Il mio grosso e grasso battesimo italo-francese-sordo-cattolico e non

Mio figlio proviene da una famiglia in cui se vai cercando qualche regione d’Italia, più o meno la trovi già nelle prime 2/3 generazioni.

Se non ti arrendi e vai oltre, le cose si complicano, ma è sufficiente fermarsi alle prime per poter dire, ad esempio, che il mio bisnonno è morto a Brooklyn, così come il gemello di mia nonna, mentre i fratelli di mio nonno in Argentina, o che il ramo della famiglia paterna di mio figlio attraversa l’Italia del sud e le isole, la Spagna, arriva in Australia, passa nella Svizzera francese e termina con un cugino appena trasferito a Parigi, per amore di una bella francese che lo ha reso padre. Di nuovo.

Annoveriamo coppie sposate, non sposate, risposate, adozioni, filiazioni da madri o padri diversi, etero e non, ma regna, tutto sommato e con qualche eccezione, una certa variegata armonia.

Ecco perché sono tornata da poche ore da una battesimo, a Parigi, di una bimba lì nata da madre francese e padre italiano, entrambi i genitori con altri figli nati da precedenti relazioni ed entrambi a loro volta provenienti da famiglie simili.

Io non sono certo una fervente cattolica e mi distraggo facilmente se non sono interessata a ciò che si dice.

Figurarsi se il discorso è in francese.

Con traduzione simultanea nel linguaggio dei segni, dato che padre e madre della bimba sono sordomuti.

Anzi, sordi preverbali.

Il padre italiano della bimba non discende da una famiglia con la sordità nei geni, ma è nato sordo  per un motivo banale:

la madre durante la gravidanza fu contagiata dalla rosolia.

Pensateci quando decidete di non vaccinare.

Questo accadde in un piccolo paesino del sud, quasi 40 anni fa.

La madre si arrese?
Ma mancopenniente!

Pur non avendo grosse possibilità economiche ed avendolo cresciuto sostanzialmente da sola, lo ha fatto studiare e ha investito tempo e fatica nella sua educazione.
Il ragazzo è diventato un personaggio nella comunità sorda italiana.
Ha viaggiato in ogni dove.
Da solo.
Certo qualche perplessità la madre l’avanzò quando partì da solo per la Cina poco più che maggiorenne, ma non lo fermò e lui tornò intero.

Durante un viaggio a Berlino, qualche tempo fa, il ragazzo ormai quasi 40enne ha conosciuto una bella francese.

E si sono innamorati.

La francese ha la sordità nei geni e la sua famiglia, dal nonno 90enne alle nipotine 5enni annovera membri sordi e fortunate eccezioni dovute a qualche combinazione che Mendel saprebbe spiegarvi e io no.

La sorella della bella francese, anche lei bella e anche lei sorda, ha un compagno, musulmano, francese, di orgine nordafricana, sordastro.
I 2 hanno 3 figlie, 2 sorde, una no.

Al termine della cerimonia la sorella della bella francese, col consenso del compagno musulmano e nello stupore nostro, ha chiesto al prete di battezzare le 3 bambine.

Dopo le foto di rito, noi adulti abbiamo banchettato in unica tavolata, sordi, udenti, italiani, francesi, cattolici, musulmani, menu senza carni vietate e alcool per chi lo poteva bere.

La nonna della battezzata ha chiesto, in dialetto leccese, quasi tra sè e sè, cosa contenesse un bicchierino che un cameriere nerissimo le stava servendo.

E lui, in italiano, con pesantissimo accento torinese, ha risposto:

“succo di pomodoro, nè”.

L’espressione incredula della nonna rimarrà negli annali.

I bambini, al loro tavolo, italiani, francesi, sordi, udenti, si sono menati, hanno rotto bicchieri, hanno disegnato, giocato, cantato, urlato, saltato e hanno fatto un gran casino

Un casino tale che in alcuni momenti ho invidiato la serenità data dalla possibilità di non udirlo.

 

tour; eiffel; parigi

Klarissa

 

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