Buona fine, Buon inizio e niente buoni propositi

Non ho mai amato il capodanno. L’ ansia di doversi divertire per forza, di dover fare mattina perché sennò sei uno sfigato, soprattutto il dover fare bilanci e propositi quando magari non sei pronto a farli, perché chi lo dice che proprio un 31.12 qualsiasi è il momento giusto per tirare le somme? In realtà, diciamocelo, è un momento di mmerda.
“Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc.
Si è nel bel mezzo dell’inverno, la primavera è ancora un sogno lontano, nelle vetrine solo lustrini e pizzi che evocano trenini e tombole, devi pure preoccuparti di che cacchio fare a capodanno, sperando di evitare trenini e tombole,  e ci si dovrebbe pure mettere a a fare bilanci?
Ma fanculo, e facciamoli a maggio i bilanci, con il sole che scalda l’anima, le vacanze che si avvicinano, la natura che si risveglia e risveglia la nostra voglia di vivere.
Oppure facciamoli quando ci servono, quando abbiamo fatto una cazzata, o quando non l’ abbiamo fatta ma avremmo voluto, quando sentiamo che qualcosa non ci piace, che qualcosa va cambiato.
O perché no, quando si sta bene, per dirsi che se in fondo non cambiereste poi molto, vuol dire che tutto sommato non è stato poi tutto sbagliato (cit.).
Ma se proprio dovete farli, fateli bene.
Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno
Le frasi in corsivo sono tratte da Antonio Gramsci, 1 gennaio 1916, Avanti!, edizione torinese, rubrica Sotto la Mole.
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