2025, sola andata

Lo so che oggi tutti parlano di futuro (o di passato) perché è il famoso 21.10.2015.
Era famoso 30 anni fa, figuriamoci.
Eppure è qui, è arrivato, senza scarpe che si allacciano da sole e senza auto volanti, ma con gli smartphone, il wi-fi e le tv a schermo piatto.
E’ arrivato e ci restiamo, nessun ritorno al passato, purtroppo o per fortuna.
Ma la verità è che ho questo post in bozze da mesi, da quando ho rinnovato la patente. 
Che scadrà, appunto, nel 2025.
E mi ha così sconvolto, questa data, 2025. Così tanto che non riuscivo a scriverci nulla.
Santo dio avrò quasi 50 anni nel 2025.
E ora lo so quanto poco ci mettono a passare 10 anni.
Chissà perchè, quando hai un figlio il tempo inizia a scorrere diversamente.
A 20 anni, ricordate?, le giornate duravano almeno 48 ore.
C’era tempo per tutto, per studiare, per andare a lezione, per qualche viaggio, per lavorare, per vedere le amiche, per litigare, per conoscere persone nuove, per innamorarsi.

Ora, si arriva a sera e ci si chiede che caspita sia successo, che è già ora di dormire e non abbiamo combinato niente di quello che volevamo.
Almeno per me è così.
Inizio la giornata con i miei buoni propositi, e finalmente  inizio ad essere consapevole che pretendo molto da me stessa.
Quindi mi dico che devo fare almeno quei tre atti a lavoro, rispondere alle e-mail, mandare quel fax, scrivere un post. E poi di corsa a casa, dare tempo di qualità ai bambini, inventarmi una cena, ritagliarmi del tempo per la coppia.
Poi però c’è la visita medica da spostare, il vaccino da fissare, l’assicurazione da rinnovare -e che, non chiedi altri preventivi? sarai mica pazza?-, le gomme auto da cambiare, la serratura da sistemare, la doccia che perde, l’antennista che non richiama, l’urgenza imprevista sul lavoro.
E, inevitabilmente, mi trovo a fine giornata avendo fatto metà di quello che volevo, con l’altra metà che mi pesa come un macigno sul petto, con l’ansia delle cose non fatte o fatte di corsa che mi opprime, con gli altri che mi fanno pesare quello che non sono arrivata a fare senza vedere quello che invece, tra mille casini, sono almeno riuscita a portare a termine.
E così, tra un affanno e l’altro, passano i giorni e gli anni senza riuscire ad alzare la testa per vedere se oltre quel casino c’è ancora qualcos’altro.
Per vedere se sopra la nebbia ci sia il sole, magari.
Vedere scritto 2025 mi crea ansia, sì.
Perchè so che è più vicino di quanto creda, perchè ho paura di arrivarci senza essermi accorta della strada, fatta tutta di corsa.
Perchè ho paura di non arrivarci, anche.
Io non do mai nulla per scontato, nemmeno di arrivare a stasera, figurarsi al 2025.
Ma ho anche paura di arrivarci male, con pezzi persi per strada, con la stessa insoddisfazione e insofferenza che ho ora.
Ma poi cerco di fermarmi, di respirare, e mi dico che imparerò a rallentare queste giornate, imparerò a prendermi più cura di me, e che, per quanto nelle mie possibilità, invece ci arriverò bene a questo 2025.
Ho ancora qualche cassetto da aprire, qualche sogno da tirar fuori, qualche ora da ritagliare per me sola.
Perchè, sapete che c’è?
C’è che “per quanta strada ancora c’è da fare, amerai il finale” è una cagata pazzesca.
Il finale non sappiamo neppure se ci sarà e quando e come. Magari sarà una disfatta totale.
Nel dubbio, io voglio amare la strada.

