Essere bambini oggi (e sempre)

In metropolitana, a Parigi, ci sono tantissime pubblicità. Durante i miei 45 minuti, più o meno, di tragitto, mi diverto a studiarle, senza mai, e dico mai, accorgermi di che pubblicità si tratta.
Oggi, mentre camminavo, ho visto la foto di due bambini che facevano le bolle con la cannuccia in un bicchiere di frullato rosa. Insomma, quello che spesso fanno le mie figlie quando bevono con la cannuccia. Normale, no?
E mentre guardavo la foto con tenerezza pensando all’assenza delle mie figlie, comodamente a divertirsi dalla nonna in Italia, la mia attenzione è andata sulla frase a corredo:
Rien ne remplace l’expérience
Niente sostituisce l’esperienza (o l’esperimento, in francese si dice allo stesso modo e qui sta il gioco di parole)
E ho iniziato a pensare col cervello di un bambino.
Cosa succede se…
Soffio nella cannuccia.
Tocco la cacca.
Faccio cadere un bicchiere dal tavolo.
Resto sveglio tutta la notte.
Esco senza mutande.
Mi mangio le unghie.
Scavo una buca profondissima.
Infilo le dita in una presa della corrente.
Lecco una lampadina calda.
Riempio la vasca e non chiudo più l’acqua.
Mangio una mosca.
Qual è il miglior modo per imparare?
Provare. Buttarsi. Sbagliare.
La curiosità muove tutto. Ci spinge ad osare. A rischiare. E quindi a conoscere. Che esseri umani saremmo se, spesso, non ci fossimo spinti un po’ oltre?
E allora perché invece di dare una risposta ai nostri figli, perdiamo tempo a dire “no, non farlo!”?
Non soffiare nella cannuccia (sia mai che sporchi, il rumore non sta bene, ecc).
Non toccare la cacca. (eh, potresti morire, in effetti)
Mi allaghi il bagno.
Che schifo la mosca, vomito.
Non infilare le dita nella spina. Magari ecco, quello magari sì.
Ma il bello di essere bambini è proprio questo. Quasi niente li spaventa, quasi tutto li affascina. Non sono annoiati come noi, che sappiamo già tutto, non leggiamo più perché è faticoso, non proviamo cibi nuovi perché figurati, non visitiamo certi paesi perché sia mai confondersi con certa gente.
Oggi, da quella semplice immagine e da quella semplice frase, ho capito tante cose.
Lasciamo ai bambini la gioia di essere bambini. Ed appropriamocene un po’, finché siamo in tempo.
PS Ho riguardato bene la pubblicità, è della Cité des enfants, alla Villette, un posto in cui vi consiglio di andare se siete di passaggio a Parigi coi bambini.
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3 Comments

  • Ciao! ci penso spesso anche io a questo…tante volte dico no a qualcosa perchè per esempio dopo mi tocca pulire e ne sono consapevole. a volte cedo, lascio fare, e dopo pulisco. probabilmente in quel caso li confondo parecchio e sbaglio. cerco di spiegargli che stavolta te lo concedo così vedi, però di solito no perchè la mamma deve pulire…e spero che così piccoli da qualche parte nel cervello capiscano. mi è stato fatto notare anche dall'educatrice che in effetti tanti no li diciamo più per convenienza che per reale pericolo. è come peppa che salta nelle pozzanghere di fango…. almeno nel cartone ci insegnano che se devi farlo mettiti gli stivali di gomma. Anche se poi mi sorge spontaneo chiedermi…okkkei ma il vestito si inzozza lo stesso…non sarebbe meglio mettersi la tuta da imbianchino col cappuccio e gli occhiali paraschizzi a questo punto? sono l'unica che pensa questo sorbendosi la peppa ? ma tornando al discorso principale….quant' è vero che a volte dovremmo lasciar fare anche a costo di pulire di nuovo, e magari goderci anche noi un po' di vita, di scoperta, di gioia infantile. magari si può venirsi incontro…al corso pre parto l'ostetrica che si buttava in avanti con i consigli, ci diceva mettetegli un bel nylon gigante sotto il seggiolone e lasciatelo sperimentare con la pappa. certo…ma non hai considerato il lancio di pappa in alto e a 360 gradi….comunque eh, il consiglio non è male, così dopo tiri su tutto, la mamma non deve pulire come una pazza e il bimbo se l'è goduta un mondo. sperando che poi non lo faccia anche al ristorante… ;-))) è una sensazione di libertà….quante ne possiamo provare noi adesso da adulte senza sembrare dementi?

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