Maschi. Istruzioni per l’uso. #1

Eccoci qui.
Primo appuntamento.

Innanzitutto, inquadriamo la questione.
Siamo donne e lo sappiamo: la specie protetta siamo noi.
Lungi da me sostenere il contrario.
Tuttavia, il signor Steve Biddulph (d’ora in avanti, amichevolmente Steve o il Vate, non che lo sia, ma è un po’ il nostro Virgilio nell’Inferno dantesco…trattiamolo bene), ci fa riflettere su alcuni dati che dimostrerebbero che esiste una questione di cui occuparsi chiamata, appunto, la crescita dei figli maschi.
Da dove parte Steve, ovvero, qual è il problema?
Di che parliamo?

Statistiche alla mano, Steve evidenzia alcuni dati, che mi sono presa la briga di aggiornare, verificare, completare:
–  il rendimento scolastico dei maschi è inferiore rispetto a quello delle coetanee femmine;
– il tasso di abbandono scolastico maschile è più alto di quello femminile;
– i maschi hanno maggiori difficoltà relazionali;
– il tasso preadolescenziale (parliamo di bimbi di età poco superiore dei nostri, pensiamoci) di consumo di alcool è in netta crescita e, guarda caso, è nettamente superiore nei maschi che nelle femmine;
– il numero di reati (limitandoci alla piccola criminalità, eh!) compiuto dai maschi minorenni è…indovinate un po’? 
senza confronto: i maschi stracciano le femmine (le quali, così, ad onor del vero, mostrano un trend in forte crescita negli episodi di bullismo e di cyberbullismo);
– dai 15 anni in su, ” il rischio di morte nei maschi è tre volte superiore che nelle femmine”.
Oddio, questo è stato scioccante.
Mi sono chiesta come possa essere possibile, al di là degli incidenti e degli episodi di violenza, che, si intuisce, riguardano più i maschi che le femmine. 
I maschi sono tendenzialmente più liberi, i genitori li costringono meno in casa, affidano loro più facilmente un motorino o un’auto, alzano più il gomito, sono più imbecilli da ragazzini (e non solo).
Tutto qui?
No.
Ho scoperto – e ne avrei fatto a meno, ma tant’è – l’impatto del suicidio. 
Maschile. 
Perchè, pare, il suicidio è maschio. 
Soprattutto quello, ahimè, riuscito. 
E l’età dei suicidi si sta abbassando drammaticamente: gli episodi di bambini che si tolgono la vita sono in crescita. 
Che è successo?
Secondo la nostra guida – e non solo secondo lui, a dire il vero – l’errore di fondo è stata la negazione della mascolinità a favore dell’egualitarismo maschio-femmina.
Capiamoci: certo che siamo uguali, certo che abbiamo pari dignità e che ci devono essere offerte pari opportunità, diritti e doveri, ma…
siamo anatomicamente, cerebralmente e ormonalmente diversi.
Esiste la femminilità. E lo sappiamo bene.
Esiste la mascolinità. 
E questo è il punto: la mascolinità NON va negata, ma riconosciuta, apprezzata e valorizzata.
Ora, se questa sia la ragione dello sfacelo che abbiamo davanti io non lo so, ma i dati, in effetti, raccontano una realtà con cui dobbiamo fare i conti.
Siamo fregate?
No.
Dobbiamo deprimerci?
No.
Dobbiamo impegnarci.
E pensare che “gli uomini, se escono bene, sono straordinari (…) e noi possiamo renderli tali. La chiave è capirli.”
Come facciamo?
Da che parte cominciamo per capirli?
Partiamo dal neonato che diventa uomo.
Di come cresce e di cosa possiamo fare.
Steve sostiene che, da che mondo e mondo, in qualunque cultura, presente e passata, il maschio attraversa 3 stadi di sviluppo che, per capirci, ho rinominato:

a) dipendenza e appartenenza materna (0-6anni); 
b) dipendenza e appartenenza paterna (6-14anni); 
c) abbandono genitoriale a favore di terzi (dai 14anni).
Iniziate a rifletterci.

