Arrivati a casa…e ora?

Qual è il momento topico della nuova vita da mamma?

Quand’è che avete realizzato:

“ehi, sono mamma!”?

Per me è stato il rientro a casa.

Che c’è di più romantico, poetico, circondato da un’aura rosa tutta luminosa, glitter e cuoricini?

Lo immaginate così?

Se per voi così è stato, beate voi.

Se non lo avete vissuto e volete continuare ad illudervi fermatevi qui, non procedete con la lettura.

ATTENZIONE: questo post contiene spoiler


Se volete sapere o ridere di me o sentirvi migliori, proseguite pure, vi darò soddisfazione.

Dopo una sofferta e prolungata permanenza in ospedale, si esce.

Mio figlio ha ormai 8 giorni, il cordone ombelicale è caduto mentre le infermiere lo preparavano per l’uscita.

Che culo, penso.


Il papà prende navicella e contenuto – il figlio – e si parte.
Tappa farmacia per noleggio tiralatte, perché l’allattamento non va molto ben…non va e basta.

La lotta sarà lunga.


Arriviamo a casa.
Salgo le scale a fatica, da brava mamma di serie C (come Cesareo) ed eccoci sull’uscio.

Penso a quanto sia importante questo momento, respiro aria di casa e di amore.
Il figlio
viene appoggiato nella culla in camera e dorme…che meraviglia, che strano entrare qui con lui, in 3…e mi prende un po’ di tristezza mista a felicità.
Sento che una vita è finita e ne comincia un’altra.
E che questa casa ne resta il teatro.

Un pianto interrompe i miei pensieri.

Non smette.

Lo raggiungo, lo cullo, lo coccolo.
Nulla.

Dovrò prenderlo.

Riuscirò?

Ecco fatto.


Continua.

Lo appoggio sul lettone, andrà cambiato?

Preparo pannolino crema, salviette, asciugamano e provo a guardare nel pannolino.


Niente cacca e pannolino quasi asciutto.

Tetta?

Non la vuole

Lo guardo: ehi, tu, che hai?

Mi assale una sensazione non di panico, ma di insicurezza profonda, di paura, di voglia di avere qualcuno a cui chiedere o un libretto delle istruzioni.
Ma che ha?
Perché piange?
E se non lo capisco?
E se non smette?
E se lo fa di notte? Sentirà tutto il vicinato…verranno a lamentarsi in tempo zero.
E come farò d’ora in poi a fare qualcosa con questo essere che mi interromperà a sorpresa e non saprò perché?
Ho pensato – lì per lì vergognandomene immediatamente, ma poi anche no, perché dei pensieri non ci si può vergognare – che avere un figlio fosse un po’ come
un ergastolo.
Sì.
Un ergastolo.
Non nel senso di condanna o di prigione, ma di impegno per la vita.
Vita intera.
Niente sarà più come prima. Lui sarà qui. Sempre.
Con noi o nelle nostre teste.
Non saremo mai più spensierati, perché lui sarà sempre il nostro pensiero.
Mai più soli, perché non siamo più 2.
Fine.
È come essere morti e rinascere genitori.
È stato in quel momento che ho realizzato che avevo una vita precedente.
Che la reincarnazione esiste.
Ed è quella del genitore.
E ho avuto PAURA, ma che paura? TERRORE!

Di non farcela.
Di non essere all’altezza.
Di non essere capace.
Di non capire.
Di sentirmi soffocata.
Di sentirmi sola.
Di sentirmi sopraffatta.

E…e se gli facessi del male?
E se impazzissi?
Succede…e se capita a me?


Poi ho fatto un respiro e mi sono detta che nessuna lo dice mai, nessuna lo confessa, ma fanculo! Secondo me lo pensano tutte le persone sane di mente: fare un figlio è una follia, un peccato di presunzione bell’e buono.
Ma lo hai fatto, bella mia.
E ora, come tutte, come tutti, respira e vai avanti.

E anche se ora ti sembra solo di aver fatto una cagata pazzesca, sii all’altezza della meraviglia e del miracolo che hai fatto.

Perché lo è.

Photolisart.it

E’ una meraviglia.

