La Mamma Protagonista non si regge.
Non s’affronta proprio.
Non è innocua, no, lei appartiene alla specie delle Mamme Moleste.
La Mamma Protagonista è quella che già al parto, passata l’emozione, tornata in sé, si scoccia perché l’interesse è tutto per ciò che da lei è uscito e non per ciò che resta: lei.
Nessuno a dirle quanto è stata brava o che noti che già sta tornando in forma a 2 ore dal parto.
Non lo vedono?!
Nessuno a dirle quanto è stata brava o che noti che già sta tornando in forma a 2 ore dal parto.
Non lo vedono?!
La Protagonista spinge la carrozzina con aria trionfante e attende complimenti.
Non al bimbo.
A lei.
Non al bimbo.
A lei.
La Mamma Protagonista peggiora mano a mano che la creatura cresce e l’attenzione su di lui/lei scema.
Scema l’attenzione, ma scema anche lei.
Scema l’attenzione, ma scema anche lei.
Nel primo caso si tratta di un verbo, nel secondo di un insulto.
La Mamma Protagonista ti comunica che l’ultima festa per bimbi a cui siete state insieme non le è piaciuta.
Ah no? E perché mai (pensi tu, che non ti entusiasmi mai per le feste per bimbi, salvo per quelle, benedette, in cui c’è il prosecco libero e, magari, ghiacciato)?! La bimba non si è divertita?
Ah, non so, ma IO non mi sono divertita.
La Mamma Protagonista si infila in qualunque danza, gioco, momento di qualunque festa e alla mamma della festeggiata tocca fermarla prima che si infili le orecchie da Minnie e spenga le candeline dei 4 anni ringraziando per Barbie Magia dei Fiori.
La Mamma Protagonista porta la figlia a danza e ci tiene a comunicartelo.
Oh, fantastico, brava. E alla piccola piace?
Troppo tardi. Partita: “Oh, come non potrebbe piacerle?! E’ mia figlia! Io era una ballerina di prima fila. Solo per un soffio non sono stata prima ballerina alla Scala e bla bla bla. E solo perché ho preferito studiare, altrimenti ora sarei bla bla…”
La Mamma Protagonista arriva alle nanofeste pronta per scatenarsi nella baby dance.
Appena sente della musica, eccola esibirsi in danze sfrenate.
Per fortuna, prima che salga su un tavolo a mo’ di cubista, la mamma di Josè risponde al telefono: ops, era la suoneria, non una botta di salsa e merengue.
La Mamma Protagonista prende la parola ad ogni riunione, in genere per fare una domanda che le consenta di raccontare qualcosa di sé. Raccontare. non è il termine adatto, no, più corretto “dare sfoggio di sé”.
Come fa?
Dai che lo sapete. E’ fantastica. Ci riesce con cose tipo: “volevo capire che tipo di progetto creativo state portando avanti con i bimbi di 3 anni. No, perché IO, con mia figlia, in genere dipingo/uso i sabbiarelli/scolpisco il David di Donatello/riproduco la Cappella Sistina – però più bella – e anche la Gioconda, ma la mia, di Gioconda, ride bene, mica si limita a quel mezzo sorriso da mentecatta”.
E’ una maestra, niente da dire.
Sposta l’attenzione su di sé, sempre e comunque.
E noi, cretine qualunque, che ci sforziamo – magari non riuscendoci sempre, eh – ma almeno ci sforziamo, di contenere l’ego a beneficio di quello che dovremmo contribuire a rafforzare e a sviluppare.
Pore fesse!
É mia suocera! !
In fondo é mamma anche lei :-/
É mia suocera! !
In fondo é mamma anche lei :-/
In effetti…ne conosco alcune…e le evito accuratamente! Sono amica dei loro cuccioli, poretti loro!
Porelli davvero.
Ne conosco una, e purtroppo è stata mia amica per lungo tempo. La ammiravo, anche. Perchè lei era perfetta, lei sì che era intelligente, e brillante, lei che non aveva mai un capello fuori posto. Riusciva sempre a farmi sentire quella goffa, stupida, pessima madre… Poi per fortuna un giorno ho aperto gli occhi sul suo egocentrismo e il suo disinteresse per i figli, che le servivano semplicemente da accessorio, per farsi dire quanto fosse bella e magra NONOSTANTE i bambini. Inutile dire che adesso non ci sentiamo più e io sono molto più serena.
Ah!! quante ne conosco!! (e pure tu ^^)
Hai voglia!