Mamma, si dice Rrrr, non rrrr. Ovvero il bilinguismo.

Quando ero bambina, a 6 anni, facevo la prima elementare e avevo in classe una cinesina (ne ho parlato a proposito della mamma progressista). Mio papà voleva che studiassi cinese, lingua del futuro. Mi sono rifiutata.

Cretina.
Quando avevo 11 anni e dovevamo fare l’iscrizione alle medie, si doveva indicare la prima lingua scelta e una eventuale seconda.
Mio papà mi obbligò a scrivere “inglese-inglese“. Mi assegnarono alla classe di francese.
E giù di corsi privati.
Alle superiori ho studiato inglese e francese, ma per mio papà era troppo tardi. Ed io cominciavo a capire quanto fosse importante conoscere altre lingue. E mi piaceva da morire studiarle!
“Studia lingue!”
Ma perché?
Molto meglio Scienze Politiche, io voglio fare la giornalista.
Zuccona.
Alla fine, ho imparato il russo da sola, e all’università ho scelto spagnolo. Mi stavo appassionando.
E allora che fai, se hai del tempo tra una figlia e l’altra? Ti fai un master in lingue alla Sorbonne. In inglese, spagnolo e russo. E tutto in francese.
Eppure… Eppure son vecchia, ragazze. Hai voglia a studiare.
Penso di parlare piuttosto bene francese, dopo 5 anni qui, ma poi.
Poi arriva lei.
5 anni.
E otto giorni.
E ti dice: no mamma, si dice rrrrr.
Ma quel rrrr da mangiarana.
Con tanto di sputazzo che quando me lo dice a tavola mi fa la doccia di pastina.
Mamma, dillo bene: font. Non font.
Mmm.
Questa ha una marcia in più. Passa dall’italiano al francese come io la mattina decido se mettermi gli stivali o le décolletée.
E io rosico.
Perché quando siamo bambini, a meno di non essere nati in un altro paese come le mie P, non scegliamo mai la strada più difficile, se ce la propongono. Soprattutto a 6 anni.
Ma se ci buttano nella mischia, se a due anni, in pieno apprendimento della lingua, qualcuno tutti i giorni ci parla in inglese, state certi che l’inglese arriverà come arrivano i denti. Meno dolorosamente, forse.
Pensate ai nordici. Tutti perfettamente bilingue.
E poi pensate a noi italiani.
Ai nostri presidenti del consiglio.
“Ai consideres des de flag of iunaid steits nozonli e fleg ov e cauntri bas is e iuniversal messagg ov fridom ev dimocrasi”.
Tanto per citarne uno.
Allora mamme e papà pensateci. Forzate la mano. Osate. Coi mezzi che avete, scuole, tate, cartoni, cugini lontani, mamme straniere con figli stranieri. Ma date questa opportunità ai vostri figli.

E magari un giorno saranno loro a farvi fare bella figura con al summit con de president ov de iunaitid steiz!

Detto questo, ci segnalano che… 

In Italia esiste un network di scuole “inglesi”, l’ISE (internationalschoolofeurope.it), che forma ad altissimo livello bimbi e ragazzi dai 3 ai 18 anni. Pensate sia troppo tardi? Sì, potrebbe esserlo. Per questo esiste anche ISE Kiddy English, dedicata ai bambini dai 2 ai 6 anni, dove la lingua principale è proprio l’inglese e tutte le attività vengono proposte da insegnanti madrelingua qualificati.

Perché io ne ho viste di scuole in lingua, eh, ma i risultati…

Chi abita a Milano, quindi, ha l’opportunità di introdurre i propri figli all’inglese fin dai 2 anni. La scuola ha appena aperto (tra l’altro in quel quartiere fichissimo che sta diventando Garibaldi – il mio sogno è abitare nel bosco verticale – e in locali all’avanguardia, compreso uno spazio aperto di 1000mq) e non resta che andare a scoprirla. E se i figli sono più grandi e vi interessa solo un potenziamento di quello che già fanno, propongono anche attività pomeridiane adatte a ragazzi fino ad 11 anni.

 

Fateci un pensierino!

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17 Comments

  • Eco grazie!!Perché sia io che marito siamo due capre con l'inglese e qualsiasi altra lingua e la mia fissa per l'alieno è che minimo minimo impari bene l'inglese…E prima possibile che sarà piu' facile per lui!!

  • Concordo in pieno ! ai miei piccoli ho parlato in inglese da quasi subito, adoro l'inglese ! e x come vanno le cose, sarà sempre la lingua principale e parlata da tutti ! quindi sì alle scuole bilingue e a chi chiunque/qualunque mezzo per imparare altre lingue oltre all'italiano !

