quella simpatica signora che si permette di dirti di "non picchiarla" (picchiarla???) vorrei tanto lasciarla un tardo pomeriggio con i miei figli ed un paio di amichetti. Sicuramente si ammorbidirebbe 😉
    se fossi stata ferma e zitta qualcuno ti avrebbe detto "ma non è capace di contenere sua figlia?!".
    Non ti curar di loro..

  • Per me, aveva ragione la signora. Non ti stava chiedendo nulla di sbagliato, voleva esplorare. Sta a te indirizzare e trovare un modo non importuno e non pericoloso per lasciar glielo fare ma sta a te anche che lei possa farlo. Picchiare per farla stare zitta e ferma nel carrello, ma anche ignorare il pianto (se un no e' necessario resta il no, ma non equivale a ignorare, non consolare, respingere i loro sentimenti) per me sono pessimi metodi.
    Quanto al fatto che le femmine sarebbero più soporose dei maschi per fortuna e' uno stereotipo di genere che non trova rispondenza nella realtà. Sono meno male bambine vivacissime, sveglie, attive, anche fisiche.
    Che i genitori servano perché "non hanno le competenze" e' assurdo… Quando i genitori si piccano di sapere quando un neonato ha fame invece di lasciarlo fare normalmente ottengono solo di incasinare l'allattamento, per dirne una…
    I no sono inevitabili. I limiti ci sono oggettivamente. Non per questo ritengo giusto pensarli come educativi in quanto tali. Ci sono quando ci sono, la realtà li pone, ogni famiglia ha le sue dinamiche in cui il bambino si inserisce. Dire di no per il gusto di… Bah, toglie a tutti. Anche a chi crede che il suo ruolo sia solo vietare. Essere genitori non è essere pastori di pecore.

  • Pippi, un buffetto sulla mano permettimi, non è picchiare. E se la mamma ha reagito così, evidentemente la bimba stava esagerando, e non esplorando. E chi si permette di intervenire senza sapere nulla delle dinamiche della famiglia, come quella signora impicciona, e' solo da mandare a quel paese, a prescindere.

  • Comunque Pippi, potrei farti un esempio molto vicino a me. Una mamma, maestra d'asilo, montessoriana, esperta in tutti i metodi pedagogici, vicina all'interesse del bambino, come dici tu, una delle prime a coltivare biologico nell'orto di casa, 3 mesi in montagna ogni estate in una casetta senza acqua e luce, letture serali, ricerca funghi e chi più ne ha più ne metta.La figlia e' anoressica da 20 anni, il figlio ha passato gli anni della giovinezza ad essere tutt'altro che a modo. Non voglio assolutamente intendere che sia conseguenza del metodo eh, ma evidentemente i bambini non imparano ciò che vedono. Almeno ciò che vedono da bambini…

  • La prossima volta che mi figlia cercherà di esplorare la bottiglia dell'alcol e cercherà di abbattere l'espositore delle gomme da masticare mi premurerò di dire a tutti che sta esplorando, la cullerò per calmare il suo pianto dopo che ne avrà ingerito il contenuto e bloccherò la coda del supermercato per mezzora. So che tutte voi adorerete avermi davanti alla cassa 😉
    Lettrice affezionata

  • Capisco il ragionamento di Pippi ed io non ho ancora definito la mia etica di vita. Mio figlio va ad una scuola democratica e libertaria, fa unschooling.vabbé ha 21 mesi, che dovrebbe fare? però ci sono altri bimbi di 7-8 anni, i più grandi che fanno davvero quello che vogliono. L'unica differenza è che là possono Cioè, lo spazio è adibito affinché non ci siano pericoli e possano anche arrampicarsi sugli alberi, colorarsi la faccia etc.ma all'ora di pranzo ognuno è responsabile del proprio piatto. Non viene forzato neppure a mangiare se vuole mangiare alle 16, ovviamente si mangia quello che è stato rimesso in cucina, non i cupcakes. E ognuno si lava il suo bicchiere, in scodelle messe in riga apposta dove insaponare e sciacquare. Sono due delle tre regole imposte dai genitori, ma che vengono avvertite come un gioco di responsabilità. I bimbi la vogliono questa responsabilità, anche se non fanno le cose come lo vorremmo noi. Quindi ricreando le situazioni in "piccolo" come vestirsi o come non rompersi il naso scendendo dalle scale, come andare a dormire, facendo in modo che siano loro a chiedere e senza trovarci nella situazione di doverli obbligare, è la cosa più giusta. E più difficile. Perché spesso è più facile essere rigidi e imporre regole che non capiscono piuttosto che aiutarli a fare da sé.

