Fenomenologia della mamma: la mamma che ammiro

Forse vi stupirà scoprirlo, ma sì, anch’io ammiro qualcuno. In linea di massima ammiro chiunque riesca a fare qualcosa che a me non riesce, o riesca a farlo con più semplicità, o ancora faccia qualcosa che io proprio non ho voglia di fare. 

E quindi, per forza di cose, ammiro le mamme. Quella che ha più pazienza di me, quella che sa fare i lavoretti, quella che sa frenare un capriccio. 

Ma in particolare ne ammiro una. Una di cui non dirò il nome, ma che conosco da una vita, da quando il primo giorno di scuola ci siamo ritrovate sedute accanto con la stessa orrenda maglietta verde. 

Quella che non ha avuto un’infanzia facile, eppure era la più sorridente. 
Quella che insieme a me scarozzava tutti in auto. 
Quella che andavamo a ballare il venerdì sera e poi ne ridevamo per una settimana. 
Quella che si faceva fare la ceretta da me. 
Quella che dava un nomignolo a tutti. 


Un giorno ha deciso che sarebbe diventata mamma. Aveva un lavoro a tempo indeterminato, ma non aveva una casa, non era sposata. Eppure aveva voglia di famiglia, e ha fatto quello che in molti hanno paura di fare. Si è buttata. E non c’era dietro una famiglia a mantenerla, no, ha sempre contato solo e soltanto sulle sue gambe, e quando il suo bimbo è nato non gli ha mai fatto mancare niente. 

Ma siccome bene è meglio di benino, a malincuore è partita per il paese del suo compagno, dall’altra parte dell’oceano, col suo bambino di appena un anno. Ha lasciato gli amici di una vita, gente che le voleva bene, con la speranza di costruire un futuro migliore per lei e suo figlio. 

E non è stato facile: dall’altra parte del mondo, con la sola famiglia di lui ad aiutare, abitudini nuove, un lavoro da trovare ma che nessuno ti dà. 
Ma lei non si è data per vinta. Perché la sua forza più grande è la tenacia. Si è fatta nuovi amici – e non ne avevo dubbi – e poi ha trovato un lavoro. Un lavoro che le permettesse di riconquistare un po’ di indipendenza, di trovare una propria identità, di riacquisire, in qualche modo, dignità. E siccome quel lavoro non le piaceva, ha puntato ad altro e ne ha trovato uno nuovo. 

E in quattro anni, da quando è partita, è tornata a casa soltanto una volta. Ha rivisto la sua mamma, il suo papà, suo fratello e tutti i suoi amici una volta soltanto. E adesso una seconda. Ma prima è passata da Parigi, per lavoro, ed ho potuto abbracciarla. Ho potuto presentarle le mie bambine e ho pensato a quanto sarebbe bello poter crescere insieme il suo e le mie. 

Abbiamo fatto tante cose insieme. Studiato, viaggiato, pianto, riso, inventato bugie, seguito ragazzi sotto casa urlando il loro nome, fatto finta di andare in palestra, condiviso rossetti e letti. 
Ma non cresceremo i nostri figli insieme. Non so se la notte si alza quando lui si sveglia. Non so se gli fa mangiare le merendine. Non so se gli ha insegnato le parolacce. Non so come sta crescendo suo figlio.

Eppure, io so che posso solo ammirarla. Perché io la mamma che non molla mai l’ammiro, a prescindere dai modelli educativi. La mamma che sorride, nonostante tutto, nonostante i dolori della vita, le difficoltà di ogni giorno, quelle vere intendo, lei sorride e non si arrende mai. Quella che insegnerà a suo figlio a rispettare le donne, che le donne hanno i controcoglioni anche più degli uomini, se serve.

Amica mia, sono felice di averti in qualche modo nella mia vita. 
Continua così!

Il flamenco lo ballo anch’io!
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7 Comments

  • Bellissimo articolo e bellissima anche la tua amica…anch'io ho purtroppo un destino simile…due care amiche lontane..niente caffe',ne' uscite,ne' quotidianita'… pero' io ci sono sempre per loro e loro per me…certo sarebbe meglio essere vicine,pero' non possiamo perdere amiche cosi' speciali per colpa dei km!:)

  • Che bellissima descrizione. Mi piacerebbe, segretamente, essere descritta da qualche mia lontana amica in questo modo, ma la verità è che mi manca la determinazione che ha la tua amica, e che mi piacerebbe tanto avere! Pazienza se i vostri figli non cresceranno assieme, rimanete sempre unite anche nelle poche cose, è comunque bellissimo. 🙂

  • commossa… perchè in parte l'ho vissuto. 3 amiche, che hanno condiviso l'università e tutto quanto di bello c'è in quel periodo magico in cui sei adulto senza tutte le responsabilità connesse. Tre città diverse, una anche per noi negli USA, e lontane. tre bambini nati lo stesso anno, che si sono visti una sola volta, mai tutti insieme, perchè quando l'occasione c'è stata davvero uno dei cuccioli si è ammalato. tre mondi lontani e vicinissimi, di mamme diverse e tutte a loro modo toste. e un pensiero ricorrente, ma quanto sarebbe stato bello un parco giochi tutti insieme!

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