La borsa di una mamma

La borsa di una mamma è una specie di buco nero in versione ripulita, nel senso che non mette terrore e non ti attrae irresistibilmente al suo interno. Se ti ci affacci, non è che ci caschi e non ne uscirai mai più…

eppure lì dentro potresti trovare la nonna che fa l’uncinetto e non stupirtene poi troppo.

E questo a prescindere dalle dimensioni, eh, perché non tutte giriamo con un trolley 1mx1m, ma a spalla e senza ruote, in cui infilarci, al bisogno, anche il figlio prossimo al diploma, ma tutte e dico tutte abbiamo sempre con noi lì dentro quasi infinite risorse.

Utilizziamo gli anni che precedono la maternità ad affinare questo talento che abbiamo sin dalla nascita.

Cominciamo quando prepariamo lo zaino di Violetta per andare a dormire dall’amichetta e ci infiliamo tutto ciò a cui mamma non ha pensato o, meglio ancora, tutto ciò che mamma ha vietato.

Pensiamo di aver raggiunto vette inarrivabili con l’adolescenza, quando ci infiliamo la mini che papà non vuole che indossiamo, il top stretch che ci fa du’ poppe da urlo e i trucchi da 2 euro al super per conciarci come delle very very very battone di provincia.

Poi scopriamo il sesso e ciao.

Lì dentro ci finisce qualunque nuova scoperta, biancheria da mignottone, anticoncezionali di varia natura e genere, oltre a qualunque amenità in tema.

A quel punto siamo convinte che nient’altro mai potrà stare nella nostra amica fidata, che, peraltro, con gli anni diventa molto spesso anche sempre più costosa e più figa, mentre noi no…

fino a quando…

merda, ho un ritardo!

Il primo oggetto che mai aveva fatto comparsa in borsa e che ora vi troneggia è il test di gravidanza comprato e fatto scivolare lì dentro in attesa del coraggio di farci pipì sopra.

Da quel momento cominceremo a infilare lì dentro dai biscotti allo zenzero alle gomme antinausea, ai braccialetti antinausea, fino alla supercazzola antinausea, ma tanto continueremo a passare molto più tempo con la testa nel wc che fuori; dalle cibarie varie per mettere freno agli attacchi di fame, alle impegnative per i 57 esami da fare, ma anche ai risultati dei 57 esami già fatti, alle ecografie, e perché no all’agenda della gravidanza? E la stampata delle istruzioni dell’Inps per la maternità, perché se ho tempo sul tram di leggerle…

E questo è niente, perché col parto…pannolini, biberon, latte, ciucci, cambi, salviette, fazzoletti, aspiramuco, bavaglini, lavette, ancora ciucci, traversine, fasciatoi portatili, sonaglini…

Vabbeh, ma poi crescono…
sì, certo…

pappe, omogeneizzati, bavagli formato lenzuolo, cucchiaini (15 perché lo fanno volare), salviette (12 confezioni, perché vanno via in un attimo…).

No, ma tranquille, lo svezzamento passa.

E pure lo spannolinamento, fase in cui le più temerarie arrivano a girare per la city con il vasino in borsa, meglio se appena usato, oltre ai 25 cambi di abito che manco la bionda e la bruna a Sanremo.

Ma poi…eh, belle mie, passate le anzidette fasi, mica siete salve!

Eh no, perché da qui in poi vanno intrattenuti…già…

e via con 88 pennarelli, tutta la gamma Pantone, 57 matite, 25 gomme, penne, quaderni, fogli, macchinine/Lego/bambole/peluches di varie dimensione e fattezze, dal mignon all’elefante a dimensione naturale.

Non vi resta che consolarvi con i momenti in cui svuoterete la borsa perché uscite senza figli.

Finalmente la vostra amica tornerà ad essere solo vostra?

No, arrendetevi, care, perché ci sarà sempre un ciuccio che estrarrete in sala riunioni invece del fazzoletto.
E quella cazzo di macchinina che vi cadrà mentre vi abbassate a raccogliere un foglio da far firmare ad un cliente che avete appena convinto della vostra estrema serietà e professionalità.
Per non parlare del fazzoletto non vostro, ma pazienza, sempre di nasi parliamo…

anzi se vuoi te lo presto pure, ci si è scaccolato il piccolo, ma non ha le caccole della grande…tranquillo…

Mary Poppins era una dilettante…e te credo! Mica era mamma!

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