Bambini “scarsi”? Gli “ultimi” saranno i primi, almeno per educazione (dei genitori).

Come vi ho raccontato, Mirtillo Malcontento è iscritto a hockey su ghiaccio, sezione avviamento.
Mi avevano detto che dopo le prime ore “propedeutiche” i bimbi avrebbero già saputo pattinare bene.
Il mio, invece, stava a malapena in piedi.

Inizia hockey vero e proprio, e gli altri fanno progressi incredibili, tanto che ogni volta mi chiedevo se avevo sbagliato gruppo: vedo bimbi pattinare come schegge, mentre il mio ancora “cammina” sul ghiaccio. 
Ma no, ero, ahimè, nella sezione corretta, l’avviamento.
Solo che gli altri avevano fatto progressi pazzeschi, il mio no, e veniva distanziato sempre di più.

Quando gli altri erano arrivati in fondo alla pista, Mirtillo non era praticamente ancora partito, e si faceva doppiare anche due volte.

Ho chiesto ad un responsabile se era il caso di andare avanti: lo porto a fare sport perchè “si svegli” un po’, ma non voglio ottenere l’effetto opposto, quello di farlo sentire inadeguato e pollo.
Lui mi ha risposto: “finchè il bambino si diverte, va portato”.

Sono passati i mesi, e Mirtillo ha fatto un sacco di progressi.
Ma anche gli altri, quindi è e resta sempre l’ultimo.
Lui è il più piccolino, in squadra ci son bimbi di 8 anni mentre lui ne ha solo 5, credo che anche questo conti, e infatti gli dico sempre che è fin troppo bravo ad impegnarsi così tanto, e ad imparare ogni giorno di più.

Ma se pare che per lui non sia così tragico essere il meno bravo, vi assicuro che per noi genitori non è sempre così facile.

Gli altri gongolano per le prodezze dei propri figli. Poi, quando chiedono “il tuo qual è?”, vedo le facce imbarazzate e si profondono in “ma è così piccolo”, “è fin troppo bravo”, “in fondo basta che si divertano”.

Sì, facile, perchè non è il tuo.

Inutile nasconderlo, a tutti noi genitori fa piacere avere figli “bravi”.

Non a caso, ci si inizia a vantare fin dalla gravidanza “è una settimana avanti rispetto all’epoca gestazionale!” “Il ginecologo ha detto che si muove come un bimbo di 4 settimane più grande!” ” l’ecografista ha detto che è superdotato!” (si pure questa…).
Per poi proseguire con chi sta seduto a due mesi, chi dice “mamma” a tre, chi cammina a 9, chi scrive e legge a 3 anni. E’ tutto un vantarsi.

Ma se inizialmente abbiamo tutte un motivo di “vanto” (magari cammina più tardi ma parla prima, o viceversa), crescendo è diverso, e può capitare che il proprio figlio non eccella più in niente, anzi.
Magari all’asilo è quello che parla peggio, o quello che proprio non sa usare forbici e pennarelli, quello che a 5 anni non sa scrivere il proprio nome, quello che in prima elementare fa più fatica.

Capita.

Solo che per un genitore è una cosa nuova, che non sa ancora maneggiare.
E nessuno spiega come comportarsi davanti ad un figlio che fa fatica.
Si deve incitare? Si deve minimizzare? Ci si deve complimentare e dire “bravo!” comunque, anche se non lo è?
Nel mio piccolo, credo di non essere così pessima.
Ok, un po’ mi vergogno quando viene doppiato dagli altri, ma è un attimo, quello che mi interessa davvero è vederlo uscire soddisfatto e sentirlo dire “hai visto come vado veloce?”.
Mi complimento perché non cade mai, perché si impegna, perché ci prova, perché ascolta, perché è educato e non litigioso. E perché è lì: la maggior parte di quelli che avevano fatto le lezioni propedeutiche, non si sono iscritti. Per un timido ed insicuro come lui, decidere di iscriversi ad uno sport del genere è un traguardo immenso.

Sapete che vi dico? Un po’ di esperienza tra gli ultimi servirebbe a tutti i genitori.