    Comunque tra un anno ne riparliamo? 😀

  • presente! ho anche questa sfumatura…nel senso che io non ho regole ed orari per mangiare e dormire (causa turni sia miei che del mio compagno) e quindi mi è difficile insegnarle al mio piccolo…ovviamente non é semplice la gestione di queste due "routine" ma forse è meno difficoltosa del dover mandare a letto entro tot. ora un bambino che ha piacere giocare ancora. Capita che alle 23 si stia ancora a spasso o a casa di amici e se avessi dovuto imporre al nano di andare a dormire alle 21 non saremmo potuti uscire! Ovviamente non porto un figlio a zonzo se da segni di stanchezza e so che il pomeriggio non ha fatto il pisolino….
    Ecco…io non ci trovo niente di male…anche perchè lui non va ancora a scuola e la nonna puó tranquillamente aspettare che si risvegli alle 9:30 il giorno seguente. Mamma supermostro? …sugli spuntini prepasto ci rifletteró su…forse è un modo per non farlo disoerare e rifiutare il pasto successivo ma rifletteró….

  • Secondo me bisogna anche considerare che ci sono regole e regole: su alcune davvero non si transige, come quelle che riguardano il rispetto della persona o che esprimono i nostri valori: approvereste mai vostro figlio se picchiasse un altro bambino per primo? o non restituisse una cosa prestata? Altre come le norme igieniche non saranno questione di vita o di morte, ma sarebbe bene rispettarle (tipo lavarsi le mani prima di mangiare). Su altre regole talvolta si esagera, come quelle sul dormire e sul mangiare: non è una tragedia se un bambino non fa una vita regolare, e sono sicuramente regole che possono essere prese con una certa elasticità ed ammettono eccezioni (se domani non c'è scuola la sera si può permettere di giocare di più). Però, come molte hanno fatto notare, in genere queste norme aiutano lo svolgersi sereno della vita in famiglia. Quello che secondo me non va bene è dare un'indicazione forte (subito a letto!) e poi permettere che il bambino faccia di testa sua: se diciamo una cosa, o siamo disposti a portarla fino in fondo perchè la riteniamo importante o forse è meglio lasciar correre fin dall'inizio. Infine anche le regole e la loro complessità evolvono nel tempo: ci sono regole che possono essere eccessive e vessanti se applicate ad un bimbo di 2 anni, ma che crescendo dovrà imparare a rispettare (per esempio dire grazie o per favore).

  • Concordo con le regole: essenziali!
    Servono a loro per non sentirsi smarriti.
    Ciò non significa fare ordini o non tenere in considerazione il loro punto di vista: come già scritto AUTORITARIO (che impone senza sentir ragioni) è molto diverso da AUTOREVOLE (che spiega le motivazioni e ascolta gli altrui desideri prima di decidere).
    Ci sono momenti in cui concedere più libertà nelle decisioni, piccole autonomie che sarà bello e importante raggiungere.
    Io dico molti NO, ma perdo ore e ore a spiegare il perché dei miei no.
    E chiedo loro il perché non siano d'accordo con me se insistono, e rispiego, faccio esempi, chiedo come agirebbero loro al mio posto.
    A volte magari concedo di andare a letto un po' dopo se non c'è scuola il giorno dopo. Di non mangiare tutte le zucchine, ma solo alcune e via dicendo.
    Le mie figlie sanno che ci sono delle regole da rispettare e che sono stabilite non da genitori cattivi, ma da genitori che le amano e lo fanno per loro.
    Pensa che la mia Grande a volte sceglie di mangiare insalata solo perché sa che "fa bene al corpicino" (sue parole).
    Il rispetto viene insegnato insieme al l'importanza dell'ascolto, le regole vengono fissate, spiegate e discusse insieme.
    Pippi mi sembra che tu abbia mal interpretato l'imposizione delle regole: non credo che tu stessa conceda kg di caramelle alle tue figlie, non è questa una regola? 😉

