Wondy sono io

E’ un libro che cominci a leggere  a dire il vero un po’ infastidita dal tono con cui Wondy si descrive.
Un libro che inizialmente irrita, perché ai dialoghi nelle prime decine di pagine hai l’impressione che manchi verità. 
E’ un libro che, però, non molli, perché intuisci subito, fin dalle prime righe, che Wondy può trovare la strada per renderlo unico.
E dopo qualche decina di pagine, ecco che succede: Wondy la trova questa strada e la percorre dritta fino alla fine.
Ed è a quel punto che ti commuove.
E ti emoziona.
E ti fa ridere.
E ti fa piangere.
E ti fa ridere ancora.
Cosa chiedere di più ad un libro?
Wondy sei tu, siamo noi, sono io.
Siamo tutte Wonderwoman coi superpoteri per tenere le fila di vite in overbooking.
Solo che Wondy, ad un certo punto, nel gran caos in precario equilibrio che è la sua vita, la nostra vita, si accorge di avere un nodulo al seno.
Wondy ha 2 bambini.
E un cancro, scoperto una sera d’estate.

Un cancro che combatte, con tutte le sue forze, senza perdere la voglia di vivere, cercando di mantenere  la felicità negli occhi dei suoi bimbi, raccontando loro la malattia aiutandosi con la fantasia e restando ben ancorata alla sua vera arma, un’arma che Wondy tiene stretta e difende anche dal cancro:
l’ironia.
Ed è con l’ironia e con la voglia di vivere, con l’amore dei suoi figli e della sua metà, della sua famiglia allargata, degli amici e dei colleghi, che lotta, tra una chemio e una festa, una mastectomia e una vacanza, un controllo e una bevuta tra amiche, di nuovo una chemio e una giornata di shopping 
sfrenato…insegnandoci, in fondo, a vivere.
Wondy è una mamma, è una di noi, Wondy sono io, sei tu, è lei.
Wondy è  la forza di una mamma, che non può mollare, una mamma a cui il cuore fa ciock vedendosi arrivare un cosetto sotto al metro nel cuore della notte, che 
non riesce ad abbandonarsi a sogni belli 
come devono essere i sogni dei bambini:
“perché non dormi?”
“mamma, devo chiederti una cosa” 
“dimmi e poi vai a nanna”
“se tu muori, come faccio a trovare la strada?”.
Wondy raccoglie i pezzi del suo cuore e li rimette insieme.
E poi riparte, perché una mamma non si arrende.
Mai.
Un abbraccio a tutte le Wondy, che stanno lottando: 
siamo tutte con voi!
Francesca Del Rosso, “Wondy, ovvero
come si diventa supereroi per guarire dal cancro”, Rizzoli
Klarissa

Post Scriptum 
Ho letto in anteprima la recensione di Klarissa e, incuriosita, ho iniziato anche io a leggere il libro di Wondy.
E’ stato un colpo al cuore perchè l’inizio della sua storia l’ho vissuto anche io.
Una giornata normale, banale, che di colpo cambia perchè scopri una cosa, lì, che prima non c’era. Un sassolino che sconvolge, che apre una voragine di pensieri. E in un attimo ti trovi dove non avevi mai pensato, consulti, medici, ambulatori, un’ecografia urgente che nel mio caso, a differenza di Wondy, pareva rassicurante “è sicuramente una cisti, ma meglio fare l’ago aspirato”. E facciamolo, subito. E sì, è peggio di quello che si pensa. E poi l’attesa, interminabile. E l’esito, che non è drammatico ma neanche confortante “dovrebbe essere un tumore benigno, ma meglio asportare”. Altra attesa, lunga, lunghissima. L’intervento, che pare una sciocchezza, ma non lo è, per niente. E, finalmente, l’esito. Nel mio caso, fortunatamente, non era nulla. Ma sono passati 3 mesi prima di poter tirare un sospiro di sollievo. E un pochino di sollievo in più ad ogni controllo semestrale che confermava che era tutto ok.
Quindi, davvero, #wondysonoio, siamo tutte noi.
Facciamo prevenzione, impariamo l’autopalpazione e non nascondiamoci dietro l’ansia, facciamola davvero.
E, cosa che non guasta, leggete il libro anche per capire come stare vicino a chi non ha avuto la stessa mia fortuna.
Morna

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