Sulla bacheca, c’è un “avviso per i genitori” dove, sostanzialmente si invitano i genitori a non intromettersi nelle scelte dell’allenatore e a fare “solo” i genitori, possibilmente sugli spalti senza infilarsi nelle panchine (e ce ne sono…).
Io mi sono sorpresa: ma davvero ci sono genitori che vanno a lamentarsi se il proprio figlio ha giocato 5 minuti meno dell’altro o se è stato lasciato in panchina per far giocare “quell’altro che è pure più scarso”??
A quanto pare, sì. E più di uno, se si è arrivati ad un avviso pubblico.

Ed è un peccato, perché i bimbi, almeno fino ai 10 anni, non si curano molto di chi gioca meglio o peggio, si divertono e basta. 
Ma ci pensano i genitori a far nascere competizione dove ancora non ci sarebbe.

Piuttosto che correre il rischio di essere come loro, preferisco essere la mamma di quello “scarso”!

Qualche giorno fa il responsabile dell’avviamento doveva comunicare che qualche bimbo sarebbe passato nella squadra superiore degli under 8. 
Beh, dovevate sentire i giri di parole: “non è una vittoria o una sconfitta, è solo perché alcuni bimbi qui sono grandi e l’anno prossimo sarebbero già da under 10…” Insomma, era evidente che metteva le mani avanti per evitare che qualche genitore si lamentasse perché il proprio figlio non era stato scelto.Questo perchè in precedenza altri si sono effettivamente lamentati.

Io, dal mio piccolo ultimo posto, certo non ho aspettative, anzi, vorrei chiedere di tenerlo nell’avviamento anche l’anno prossimo, se fosse possibile.
Sempre che ci sia un prossimo anno, perché per ora lui dice che vuole fermarsi qui.
Chissà se è solo perché è stufo o se si rende conto che fa più fatica degli altri.
Ma al prossimo anno manca una vita, farà ora a cambiare idea mille volte. E poi, a me basta che faccia uno sport, quale, che lo scelga lui (purchè non sia calcio!).

Proprio mentre scrivevo questo post, mi è balzata agli occhi una storia che sta facendo il giro del web. Una mamma vuole ritirare il figlio dalla squadra di calcio perchè “troppo scarso”, e l’allenatore, Andrea Ceccarelli, le risponde così:

