La vita da expat

Spesso mi sento chiamare expat. E spesso sono io stessa a chiamarmi così. Perché è più facile, più comune, più cool.
Emigrata, fa meno chic.
Ma è questo che sono. Sono un’immigrata a Parigi. Anche se per i primi tempi, forse, quando l’azienda di mio marito pagava tutto e io non lavoravo per godermi la P1 piccola, ero sicuramente un’expat.
Adesso sono un’italiana che ha deciso di cambiare paese, di lasciare il proprio a favore di un altro, uno e solo, pieno di difetti, forse, dove la gente non sorride come in Italia e, soprattutto, dove il cibo è meno buono e i cocktail annacquati. Ma è casa mia,
cavolo.
Casa mia è Parigi.
Per questo è con un grande pugno allo stomaco che lascio la mia casa per buttarmi a capo fitto di nuovo nella vita da expat. Quella in cui l’azienda ti paga la casa e il volo in business. Quello in cui non lavori, parli poco la lingua, conosci solo stranieri, non sai come si saluta e come si scrive una mail.
A Panama.
In tanti mi dicono che sarà una figata pazzesca, cavolo, potessi farlo io.
E certo.
Perché tanto sono loro che lasciano tutto. Di nuovo.
Gli amici. Quelli che ci hai messo anni per trovarli, e che ormai sono la tua famiglia, sai tutto di loro, sanno tutto di te. Ci dormi insieme e ci piangi insieme e ci bevi insieme e ci ridi – tanto – insieme.
Sono la tua casa.
E la propria casa, le quattro mura che al tuo ritorno non ritroverai più. Dove sono nate le tue figlie, le hai cullate, le hai viste
camminare, le hai sentite ridere, parlare e piangere. In cui hai amato e odiato, in cui hai gioito e sopportato il dolore. Il tuo letto caldo, che ti rassicura la sera quando il peso della giornata ti si scaglia addosso come il vento di certe sere d’autunno, tagliente e ingombrante.
Il lavoro. Che hai faticato a trovare. Che hai amato e odiato, che ti ha permesso di crescere, conoscere, arrabbiarti e ridere, ridere
tantissimo con delle persone che, ovunque andrai, resteranno sempre nel tuo cuore.
La spesa dove sai in che scaffale sono i biscotti e i pomodori più saporiti. Il banco del mercato dove il pesce è più buono. Dove si
compra il pan grattato, e come si chiama. Dove trovi il lievito fresco. I tuoi fiori preferiti per la domenica. La consegna a domicilio. I negozi che conosci bene.
Il punto esatto della banchina in cui aspettare la metro per guadagnare tempo, o per potersi sedere. Il ragionamento mentale che in un minuto sai già tutto il percorso che dovrai fare, cambiando quante linee, scendendo dove, pure a quale uscita esatta. I passi abitudinari che compi senza nemmeno accorgerti tra la gente che corre come te.
Forse per chi non l’ha mai fatto è facile lasciare tutto questo. Le proprie abitudini, la propria vita. Forse il peso di una vita da sole, come la mia, è più schiacciante di qualsiasi abbandono.
La verità è che per me è già la terza volta. E so benissimo cosa significa. Buttarsi in un vuoto senza nessun appiglio, se non quello della persona che hai sposato – ma che ti ha fatto tanto soffrire – e quello delle tue figlie.
Loro.
Loro sono il motivo per cui lo faccio. Perché ho cercato in tutti i modi di non far mancare loro niente, di farle viaggiare, di farle
giocare, di portarle a cena fuori, di riempire la casa di persone che le adorano e che non perdono occasione per stare con loro.
Abbiamo una grande famiglia, qui. Ma…
Ma niente potrà mai rimpiazzare un padre. Nessuna amica, nessuna “zia” o “nonna” acquisita. Potrei io essere rimpiazzata? No.
E se penso a quello che è stato il mio babbo per me… non posso più aspettare.
Il 19 dicembre voleremo a Panama, dove vivremo per i prossimi anni, per poi tornare a Parigi.
Non è stato facile, probabilmente non lo sarà per un bel po’, ma saremo una famiglia.
E magari ci sarete anche voi, come ci siete state(i) in questi anni.
E forse mi sentirò a casa, ancora.
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39 Comments

  • … mi hai commossa! Sono sicura che anche i tuoi amici provano lo stesso per te che vai via…per me è stato così quando qualcuno se n'è andato, la mia super migliore amica. E' diventata una francese come te…. Le grandi amicizie però durano non ti preoccupare 😉 Un in bocca al lupo gigante!