  • Vedo che però siamo uscite un po' dai binari. Ho scritto il post per parlare di quelle mamme che, per un motivo o un altro, non riescono a dire mai di no. Non c'entra niente con l'autonomia o la libertà, si tratta dell'educazione. Lasciarli mangiare da soli e sporcare e sporcarsi non è permissivismo. Lasciare che saltino nelle pozzanghere non è permissivismo. Permissivismo è lasciare che tirino giù la roba dagli scaffali al supermercato, che stiano in piedi con le scarpe sporche sui sedili dell'autobus, permettere che mangino quando non è permesso (esempio: la festa della scuola della P1, dove durante gli spettacolini i genitori hanno lasciato che i figli si fiondassero sul buffet anche se nessuno aveva detto di farlo, trasformando la festa in un bordello assoluto con gente che faceva un po' quello che le pareva).
    Le regole di buona condotta servono per vivere in un mondo civile, ed è questo che dobbiamo insegnarle ai nostri figli, se non vogliamo che rispettino il prossimo e l'ambiente in cui vivono.
    Io preferisco crescere figlie autonome ma educate, imponendo qualche no, spiegandone il perché, ma comunque restando ferma su certe cose.

  • Concordo con te l'educazione si insegna fin da piccoli, il rispetto si insegna fin da piccoli, eh si anche mio figlio mi dice spesso che non gli piaccio perché non gli faccio fare ciò che vuole e gli dico che ci sono delle regole da rispettare, per ora sbraita e sbraita ma io non cedo e poi i bimbi maleducati non piacciono a nessuno e a volte succede che siano i miei a dare l'esempio , per esempio dalla pediatra quando dico loro di non fare chiasso loro lo dicono agli altri bambini.

  • mi riconosco per l'80% nella mamma hippie, ma non sono mai stata così permissiva, la prima cosa che le ho insegnato è che la sua liberà finisce dove comincia quella degli altri, può fare quello che vuole ma nei limiti, le regole ci vogliono, e senza essere dei nazisti, perchè se non gli si danno da piccoli, quando saranno grandi nel mondo non ci saranno sempre mamma e papà a pulirgli il kulo ogni momento (scusate il francesismo), devono si sviluppare la loro autonomia, ma il pensare che possono fare tutto ciò che vogliono non gli da autonomia, ma prepotenza. devono imparare che ci sono cose che si possono fare e cose che non si possono fare e motivare sempre i no.

  • Mamma mia quanto hai ragione!
    E noto che qui sotto qualche valida rappresentante del "i bambini sanno cos'è giusto per loro" è arrivata!!! Sono ovunque!!!!

  • A mio avviso le regole sono fondamentali in famiglia così come nella vita in generale. Ovunque si devono rispettare delle regole,perché in famiglia dovrebbe essere diverso?? Se non si rispettassero le regole vi immaginate che caos?? Sono pienamente d'accordo Con chi sostiene che, a seconda dell' educazione che diamo ai nostri figli, poi si comporteranno nella vita di tutti i giorni. Quindi se già abituati in famiglia a rispettare delle regole ed a comportarsi in un certo modo sarà quindi più facile per loro approcciarsi al mondo del lavoro piuttosto che a scuola piuttosto che ai rapporti personali dato che, che ci piaccia o meno, la vita brulica di regole e di cose da rispettare.