Salve signora!Per me che ho allenato un anno suo figlio ,sapere che è sua intenzione quella di interrompere l’attività, e’ un piccolo-grande fallimento da allenatore. Un fallimento non solo come tecnico,ma anche come persona,indipendentemente da quelle che sono le problematiche singole del bambino,della famiglia. Non essere riuscito a coinvolgerlo a pieno,a stimolarlo,ad integrarlo al meglio all’interno della squadra, a fargli migliorare quei limiti quel tanto che sarebbe bastato,a farlo considerare “più bravo” da se stesso,ma anche da sua madre..Volevo comunque dirle che suo figlio non sarà stato il migliore fisicamente,tecnicamente, tatticamente….. ma eccelleva, era il più bravo,per la sua attenzione,per l’applicazione delle direttive dategli. Per il rispetto che ha sempre dimostrato nei miei confronti,durante gli allenamenti ed alle partite. In questo era il migliore. E’ sicuramente il migliore, basta farlo continuare a giocare, se è quello che lui vuole! Con tutte queste qualità umane,si può migliorare tantissimo, lavorando per colmare i suoi limiti. Glielo dice uno che, una volta, non aveva spazio a Passaggio di Bettona, nella squadra dei suoi amici e coetanei. A 14 anni stavo per smettere, andai a giocare in un altro ambiente, a Cannara, e trovai il modo di esprimere al meglio quello che avevo dentro.Di migliorare,di vincere tante partite, tante quante ne avevo perse a Passaggio quando, oltretutto, non venivo molto considerato dall’ambiente e dall’ allenatore. A Passaggio di Bettona ci sono tornato a 20 anni,dopo aver vinto anche un campionato juniores nazionale per squadre dilettanti,con il Cannara.Ci sono tornato, perché m’ hanno cercato loro (evidentemente qualcuno non mi aveva considerato quanto meritavo in passato) ed ho giocato e vinto tanto. Ho vinto anche un campionato anche a Passaggio, prima di infortunarmi e di smettere di giocare qualche anno fa ma smettere di giocare e’ una delle poche cose che cambierei del mio passato, glielo assicuro! Anche perché nel calcio sono riuscito a dimostrare me stesso che con la passione ed il lavoro si possono ottenere grandi soddisfazioni personali, senza sotterfugi di sorta,in maniera pulita. Solo facendosi “un culo così”,insomma. Aggiungo che le qualità che ha suo figlio, non sono assolutamente secondarie all’interno di un contesto di gruppo. Cosi’ come e’ giusto cercare di educare, punire, ma non emarginare, un bambino dotato tecnicamente, ma maleducato, e’ altrettanto giusto permettere a che è dotato di altre qualità, e meno di altre,d i potersi comunque esprimere.Oltretutto in un contesto come la Real Virtus. Una società che offre un servizio alle famiglie ed ai bambini del posto,più per funzione sociale ,che per spirito competitivo,di vittoria,di primato.E’ bello vedere che gli amici del paese,possano avere un luogo di ritrovo,per la propria crescita,visto che il nostro paese non ne offre di tantissimi. Le qualità di suo figlio, sia nella vita settimanale del gruppo, che nella domenica di gara, sono molto importanti per la squadra. Anche per raggiungere quei risultati che,ogni tanto, fanno bene al gruppo stesso. Perche’ suo figlio, sopratutto grazie a voi genitori e’ un bambino che è contento di giocare anche solo 5 minuti.Si impegna, col sorriso. Fa un po’ da contraltare rispetto a chi, dotato tecnicamente, gode della fiducia del mister, a volte,non meritandosela. E gioca magari controvoglia. Non so se c’era quando fece gol; io mi ricordo bene.È stato molto bello, vederlo esultare. Una scena quasi da film….chi l’avrebbe mai detto?Forse neanch’io,di certo….però il calcio e’ anche questo. Se ha avuto quella piccola gioia, se l’e’ sudata tutta, suo figlio. Per questo è più bella! Non lo privi di quei 5 minuti se per lui sono importanti.
Alla squadra mancherebbe anche un genitore come lei. In un contesto dove tutti gli animi sono esagitati, c’è maleducazione,esasperazione, persone che credono di essere mamma e papà di Messi, Maradona e Van Basten, la sua voce fuori dal coro ed il suo profilo basso sono un esempio per gli altri genitori. Ma forse, mi permetta di dirglielo, e’ un po’ troppo fuori dal coro.Talmente tanto che finisce per uniformarsi al coro stesso…se lascia perché suo figlio “e’ scarso” diventa come quelli che credono di avere il figlio “forte” e sbraitano da fuori alla rete, peggio dei cani randagi, pretendendo spazio e importanza. E questa fine non se la meriterebbe, non la rappresenterebbe. Nel calcio ci vorrebbero più bambini come suo figlio e più genitori come lei. Pensaci e pensateci, anzi:ripensateci!”

Grande allenatore, questa lettera è stata scritta un po’ anche per me.

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18 Comments

  • Eh, mio marito allena e dietro ogni sua scelta ci sono sempre motivazioni che un genitore non sempre capisce…
    Credo che la decisione da parte del genitore vada presa all'inizio: se scegliamo di affidare nostro figli a QUELL'allenatore poi ci dobbiamo fidare.
    Credo che lo sport sia importantissimo nella vita di ogni ragazzo e quindi lasciamoglielo fare in qualsiasi forma gli piaccia!
    Io ho ancora i bimbi piccoli, non hanno ancora cominciato a dedicarsi ad un'attività sportiva, ma posso capire i tuoi interrogativi di mamma!!

  • che bel post e bella lettera dell'allenatore…è vero c'è sempre una gara per chi è più bravo per i genitori ma poi alla fine è importante assecondare le voglie e desideri dei bambini nei limiti, nell'ambito sportivo, mio figlio sta oltrepassando una fase strana…lo scorso anno amava pattinare sul ghiaccio, putroppo quest'anno la struttura non era più attiva e abbiamo cercato altro….teatro..hip pop ma niente sembra convincerlo,,,,tenteremo ancora,,,l'importante è la sua serenità e costringerlo a fare qualcosa controvoglia non lo stimolerebbe (tranne nuoto per cui non transigo….1 volta a settimana finchè non imparano a nuotare con qualche stile…poi per il proseguio decideranno loro….