E’ un miracolo.

E lo hai fatto tu.

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30 Comments

  • Con la prima ho pensato, in lacrime "e adesso..!?" Dopo aver oltrepassato la stanza delle infermiere! Piangevo cenando x almeno un paio di settimane e contavo le poppate che mancavano al compimento del 6 mese (poi mi don ripigliata!)..
    Con il secondo sono tutti cuoricini, coccole e amore!

  • Niente cuoricini, ho avuto il terrore da "cazzo ora non posso più tornare indietro!"
    poi mi sentivo in colpa perchè non avevo quell'entusiasmo cuoricioso delle altre e non continuavo a pensare " oh mia figlia è superbellissimisssima, fantasticissima" , anzi pensavo fosse un pó un rospetto!
    ma penso che gli ormonie le prima notti insonni facciano un buon 70%dei nostri pensieri…e infatti dopo qualche settimana-mese sono tornata alla positività e mi è esploso l'amore per la piccoletta, che è bellissima 😉
    ma non mi sono trasformata in mamma cuoricini

  • Il rientro a casa per entrambe le gravidanze e' stato per me all'insegna del senso di colpa. Per il primo figlio, oltre al l'ansia da prestazione per non sapere come gestire la creatura, mi sentivo in colpa perché non provavo quel l'amore viscerale e a prima vista che mi avevan detto che si provava….
    Per la seconda mi sentivo in colpa perché pensavo che sarei stata una pessima madre. Avrei dovuto dividere le mie attenzioni tra lei e il fratellino di 18 mesi… Placati i sensi di colpa e l'ormone tutto e' andato liscio o quasi…

    • Anche a me! Da morire! Fortuna che non me ne sono dovuta occupare…solo che ho dovuto a lungo soggiornare nel reparto maternità per godere di questo privilegio.
      E se fossi restata un giorno ancora in ospedale avrei dato di matto credo.
      Dalla maternità alla neuro.

  • Io con la prima gravidanza, il primo giorno a casa ho chiamato la mia mamma appena lui ha iniziato a piangere :,( (che vergogna), ero esausta, volevo solo farmi una doccia e dormire dopo le 28 ore di travaglio da cui non mi ero ancora ripresa.
    Con la seconda molto meglio, forse perchè ero talmente stufa dell'ospedale dove ad ogni "gnè" della piccola arrivavano le solerti infermiere/ostetriche/infermiere del nido a farmela attaccare.
    Con lei lo sconforto arriva ora, a poco più di tre mesi con il latte che se ne va e io che non riesco a stare dietro a tutto. Uff
    Ilenia

  • Io ricordo che appena entrata in casa con l'Alieno è passato il prete per la benedizione era periodo di Pasqua a cena una pizza surgelata e poi subito sul divano io e l'Alieno che dormita…Poi si è svegliato all'1.00…Panico!!!E poi il we pieno di gente…fortuna che tra la gioia per quell'esserino e tutte l'epidurali e l'anestesia per il cesareo fatte e gli ormoni in subbuglio sembravo una mezza drogata con vocazione zen…a ripensarci ora che bei momenti lì per lì qualche volta ho pensato ma chi me l'ha fatto fare

  • ahahahahaha.
    Sembra la descrizione di quello che è successo a me.

    Il panico dopo dieci minuti di entusiasmo.
    "E ora?
    cioè, se piange, chi è che mi aiuta a capire come e perchè e cosa fare e come metterlo e come vestirlo lavarlo cambiarlo"

    a questo, io ho aggiunto fasciature da piedi torti da togliere e rifare ad ogni poppata. Anche di notte.
    E poi il primo mese si stupivano del mio sguardo catatonico, ahahahaha!

    Con il secondo?
    anche troppo sciolta

    SEi mitica, donna!

