I nostri figli sapranno troppo di noi?

Mi è capitato recentemente di rileggere i miei diari di quando ero una ragazzina, dai 12 anni in poi.

A 14, ho scritto una cosa che mi ha colpita.

Riportavo alcune righe di una canzone dell’epoca di Ron che diceva 

“E se mio figlio sapesse già parlare mi direbbe: tu, tu come stai stasera? Ti senti solo, vuoi che resti con te? Ma sì, parliamo un po’, io dormire no, proprio no! Dai, camminiamo insieme, per questa strada vuota, e dimmi tutto di te, della tua vita.

e scrivevo che mi commuovevo sentendo questa canzone, perché mi sembrava meraviglioso che un figlio chiedesse al padre di raccontagli della sua vita, che potesse sapere tante cose. Io non sapevo niente, e mi sentivo – 25 anni fa! – già troppo invischiata in un rapporto che escludeva qualsiasi confidenza per cambiare le cose.
Che, infatti, non sono cambiate. Non ho mai rimediato, non ho mai chiesto ai miei genitori come stanno, se sono felici.

E loro non l’hanno chiesto a me, a dirla tutta.

Ma pensavo che per i nostri figli sarà diverso.
Di sicuro siamo lontani dal rapporto formale che era frequente anche per la mia generazione, non parliamo per quella precedente. 

Ai tempi di mia mamma qualcuno dava ancora del voi al padre, per dire.
Tendiamo -grazie a Dio!- ad essere molto più espansivi che i nostri genitori, sia fisicamente che a parole.

La famosa “verbalizzazione”, che ci porta anche a metterci a nudo, a volte.
E per chi scrive, che sia un blog pubblico o un diario personale, questo è amplificato al massimo.

Leggo spesso blogger che dicono di non voler raccontare troppo dei figli, per non invadere la loro privacy, perchè leggendo un domani che la mamma parlava delle loro cacche o rigurgiti, potrebbero non essere entusiasti.

Sarà, ma francamente a me fregerebbe meno di zero sapere che mia madre raccontava al mondo i dettagli delle mie prodezze infantili. Anzi, mi farebbe piacere un resoconto dettagliato della mia infanzia, tanto.

Il discorso cambia sicuramente con l’adolescenza, o anche in preadolescenza, ma si vedrà a tempo debito. In realtà, potrebbe essere una bella forma di dialogo, anche se mediata.

Nessuna invece si preoccupa di quanto i figli sapranno di LEI.

Ammesso che quanto scritto qui sia ancora reperibile tra 10 anni, i miei figli sapranno moltissime cose di me, di quando ero felice, di quando ero depressa, di quando ero insoddisfatta, di quando litigavo col loro padre. Di tutte le volte che avrei voluto prendere il primo aereo e sparire.

Non la considero una cosa necessariamente negativa, solo “strana”.
Strana per me almeno, ovviamente ognuno legge le cose tramite il proprio vissuto.
Io so pochissimo dei miei, ma forse è meglio così, è una distanza che potrebbe avermi tutelata più che danneggiata.

Almeno non ho dovuto farmi carico delle loro frustrazioni o sofferenze: ho amici che venivano coinvolti fin troppo nelle vicende personali dei genitori, e ne sono usciti tutti piuttosto malconci.

Voi credete che scoprire il lato più umano di chi ci ha messo al mondo sarà un valore aggiunto o un macigno da portarsi addosso?
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