  • In questo post leggo un livore che non avevo mai percepito negli altri. Penso che tu abbia voluto sfogare qualcosa di personale. Di certo parli di qualcosa o qualcuno che ti ha fatto molto irritare. Per questo passo oltre senza commentarne il contenuto.

    • Ciao Anto, non saprei cosa di personale potrei aver sfogato. Di sicuro la categoria non mi piace, perche' credo che si debbano abituare i figli ai "no", ma per il resto non avevo nessuno o niente che mi aveva fatto irritare! Il mondo e' bello perche' e' vario ed essendo vario ci offre tanti spunti, per fortuna!
      Anya

  • Ho un bimbo di due anni e qualche mese molto ragionevole, che ad oggi non mi ha mai fatto faticare dal punto di vista disciplinare, diciamo. Pochissimi capricci. E tanto, tanto, culo!!! Eh già, perché potrei dire che ad oggi ho scelto il metodo migliore: rimango ferma sulle mie posizioni, perché sì, le regole servono, ma non mi arrabbio mai. Quando posso gli do un’alternativa. Sempre, però, faccio attenzione che sia sereno ed anche felice, come i bimbi sanno essere. Se è nervoso lo tengo a casa un giorno in più per farlo riposare, magari sta con i nonni che sono un “porto” e non la direzione educativa (e infatti ho scelto il nido come supporto). Se va dal bisnonno mangia quel tanto anelato biscotto anche alle sei e mezza, che non farà benissimo alla dieta ma tanto a quel clima di complicità tra i due, che dà gioia al bis e fa crescere bene il bimbo. Insomma, non mi ritrovo in posizioni così rigide, pur concordando sul fatto che i genitori debbano avere poche regole fermissime ma imprescindibili, che vanno dal comportarsi bene con gli altri e con se stessi. Il resto è gioco, complicità, sorrisi. Ma certo, le mie amiche lo dicono sempre, è facile dirlo quando hai un bimbo collaborativo e ben disposto. Quindi, sì,
    Ognuna di noi cerca di fare il meglio con l’energia e la competenza che ha. Nessuno vuole un figlio selvaggio! Quindi, basta guardare sempre tutti dall’alto in basso, Anya.

    • Già la situazione che descrivi è sconosciuta al 95% dei genitori: hai i soldi per mandarlo al nido (che non è affatto scontato, per quanto dalle tue parole lo sembri), hai i nonni e hai pure il bisnonno che dà caramelle in segreto. Il tuo bambino poi non solo è un angelo, ma per fortuna ha te che sai come si crescono i bambini, perché noi, mamme normali senza nonni e a volte manco i soldi per il nido, siamo tutte incapaci che urlano, che non sanno distrarli e soprattutto che non fanno assolutamente attenzione che siano sereni e felici. Che ce frega a noi?
      Sì, le fenomenologie le scriviamo con l’intento di fare polemica e risultare antipatiche, tu che scusa hai?

  • Ma tutte queste mamme permissive dove le vedi in Italia? In che città? Perché a me non sembra proprio!!!! Mia figlia é sempre andata a letto alle 21, rimette a posto i giocattoli, sta seduta a tavola quando si mangia ecc e considera che io sono una mamma abbastanza permissiva rispetto alle mamme che conosco e frequento. Le regole e i no sono pochi, ma ci sono!!!!

    • Beh non lo so, l’altro giorno si parlava di bambini maleducati e un coro unanime diceva che i genitori di oggi sono troppo permissivi… evidentemente non abitano dove abiti tu!

        • Bah se sono quelle che commentano a vedere bambini maleducati e a parlare di vizi, che c’entra dove vivo io?
          Io vivo a Parigi, la più permissiva qui sono decisamente io che mando le mie figlie a letto addirittura alle 21.
          A parte ciò, è una fenomenologia, un modo per ridere. Non c’è scritto che tutte le mamme del mondo sono così.

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