  • Io sono a quota quattro, quattro paesi e quattro lingue diverse, l'ultima delle quali il tedesco. Adesso mi ritrovo di nuovo dietro ai banchi, questa volta di un corso serale di tedesco, stanca dopo una giornata passata a correre come tutte le mamme con i bimbi piccoli. Non ne posso più. A volte ho anche l'impressione di non conoscere più l'italiano.
    Cmq ti capisco bene, io ci aggiungerei anche tutto il tempo passato a cercare un bar che fa un caffè decente :-), sai sono napoletana per me il caffè è fondamentale.
    Tanta solidarietà
    Brus

  • farò a breve la stessa cosa, per fortuna più vicina (londra) ma le piccole e grandi difficoltà sono le stesse. io vado per la stessa identica ragione. dopo più di un anno con il papà che c'è solo "ogni tanto" voglio riunire la mia famiglia. lo faccio sacrificando un bellissimo lavoro mio che coltivo da anni, lasciando una casa che adoro e che come dici tu è piena di ricordi e di emozioni e soprattutto la mia famiglia a cui sono legata in modo viscerale. sarà dura. soprattutto per chi come me non ama i cambiamenti ma trova rassicuranti le proprie abitudini. ma mi sentirò un pò come un'eroina d'altri tempi, che per amore dei due pargoli e di suo marito si scarifica e parte!!!…dovresti sentirti anche tu così e vedrai che magari ti sentirai (a volte) un pò meglio. buon viaggio!

    • Io cara non mi sento per niente eroina, anzi, a volte sento di aver deluso tutto ciò in cui credevo… perché pensavo che non mi sarei mai spostata, nessuno mi impone le cose. Peccato che ci siano quelle due lì intorno al metro… E poi la vita va avanti, inutile guardarsi indietro!

  • Hai commosso anche me….. senza conoscerti veramente penso che tu sia una donna molto coraggiosa e da ammirare. Vorrei avere anche solo la metà del tuo coraggio e della tua determinazione….in bocca al lupo per tutto!

  • Il 2016 per noi sarà l'anno dei cambiamenti, quello che so di sicuro e' che non vivremo in Spagna a lungo. La Norvegia si fa sempre più vicina, forse la Croazia ( a quel punto vado a vivere a Trieste)…insomma, tutto con un grande punto interrogativo. Io penso a mia figlia, e anche se so che non sarà facile, soprattutto per me, la Norvegia sarà la nostra scelta. Mi spaventa il clima, il buio, io che vengo dalla Sardegna e vivo a due passi da Barcellona. Ma sento che ormai qui abbiamo dato tutto, non ci sono più prospettive di crescita per il lavoro di mio marito, e la sensazione e' quella che ci stiamo lasciando vivere giusto per lo stipendio. Questo e' stato un anno durissimo, perché dopo 5 anni, a febbraio saranno 6, mi sento a casa, ma un lavoro che non e' più quello di prima, una casa ( sempre più bella), non devono condizionare una intera vita. Quindi cerco di vivere con entusiasmo i futuri cambiamenti.. come? Io sto facendo finta non ci siano, tant'e' che a febbraio inizio comunicazione e sto arredando le stanze vuote, mia figlia ora imparerà il catalano, l'anno prossimo l'inglese e il norvegese..
    Tutto e' possibile! Però capisco perfettamente la sensazione salto nel vuoto, soprattutto per te, non sarà facile..ma pensa all'entusiasmo nell' avere la possibilità di cambiare vita. E' inutile guardare dietro..solo in avanti!
    Mucha suerte!!
    Martina