  • Purtroppo la maggior parte delle scuole "straniere" hanno costi proibitivi per la maggior parte delle famiglie, ma ci sono altre soluzioni. Noi abbiamo optato per la au pair madre lingua inglese. Ovviamente, perché è questa la lingua che ci interessa. e fortunatamente le nane sembrano aver preso da me in quanto facilità di apprendimento di altre lingue. Sto poi inserendo piano piano spagnolo e portoghese.
    Purtroppo c'è ancora tanta gente che pensa che "c'è sempre tempo per imparare", e soprattutto che la scuola non investa praticamente nulla nell'insegnamento delle lingue, che dovrebbe essere compito sempre e solo di madrelingua.
    Nanna

    • Nanna, ma la ragazza alla pari non è così economica, da quanto so. La mia vicina ce l'ha da sempre, ma mi dice che è un salasso, l'incidenza sulla spesa settimanale è alta, poi tra abbonamenti rimborsi spese e altro, dice che è un impegno economico rilevante. Senza contare che serve lo spazio in casa…

    • Sì, lo spazio in casa è indispensabile (devono avere una camera riservata, e possibilmente un bagno), ma non è proprio un salasso, almeno per noi. Noi diamo paghetta settimanale, paghiamo abbonamento bus e ha un cell con sim italiana per le emergenze che ricarico all'occorrenza (max 15 € al mese, ma è difficile lo ricarichi tutti i i mesi). Sta con le bimbe 4 ore ogni pomeriggio, e ci costa molto meno di una baby sitter, anche contando le spese per vitto e alloggio. Mentre la scuola internazionale per noi ha costi proibitivi. Poi dipende dalle ore delle ragazza, se ha un'auto a disposizione (alcuni che abitano isolati so che la danno), dal prezzo dei mezzi pubblici…
      Nanna

  • Come non essere d'accordo!! Io ho provato in tutti i modi a imparare l'inglese, ma sono abbastanza negata. La topetta ha 4 anni e mezzo, l'anno scorso ha iniziato la materna. Nessun dubbio: scuola inglese! Maestra madrelingua inglese e una italiana di supporto. Risultato: lei insegna inglese a me! Passa da una lingua all'altra con una semplicità estrema, a seconda di chi le parla e di come le gira in quel momento sceglie la lingua con cui esprimersi. Di fatto non le insegnano inglese, semplicemente le parlano in inglese ma con la ripetitività, giorno dopo giorno apprende vocaboli e piccole frasi. Tornassi indietro, lo rifarei mille volte!!

  • Che bel post!! Io sto scrivendo una tesi di dottorato sui bambini bilingue e parte del mio lavoro consiste nel cercare di sfatare i pregiudizi sul bilinguismo e convincere le famiglie che imparare le lingue porta un sacco di vantaggi, non solo linguistici ma anche cognitivi. La mia relatrice dell'Università di Edimburgo ha creato un servizio di informazione basata sulla ricerca che si chiama Bilingualism Matters. Ora è diventato una rete e ci sono filiali in tutta Europa. Se vi interessa date un'occhiata qui: http://www.bilinguismoconta.it/

    In ogni caso, fate benissimo a cominciare presto con le lingue. I bambini sono delle spugne! Il mio Leon sente tutti i giorni almeno tre lingue (italiano da me, norvegese dal papà, spagnolo all'asilo boliviano). Sono curiosissima di sentire le sue prime paroline e ho il registratore pronto!
    Ciao a tutti

  • Ciao, leggo sempre il tuo blog e ti faccio i complimenti sia per i contenuti tutt' altro che banali ma sopratutto per l' ironia che hai…
    Adesso ho una domanda che spero non faccia incavolare…un mio parente e' straniera e vuole che il figlio sia bilingue, anche perché quando torna in patria vuole giustamente che il bimbo conosca e parli la lingua coi parenti. Però quando e' qui a noi pesa un po' perché parla sempre tedesco alla bimba, noi non capiamo, i cugini neanche e a volte pensano parlino male di loro. Poi ci spiace per la madre che non sa il tedesco e sembra tagliata fuori. Quasi sia fuori da certe intimità familiari. Fermo restando che non mi permetterei mai di dire qualcosa a questo padre, che ne pensate?
    Anna

    • Ciao! Sono quella di sopra e mi chiamo Anna anch'io (ho dimenticato di firmarmi). Crescere un bambino con due lingue non è cosa semplice, soprattutto per il genitore che parla la lingua "straniera", cioè non della comunità in cui vive. Essere costanti è indispensabile, perchè i bambini ci mettono un secondo a capire che se vogliono possono semplicemente rispondere nella lingua "di casa", in questo caso l'italiano, perchè tanto il genitore straniero li capisce lo stesso. Per questo capisco questo padre e condivido la sua tecnica. Forse la mamma potrebbe dare una mano imparando un po' di tedesco? Io ho un marito bilingue e ho fatto lo sforzo di impararle entrambe (una di queste è il norvegese, vabbè..). Detto ciò ci vuole anche un po' di buon senso: fare qualche eccezione alla regola in certe situazioni (tipo quella che descrivi tu) va benissimo e non danneggia certo lo sviluppo linguistico della bambina.
      Anna

  • Nella mia città ci sono tre scuole bilingui, tutte piuttosto care. La meno cara costa 7000 euro l'anno,le altre due il doppio. Tutte hanno il percorso dall'asilo al liceo.
    La meno cara è bilingue e segue il programma ministeriale italiano, con due terzi delle materie fatte solo in inglese.
    Le altre due sono delle International schools, e questo per me è un forte limite perché ok,escono ragazzi madre lingua però che non sanno un tubo di storia italiana perché il programma è inglese o americano. Che senso ha? Inoltre, se alla fine delle elementari per qualche motivo si deve cambiare scuola si è obbligati a prendersi il precettore privato perché non si è in grado di inserirsi in una scuola italiana come programma

