Fenomenologia della mamma: la Monotematica

La mamma Monotematica dal giorno test di gravidanza non riesce più a parlare d’altro che non siano figli, figli, figli e ancora figli.
La Monotematica comincia a palesarsi dal test di gravidanza, che ancora gocciolante di pipì mattutina, verrà fotografato e postato in ogni dove.
Rimarrete lì, col biscotto a metà strada tra il caffèlatte e la bocca e lo riporrete, avvertendo un conato.
 
Che?
Sarà mica un problema, no?
Non siete donne, dunque naturalmente ricolme di mammitudine?
Ah no?
Mostri!
La Monotematica nelle settimane a seguire – in cui parlerà unicamente del figlio che porta in grembo – vi delizierà raccontandovi dove e quante volte ha rimesso.

Avvertendo ad un certo punto il vostro ‘lieve’ disagio (tipo che siete ormai verdi e state per vomitare sul tavolo), si scuserà promettendo di cambiare argomento.
Aaaah grazie, perché proprio mi andava di assaggiare questo crostino!
A quel punto attaccherà con la stitichezza da gravida.
E in bagno ci andrete voi.
A rimettere.
La mamma Monotematica – grazie a Dio – ad un certo punto partorisce.
Sia lodato.
No, sia lodato ‘na sega.
I punti sulla patata,  il secondamento e le ragadi sanguinanti accompagneranno il primo pranzo insieme col la neo mamma.
E il secondo.
E il terzo.
E il tè del pomeriggio.
E il caffè di mezza mattina.
Finché se ne accorgerà e:
“No, ma scusami. Ma raccontami un po’ tu, dai! Parlo sempre di me e del mio amore… come sta il tuo? Caga bene? No, perché stamattina il mio cucciolo ha fatto un enorme stronzolone verdognolo che mi ha quasi spaventata… no ma cara, non fare quella faccia, sta bene. Continua pure a mangiare,  tesoro, sta tranquilla.”.
La mamma Monotematica dal momento in cui sa che sarà madre non avrà un solo neurone capace di concentrarsi su altro che non sia la gravidanza prima, la maternità poi e i figli dopo.
Ad alcune succede di riprendersi.
Ad altre no.
Anche la Monotematica appartiene al genere delle Moleste.
Non solo parla sempre e solo di figli, ma non tollera che una donna, soprattutto se madre, possa avere un qualche altro tipo di interesse, voglia, argomento, idea, desiderio. Ma niente proprio.
Andate dal parrucchiere, dall’estetista, al supermercato, ad alcolizzarvi o a meditare il suicidio per i cazzacci vostri e per distrarvi da pappe, pannolini e rigurgiti?
Se ve ne capita una accanto, tutto ciò sarà impossibile.
Prima ancora di presentarsi o di consentirvi di enucleare un saluto, chiederà con aria complice:
“E lei? Ha figli?”.
Sarà la fine.
La risposta “Sì”, causerà un pippone infinito.
La risposta “No”, idem.
Impossibile sfuggirle.
Forse solo realizzando i propositi da alcolista di cui sopra.
Occhio, però, ad ordinare un Negroni sbagliato se è ancora nei paraggi…
“Ma come, cara, non allatti?”.
A quel punto non resta che realizzare il proposito suicida.
Ma perché minchia mai?
Uccidete lei.
Il mondo vi ringrazierà.
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