  • Ti ringrazio veramente tanto. Quando è nato il pargolo anche io non ho sentito quell'amore profondo di cui parlano le mamme cuoricini e ci ho messo quasi un anno a superare la cosa.
    Ma non è per questo che ti ringrazio per questo post, ma perchè mi hai dato una nuova prospettiva, qualcosa di positivo nei lunghi giorni di degenza del pargolo in TIN (40 giorni). In effetti sono stata "infermierassistita" in molte di quelle occasioni in cui una neo madre non sa cosa fare, non capisce perchè piange. Dopo un po' che piangeva senza che riuscissi a calmarlo, qualcuno accorreva (anche perchè i sensori lanciavano allarmi sonori appena il battito cardiaco accelerava o finiva corto di fiato dal piangere) e mi davano una mano. Da loro ho preso un po' di trucchi che sono stati preziosi nei primi mesi.
    Ecco, grazie al tuo post, ho trovato un aspetto positivo dell'inizio un po' travagliato del nostro rapporto madre-figlio!
    Barbarina

  • Mi hai fatto piangere. Sei un mito!

    Ricordo benissimo quando anch'io fui colta dallo stesso pensiero. La stessa enorme angoscia del "per sempre". Me ne stavo con lei a ciucciare, seduta al tavolo della cucina, fuori le luci della città immersa nel sonno, e pensai "qualsiasi cosa io faccia d'ora in poi, sarò sempre la sua mamma e lei sarà sempre la mia bambina". Ti viene quasi da scappare, da cambiare Pianeta. Poi è vero quello che dici, il miracolo l'abbiamo fatto noi. In teoria dovremmo anche essere in grado di gestirlo o almeno di garantirgli la sopravvivenza!!!

    • Io ho iniziato a piangere il giorno delle dimissioni, dovevo mettergli la tutina per l'uscita e non sapevo come infilargliela…ho continuato con l'angoscia il primo mese a casa, dove tutti venivano felici e contenti a trovarci, se la spupazzavano felici e contenti e io che pensavo "eh si voi siete così felici ma poi ve ne tornate alle vostre belle vite e me la riammollate"…con la seconda tutta un'altra storia, la vita ti cambia col primo figlio poi con quelli a venire aumenta il caos e la gioia ma la "mentalità"di genitore gia'ce l'hai…e cmq ancora adesso che la prima ha 4 anni a volte penso che non potrò mai prendere neanche un giorno di ferie dal mio ruolo di mamma 😉

  • Io la prima bimba l'ho avuta in terapia intensiva per 10giorni per delle complicanze del parto.per cui le ansie e le paure essendo la prima si sono duplicate.ma con la seconda ho firmato per le dimissioni anticipate (non ne potevo piu mi svegliavano a mezzanotte per farle il bagno tutte le notti!!che incubo);)

  • Lo so che questo post è del 2015 ma io sono diventata mamma da solo 4 mesi….
    Innanzitutto grazie per aver descritto la tua esperienza perché non mi sono sentita sola. Gravidanza al top avrei potuto scalare le montagne, torno a casa che mi sono sentita crollare il mondo addosso. E adesso?? Mi sono sentita in prigione, mi sono sentita di aver fatto la sciocchezza più grande della mia vita; non mi sentivo più io, non provavo per quella creatura quel amore viscerale che si descrive. A questo si aggiunga un terribile post parto fatto di gravissima anemia, improvvisi svenimenti e tanta solitudine.
    Dopo essermi ripresa cominciarono i sensi di colpa per non aver allattato al seno, scelta mia sotto consiglio di una pediatra che si era resa conto che debole come ero non ce l'avrei potuta fare. Temevo che mio figlio non mi riconoscesse come madre, che non mi volesse bene e magari vivesse l'allattamento artificiale come un rifiuto della sua presenza. Insomma un incubo.
    Adesso le cose vanno meglio ma non nascondo di sentirmi in gabbia e tremendamente infelice. Voglio bene a mio figlio ma sento di non essere ancora al top. Ci sono proprio lontana.
    Non so quanto tempo ci vorrà, so solo che non avrei voluto vivere la maternità così.
    Grazie ancora del post, è confortevole sapere di non essere sola..

  • Grazie per questo post..
    Molte volte hi pensato “e se impazzissi? Se piange e non riesco a calmarla? E se le facessi del male!!! Oddio!!!
    Poi è cresciuta! Lei va all’asilo e io sono tornata a lavoro.. E quando stiamo insieme è una gioia!!!!!

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