Fenomenologia della mamma: la mamma blogger

I figli sono il senso della vita.
Almeno per la Mamma Blogger, visto che prima di avere figli non sapeva nemmeno cosa fosse un blog né aveva mai pensato di scrivere altro che non fosse l’indirizzo dell’estetista, ma nel momento stesso in cui ha varcato la soglia di casa con il prezioso fagotto ha capito che cotanta grazia doveva essere esternata al mondo.
Niente di male, se non fosse che, ad un certo punto, comincia a pensare di essere interessante perché riceve 300 visite al giorno.
E si sente una star tipo Elvis Presley.
Al parco:
“Lavori?”
Sì, sono ingegnere nucleare. Tu?
“Sì, faccio la blogger, ho 270 follower su instagram, 347 su Twitter e 657 su Facebook. Sono ‘mammabellatopolona.it’, mi conoscerai, immagino…”
Ehm…
La Mamma Blogger in primo luogo, ovviamente, scrive.
Scrive, racconta e si racconta, a volte cose interessanti, a volte meno, a volte ben scritte, altre meno.
Qui è fondamentale il talento: c’è chi riesce a descrivere di quando ha pestato una cacca riuscendo a creare un post poetico, e chi riuscirebbe a rendere palloso anche il racconto dell’incontro con il Dalai Lama.
Poi, fotografa. La Mamma Blogger ha sempre il telefono in mano, fotografa qualunque cosa le sembri possa essere oggetto di condivisione:
– il proprio corpo (pancia, rotoli di ciccia, cellulite, tette con neonati appesi, chiappe, gambe gonfie oppure, se gnocca, stacchi di coscia, scollature fintamente casuali, labbra turgide, occhioni ammiccanti, selfie in pose fintocasualmentesexy e tutto ciò che fa Milf)
– il cibo (pentole con avanzi, carrelli della spesa, fornelli unti, bicchieri contenenti liquidi indefiniti o, al contrario, cucine brillanti che manco nello spot della Chantestocax, piatti degni di un ristorante stellato, merende con torte perfette e tovagliette a pois, magari rubate alla suocera, tutto pur di taggare #food ).
la casa: non serve aggiungere altro, vero?
– ciò che vede (un albero, un parco, i lavori in corso, l’idraulico steso sotto al lavabo, culo che spunta dal pantalone incluso, il marito in mutande, il vomito del gatto)
– ovviamente, il figlio (nudo, piangente, appeso ad un cassetto implorante aiuto, ferito, malato).
Senza ritegno alcuno.
E tutto sempre taggato #vitadablogger o #mammablogger.
Perché la Mamma Blogger tagga, tagga qualsiasi cosa, dalla suocera ai figli, sogna pure taggando.
Scena 1. Interno, giorno.
Mamma aiutooooo! Cado! Vieniiiii!
Eccomi, fermo lì un secondo, perfetto per Instagram…click. No, è venuta male! Puoi ricadere per favore?
#poverotopolinomio #bua #ahia
Scena 2. Interno, sera.
“Tesoro, vai a chiedere in prestito a tua madre il vaso con i fiori del cinquantesimo di matrimonio? Grazie, sì, mettilo lì, no accidenti, si vede il bordello in sottofondo, sposta tutto quel casino di un metro, grazie, e butta i giochi e le carte di caramella sotto il divano.
Ecco, perfetto!
#home #casamia #vitasemplice #io #realife
235 like
e 43 commenti di “wow, ma che casa! Ma come fai a far tutto?!”
Scena 3. Luogo variabile, da azienda open space a boutique di lusso, ore 11.30. Instagram.
Foto di lauto banchetto.
“#èperlavoro”
“#durolavoro” “#qualcunodevepurfarlo”
.
Ci pigli per il culo?!
Perché spesso, diciamocelo, la Mamma Blogger fa la mamma (non che sia far nulla,  eh!), non lavora, ed è fornita di coniuge con mestiere ben pagato, il che le consente di avere aiuti e di far una mazza da mane a sera.
Ecco perché può millantare in ogni dove di fare la “mammablogger” (tutto-una-parola, un’unica entità) come fosse una professione.
Sai, sono una mammablogger.
È il mio lavoro, eh!
Certo, sì.
Quando lavorerai davvero lo capirai da te che cos’è un lavoro.

In verità le mamme blogger si dividono in due categorie: quelle che lavorano e quelle che fanno finta di lavorare.

La terza categoria, quelle che non lavorano e dichiarano che il blog è un passatempo, è ormai in via di estinzione.
Le mamme blogger che lavorano solitamente si fanno un mazzo tanto perché oltre a stare fuori casa quelle 10/12 ore, oltre a stare con i figli, con il marito, oltre a curare la casa e cucinare, trovano il tempo anche di scrivere. Possibilmente in italiano.
Qualcuna riesce addirittura a rendere il blog un lavoro: ma, se consideriamo il lavoro una “occupazione specifica che prevede una retribuzione ed è fonte di sostentamento” (cit. dizionario) le blogger di professione si contano sulle dita di una mano.
Quanto a quelle che fanno finta di lavorare… beh, buon per loro!
Solo, colleghe blogger, lo so che vi farà incacchiare, ma per il 98% di noi no, non è #perlavoro. È perché non s’ha un cazzo da fare, su diciamolo.
Altra suddivisione fondamentale è tra mamme blogger “laveritàsololaverità”, comprensiva di dettagli che avremmo preferito non sapere, e mamme blogger “cuoricini”, tutte nomignoli, biancume e fiori freschi.
Entrambe indispensabili, andate dalla prima quanto vi sentite dei mostri, per tirarvi su il morale (“beh, c’è di peggio…”), dalla seconda quando siete cadute così in basso che avete bisogno di capire che un altro modo è possibile.

Specie se spostate il casino un metro più in là.

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