  • Un post stupendo! Condivido in pieno le tue parole e la bellissima lettera dell'allenatore.Io porto Emma ormai da tre anni a nuoto.È bravina, ma nn è questo per me l'importante…importante è che lei si diverte veramente tantissimo…e vederla così contenta mi riempie il cuore di enorme gioia.Vedessi quanti genitori pensano che i loro figli siano già dei mini rosolino…na tristezza infinita…

  • Mi sembra di vederlo il tuo Mirtillo che va avanti, e avanti e avanti, nonostante gli altri lo superino sempre. E mi sembra di vedere te e gli altri genitori in lotta tra l'innato istinto del confronto e quello del conforto.
    Bellissimo racconto, che coinvolge tutte noi che vediamo i nostri piccoli sportivi alle prese col divertimento, diventato necessariamente anche sfida e "classifica".
    A proposito, questo post di pallanuoto calza a pennello http://managerdimestessa.com/madri-figli-e-tifo/
    Mirtillo sarà l'ultimo in questo sport, ma scommetto che sarà migliore in tanti altri ambiti.

  • Grazie della segnalazione. Leggo adesso il tuo post!
    Io credo che la cosa importante sia valutare se il bambino è sereno, se va volentieri a lezione e non inventa scuse per stare a casa.
    Se la risposta è positiva emotivamente vuol dire che deve proseguire. 5 anni sono pochi, te lo dico io che ho una figlia fortemente anticipataria già in prima elementare. Il che non vuol dire mollare, ma dargli il tempo di maturare e imparare ad usare il suo corpo.

    • Ciao M, scusami, ma Mammaalcubo ha segnalato il tuo post ed ero convinta fosse l'autrice, quindi ho lasciato il mio commento convinta sapessi di che parlavo, invece lei voleva solo segnalarmi, gentilmente, che avevi scritto qualcosa di molto simile! Scusa!

  • Molto belle le tue riflessioni. Ci sono tantissimi genitori che iscrivono i propri figli ad un'attività sportiva e poi si aspettano che sia il più bravo, che si intromettono sempre nelle decisioni dell'allenatore. Anno scorso Samu ha frequentato un corso di basket e i genitori potevano assistere alle lezioni. C'erano genitori che gridavano ai figli cosa dovevano fare in campo, mah… Anche io credo sia giusto, finchè il bimbo si diverte, continuare a portarlo agli allentamenti

  • Morna, un post bellissimo! E, come in tutti quelli in cui ci parli del delizioso Mirtillo, ci ritrovo molto della mia bambina; anche lei è eccezionale sotto alcuni aspetti, il linguaggio gli interessi la logica, ma è indietro, proprio indietro, sotto il profilo motorio.. proprio oggi la sua maestra mi diceva che rispetto ai coetanei, rispetto ai parametri per età è come se si fosse fermata 6 mesi fa e la morsa che ho provato la so io…. non è che io desideri una campionessa, ma la parola indietro fa male.

    • Cara sposa d'aprile e Morna, questo post stamattina ha proprio attirato la mia attenzione per il suo titolo. Ho un bambino stupendo di 20 mesi. Nato a termine dopo una gravidanza perfetta con un parto senza alcun problema. Quando il bimbo ha poco più di un anno ci accorgiamo che è un po' indietro rispetto ai coetanei e decidiamo di portarlo da un medico. Ieri abbiamo ricevuto i risultati dei test che gli sono stati somministrati a dicembre e, se dal punto di vista motorio è abbastanza adeguato per la sua età, il risultato complessivo del test indica che le sue performance cognitive sono quelle di un bimbo di 6 mesi e mezzo. Quando ho letto la relazione, al lavoro (è arrivata per e-mail), sono scappata in bagno a piangere. Quindi, si, so cosa vuol dire avere un bambino che è indietro. Volevo però aggiungere che a volte io mi dispero e penso 'poverino, soffre'. In realtà però poi mi fermo e rifletto. Il problema è più nostro, lui è tranquillo e sereno. Indubbiamente è piccolo e non si rende conto, ma il compito di noi genitori, anche di quelli di bimbi che non hanno reali problemi, ma sono solo un po' indietro perchè ognuno ha i suoi tempi, è di non trasmettere le nostre ansie a degli esserini che magari sono ignari delle differenze e sono contentissimi e felici di essere semplicemente così come sono.