  • Comunque, noi abbiamo inglese veicolare alla scuola pubblica di fronte a casa. L'insegnante non è madrelingua, ma Mirtillo, a 6 anni e mezzo, sa l'inglese meglio di me. C'era anche la possibilità della scuola pubblica bilingue, ma non l'ho nemmeno presa in considerazione, perchè non volevo sradicarlo dalla scuola "di paese" dove conosce già tutti. Chissà, magari più avanti…

  • Condivido tutto Anya! Noi siamo arrivati a houston che la numero1 aveva 16 mesi e stava iniziando a dire le prime parole in italiano. lo shock linguistico l'ha rallentata molto ma, quando finalmente ha parlato davvero, lo ha fatto in italo-inglese con una facilità che noi non avremo mai, nonostante entrambi parliamo molto bene inglese… beata fanciullezza!

  • Eccola qua quella che ha frequentato il liceo linguistico e poi ja studiato Lingue all'università. E adesso che viviamo in California da quasi 3 anni vedo mio figlio interagire con gli americani, la babysitter messicana, la mamma turca del playground e mi compiaccio che a 14 mesi possa sentire così tante voci diverse! Perché si spera sempre che i figli siano meglio di noi, no? E pensare che lui possa venire a contatto con così tante culture da così piccolo per me, che ho studiato tanto, è davvero una cosa preziosissima…
    Bel post!!

  • Imparare più lingue da bimbi io la trovo una cosa bellissima. Mia figlia ha due anni e mezzo, parla benissimo l'italiano, capisce perfettamente lo spagnolo anche se non lo parla come l'italiano. Adesso sta iniziando col catalano, che e' la lingua ufficiale qui in Catalunya. A casa nessuno lo parla quindi per lei e' stata dura all'inizio. Si e' trovata senza capire niente di niente all'asilo. Alle maestre dissi di parlarle anche in castigliano, ma niente! Questo un pochino l'ha isolata, ma i bambini sono spugne, hanno una capacità di adattamento enorme, e ora va molto meglio! Io con lei inizialmente parlavo sia italiano che spagnolo, però mi viene spontaneo parlare in italiano, alla fine e' la mia lingua del cuore. Le maestre mi dissero che sarebbe stato meglio parlare catalano in casa, io non sono stata d'accordo. Sono convinta che ai bambini bisogna parlare con la lingua che ti appartiene, il mio catalano si riduce a pochi vocaboli, lo spagnolo invece dopo cinque anni che vivo qui lo parlo benissimo ma con la bimba parlo solo italiano.
    Adeu
    martina

  • concordo…purtroppo non sono riuscita tranne qualche tempo altalenante a fornire un valido approccio all'inglese…ora ci stiamo provando con il nonno che lo conosce bene…. unire l'utile al dilettevole…giochi letture anche in inglese ….

  • Io sono mamma ma sono anche insegnante di inglese, insegno in una scuola maternaprivata bilingue a Siracusa… non a Milano, nessun network prestigioso, niente marketing né merchandising glamour… solo noi (io per l'inglese, dal momento che la maestra che parla e fa attività in inglese tutto li giorno tutti i giorni sono io) e la nostra passione. I risultati sono sorprendenti… accogliamo bambini dai 2,5 ai5 anni, ed è meraviglioso vedere la velocità e la fluidità con cui apprendono… questo è il terzo anno che sono con me, so che il frutto del mio lavoro lo godrà qualcun altro ma adoro insegnare a questa fascia di età, sono i miei allievi preferiti! L'unica pecca del mio lavoro? igenitori! Attenzione alle eccessive pretese, al bombardamento di stimoli "a mo' di gioco", alla pressione, alle continue richieste di feedback… potei scriverciun libro, sullo stress che i genitori mettono addosso a noi insegnanti e ai loro bambini. Ben venga il bilinguismo ma che sia realistico, cioè se voi non spiccicate mezza parola di inglese emandate il bambino alla scuola bilingue per 4-5-6 ore al giorno… poi non pretendete che a casa si metta a parlare in inglese sua sponte o che ancora si guardi i cartoni in inglese, il suo lavoro lo ha già fatto e voi ne vedret i frutti fra un po'… abbiate fede! DIverso il discorso se già siete una famiglia bi o multilingue, of course… la questione è complessa, concordo comunque sul concetto che dare ai propri figli l'opportunità di imparare le lingue da piccoli sia un regalo meraviglioso, purché resti appunto un regalo e non diventi uno stress. Ah, per la cronaca: mio figlio, che ha 4 anni e mi sente parlare/lavorare/fare in inglese da quando ha 6 mesi, u giorno mi ha detto: mamma insomma, l'inglese è il lavoro che fai con gli altri bambini, qui sei a casa, parla in italiano! Tiè, beccati questa. Che dire? Un classico! Maestra Laura

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