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8 Comments

  • Questo post è fantastico e mi ci rispecchio davvero tanto. Sto imparando anch'io a godermi la strada perché non sappiamo cosa ci aspetta domani e allora tanto vale amare anche le corse e gli affanni, pensare che lo stiamo facendo per i nostri figli e per noi è che forse un giorno neanche troppo lontano li rimpiangeremo. Baci

  • Completamente totalmente d'accordo con te. Avrei potuto scriverlo io questo post, magari non così lucidamente, ma avrei potuto.
    E nel pensare quello che tu hai scritto, tempo fa, ho deciso di non pensare più al futuro e nemmeno al passato, di cercare di vivere il presente ogni giorno pianificando al massimo di settimana in settimana, di mese in mese quello che purtroppo "devo" perché non si può fare altrimenti. E mi sono anche convinta di una cosa, che se lascio qualcosa indietro vuol dire che può aspettare ma se davvero vuoi vivere te stessa, quello che sei, fallo senza pensare troppo. Perché quando le giornate scorrono veloci, vuol dire che si è vivi e vitali.
    P.S. la foto della mia patente fa schifo per questo non la guardo mai! 😀

  • Giornate simili alle tue con l'aggravante che devo assolutamente scrivere e consegnare un ricorso entro pochi giorni altrimenti poi arriva il terzo bebè e per un po sarò out…..concordo sul fatto che quando hai figli gli anni passano in un attimo. Entro i 50 vorrei fare tante cose (soprattutto viaggiare) ma se qualcuno dall'alto potesse garantirmi che tra dieci anni sarò circondata dalle stesse persone care che ci sono oggi ( tutti in buona salute) allora vabbe' New York, Londra e tutti i posti che non ho ancora visto aspetteranno…..

  • Morna bellissimo post! Capisco perfettamente i tuoi pensieri. Io mi trovo a 38 anni con una confusione totale. A questa età molte cose dovrebbero già essere certe ( lavoro, figli, coppia), invece io non faccio altro che chiedermi: cosa farò da grande? Ho vissuto gli ultimi anni come un eterno presente, lasciato il mio lavoro ( lavoretto all'università, con poche speranze la verità), trasferita all'estero seguendo il cervello in fuga di mio marito, fase di adattamento e ricerca senza esito del lavoro, gravidanza, bimba..tutto in sei anni vissuti senza sosta, e ora mi ritrovo a raccontare col passato tante cose vissute qui da quando sono in Spagna. E dico: e io?? Cosa faccio per me adesso? Cerco un bel master..dura due anni, se tutto va bene finisco a 41..ma non sarò troppo vecchia allora? Ma se voglio un futuro diverso, diverso per me, lo devo fare adesso, lasciandomi guidare dall'intuito e non solo dalla razionalità. Perché il tempo passa in fretta, il futuro diventa presente, il presente passato e tempo da perdere non ne abbiamo.
    Martina

  • Secondo me bisogna guardare anche quello che si e' fatto fino a questo preciso istante. Non buttarsi giu' pensando solo al tempo che passa. Io negli ultimi 6 anni della mia vita mi rendo conto di aver fatto tantissimo. 3 figli vicinissimi (e gia' questo basterebbe), 2 trasferimenti all'estero pesanti, studio di una nuova lingua…sono stata molto vicina a mio marito durante i progressi della sua carriera. Guardandomi indietro non posso fare altro che trovare nuove energie e spingermi ancora oltre perche' se siamo arrivati fino a questo punto e' solo per il fatto di non essermi mai farmata a pensare….e' troppo tardi, non posso farcela! 🙂

    • Be si, pensando a questi sei anni, penso di avere fatto tanto. E lo faremo ancora visto che molto probabilmente dovremmo trasferirci nuovamente. Cosa abbastanza frequente per noi expat. Per questo penso al tempo che passa, che passa per me intendo..non mi bastano più le energie, tutte positive per fortuna, che ho speso e che trovo nella famiglia. Nemmeno l'entusiasmo/ paura di un nuovo trasferimento. Se prima potevo aspettare mettendo davanti la famiglia, ora non più… il 2025 e' vicino:)))!!
      Martina

    • Ti capisco perfettamente! i trasferimenti portano via un sacco di energie, io spero di non doverne affrontare piu'. Mi trovo bene dove vivo ora, ricominciare da capo in un'altra nazione mi manderebbe in panico proprio perche' adesso inizio a pensare anche a me stessa e sto finalmente ritrovando un certo equilibrio..

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