Ne parleremo alla puntata #2
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16 Comments

  • Concordo con Anna.
    Sono incinta di un maschietto (1° figlio)…pensavo fosse molto più semplice rispetto all'avere una femmina, ma mi sto decisamente ricredendo! Uh mama!!!!

  • Basta pensare a quante volte viene pronunciata la frase: " su, non piangere, i veri uomini non piangono!" Ed ecco sfornata una generazione di maschi che non solo non sa esprimere le proprie emozioni, ma che è convinta che piangere e chiedere aiuto sia da deboli. Credo fermamente che imparare a gestire le proprie emozioni e frustrazioni sia il primo passo per stare lontani da droga, sesso facile, reati, suicidi…. Non sarà una soluzione, ma un primo passo sicuramente.

  • nooooo… devo avere la cozza fino ai 6 anni?!
    ps. Cerco suggerimenti per spronare all'autonomia il mio treenne-e-mezzo all'autonomia, in compenso la sorellina 22mesenne: gioca da sola, mangia da sola e si vestirebbe anche da sola!
    M.

  • Non volevo mettere ansia, ma inquadrare la situazione.
    Sono dati che fanno riflettere e che non devono abbatterci o farci preoccupare, ma farci pensare che, come diceva Frapot, possiamo fare qualcosa.
    Dobbiamo fare qualcosa.

    Insegnare ai figli maschi a non reprimere il loro essere, a non reprimere le emozioni, a sviluppare capacità relazionali, ad esternare, a parlare, a raccontare il sè come da secoli le donne fanno, non è impossibile ed è un punto fondamentale.

    Non è un'assicurazione, ma ci assomiglia.

  • vi suggerisco il libro, peraltro molto vecchio, "Dalla parte delle bambine", in cui parla delle differenze di educazione, dei condizionamenti sociali che portano alla differenziazione di genere a cui siamo abituati,a partire proprio dalla gravidanza.
    Leggendo solo alcuni commenti a questo post, si capisce purtroppo, che questi condizionamenti siano ancora fortemente presenti, ad esempio per citarne uno "Sono incinta di un maschietto (1° figlio)…pensavo fosse molto più semplice rispetto all'avere una femmina, ma mi sto decisamente ricredendo!" per quale motivo dovrebbe essere più facile allevare un maschio?! perchè culturalmente ci hanno propinato da secoli, che il maschio è forte e coraggioso e si difende da sè….mentre probabilmente non è così, e costringiamo gli uomini, sin dalla più tenera età a convincersi che loro devono essere così, coraggiosi,forti,aggressivi e se così non sono, guai!
    Valeria

    • è in programma la lettura anche di questo libro, di cui.comunque ti ringrazio per il suggerimento.
      sono d'accordo con te: sta proprio nell'equivoco culturale che sia facile crescere maschi, il fulcro del problema.
      L'equivoco è pensare, e aver pensato per anni: che culo il maschio: viene quasi su da sé.
      No, se li facciano venire su senza capirli e senza prestare attenzione alla loro mascolinità, creiamo terreno fertile per incrementare i dati di cui sopra; se invece prendiamo atto.che crescere un maschio è crescere un essere umano diverso da noi, ma che, se capito, sostenuto, compreso, può riuscire ad essere un uomo risolto e sereno, possiamo farcela.

      È questo lo sforzo che vogliamo.compiere: liberarci dei preconcetti culturali legati alle differenze di genere e cercare di capirli a fondo per aiutarli.

      Non c'è da preoccuparsi, c'è da occuparsene (come dice qualcuno).

  • Mia suocera ne ha fatti tre, io mi sono presa quello di mezzo' il più ribelle che ha preferito la galera al militare.ora ho un bimbo e dico: meglio. Non so se e' più facile o difficile che una femmina,ma in questo momento quando mi metto lo smalto lo vuole pure lui ed io difendo il suo diritto di metterlo a due anni e a non prenderlo in giro.

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