    • cara mamma, grazie per la tua preziosa testimonianza. Hai proprio ragione, ma credo che questa consapevolezza, accettarli per come sono e "amarli senza se e senza ma" sia il compito più difficile per noi genitori. O meglio: è facile DIRLO. Ma farlo DAVVERO è un lungo lavoro.

  • Sono d'accordissimo con chi dice che spesso il problema è il nostro e non il loro. La nostra incapacità nel capire che ogni bambino e direi ogni essere umano ha i suoi tempi che non sono assolutamente uguali a quelli di nessun altro. Ma io vado anche oltre. E se fosse lo stesso bambino/bambina ad accorgersi di non essere come gli altri anche se solo più piccolo? Allora lì la famiglia e l'allenatore diventano fondamentali affinché non venga meno l'autostima e si riesca ad incanalare la frustrazione in energia positiva per migliorare e non mollare. Perché è da piccoli che si impara a diventare grandi.

  • ma il bimbo ha 5 anni…"Lui è il più piccolino, in squadra ci son bimbi di 8 anni, mentre lui ne ha solo 5, credo che anche questo conti, e infatti glielo dico sempre, che è fin troppo bravo ad impegnarsi così tanto, e ad imparare ogni giorno di più."….
    …cosa si vuol pretendere da un bimbo di 5 anni???…ma tra un paio d'anni raggiungerà e probabilmente avendo iniziato così piccolo supererà qualche coetaneo…e anche se non sarà il più bravo…che c'importa???fa sport..lo sport fa bene alla salute e alla mente…questo conta…mica si sceglie uno sport per diventare campioni…fosse così pochi intraprenderebbero l'attività sportiva…prima di tutto bisogna educarli a diventare campioni nella vita…se poi lo saranno anche nello sport..tanto meglio….
    io sono un'istruttrice scuola calcio

    • Grazie per il tuo intervento, il punto di vista di un istruttore/istruttrice è molto importante! Purtroppo inizio già a notare che perde sempre più interesse. Inizia a rendersi conto di essere indietro rispetto agli altri, e lo vedo sempre più svogliato. Oggi è stato un disastro, non seguiva le direttive del coach, "tagliava" la pista per raggiungere gli altri, non provava neanche ad andare all'indietro sennò restava troppo distanziato dagli altri… il problema di essere "l'ultimo" è anche la perdita di interesse, purtroppo. Gli ho spiegato che lo scopo è imparare e non primeggiare, che quindi deve provare a fare tutto quello che gli si dice, non importa se resta staccato dagli altri. Mah, forse abbiamo iniziato troppo presto, chissà! Se hai altri consigli, sono ben accetti!!

    • Ps: oggi ho saputo che l'altro bambino, che è circa al suo livello, ha solo 4 anni, però si impegna, prova a fare tutto, e lo sta superando pure lui. Creo che l'impegno sia tutto, ma se non ci mette quello, non so proprio cosa farci.

  • Ciao, mi chiamo Alberto e di anni ne ho 27, sono capitato su questo post attraverso pensieri e riflessioni su me stesso e la mia vita, cercando delle risposte eccomi qui.
    Mi ha toccato molto ciò che hai scritto, e mi fa piacere rileggere quella lettera bellissima che ritrae aspetti di amore e cura che nella nostra società non sono ancora scomparsi ma che anzi si cerca come si può di conservare. La nostra amata terra sta diventando sempre più un luogo di egoismo, superbia, rivalità, guerra, e la cosa che fa più dolore e il pensiero un giorno di lasciare tutto questo ai nostri "piccoli". E allora li rivediamo come Mirtillo che con impegno, fatica e alle volte forse l'amarezza di "non essere abbastanza", prova ad andare avanti, addirittura dice: hai visto come vado veloce?
    Fa tenerezza, quanto certi piccoli siano così semplici d'animo.
    E noi grandi abbiamo solo da imparare da loro.

    Un saluto a te e a Mirtillo con l'augurio di poter vincere sempre le difficoltà della vita con la lievezza di un sorriso, un in bocca al lupo con qualsiasi sport sceglierà di fare.

    Ciao

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