  • Eh sei stata anche capace perchè adesso hai amicizie che ti mancheranno, e a cui mancherai. Non tutte/i riescono a socializzare e tu adesso te ne vai lasciando dietro di te ricordi persone amici che ti ricorderanno e ti scriveranno etc. Quando si va in un paese straniero accade quello che vedi anche a molte donne che vengono qui. Non sai la lingua, ti incontri magari solo all'asilo/scuola con altre madri.. e se non hai un lavoro magari tuo marito fa amicizia sul lavoro e tu invece a casa sola su internet. Rischi davvero la solitudine. Mi viene in mente la tipica ragazza che restava isolata a scuola perchè magari era timida o non piaceva a nessuno. Quando sei straniero ti senti così a volte..non è detto che tutti ti accolgano e che tu sia in grado di farti conoscere subito e farti amicizie. Immagino quindi che tu sia stata anche capace, e che tu abbia avuto anche fortuna, e vedrai che sarai capace anche a Panama di creare nuovi ricordi e legami. Purtroppo non tutte le expat riescono a farcela come ce l'hai fatta tu…vuoi per carattere o per sfortuna…conosco anche chi è rimasta isolata o se n'è tornata a casa di corsa. Tu sicuramente hai carattere e saprai farti amare anche là e per il resto buona fortuna!!

    • Chissà, fortuna, capacità… C'è da dire che all'inizio ci si sente molto sole, e si frequentano anche persone che, normalmente, non avrebbero mai fatto parte della nostra vita… Poi ci si inizia ad ambientare e si screma. 🙂

    • Hai ragione! infatti quello e' il rischio piu' grande e chi e' gia' expat lo sa bene. Pero' oggigiorno con i social e' facilissimo conoscere altre mamme/amiche italiane e non che risiedono nella tua stessa citta' e legare diventa semplicissimo.
      Gli expat per quello sono molto organizzati e ci sono anche siti come InterNations ad es. ma ce ne sono anche tanti altri che organizzano incontri e serate a tema, molto bello…
      Ma poi dipende anche molto dal carattere della persona, se a una piace fare amicizia, ha un bel carattere. e' aperta sara' semplice integrarsi.
      Io da quando sono expat ho incontrato sempre belle persone, sincere, disponibili, aperte mentalmente e con tante cose in comune con me. E quando sei sola in un paese straniero e con la famiglia lontana centinaia di Km i rapporti diventano veramenti importanti perche' quelle persone diventano un po' la tua nuova famiglia…poi il marito lavora? bene, allora si esce anche con i colleghi del marito e le famiglie, ogni occasione diventa buona per fare amicizia quando si vive all'estero! per me ad es. e' stata e lo e' ancora una delle esperienze piu' belle, direi quasi vitale…quasi piu' della pizza e del caffe'! 😉

    • Sì ne ho sentito parlare e sono idee molto belle. Intendevo proprio questo, che molto dipende dal carattere anche, evidentemente Anya ha avuto capacità…purtroppo qualcuna che conosco non è riuscita in tale senso, perchè di suo era già chiusa, un po' partiva in svantaggio caratterialmente e non ce l'ha fatta a reggere la solitudine. E in quei casi i social diventano una via di salvezza per 'parlare' con qualcuno ma può essere anche alienante. Ma non voglio andare fuori tema…qui la cosa importante è festeggiare un ricongiungimento. E una nuova esperienza.

    • Ahahah! Io mi ricordo che mi sono fatta coraggio e col mio francese sono andata in boulangerie e ho chiesto, letteralmente:
      "excusez-moi, vous avez le pain… râpé ? Vous savez, pour faire les choses frites !" ahahah che ridere!
      Crepi il lupo!

  • ma no, la chapelure é roba sintetica, diciamoci la verità, il pane grattato, quello vero, in francia non esiste! io mi gratto la baguette marmorizzata del giorno prima…

  • Sono sempre più convinta che il titolo del libro 50 sfumature di grigio sia stato ispirato dal colore del cielo di Parigi… ma davvero ti mancheranno i 360 giorni di freddo l'anno??

  • non pensarci due volte e vola via, senza alcun rimpianto! dopo 9 anni (e due figlie) passati a Parigi mi sono da poco trasferita (terza, quarta volta? ho perso il conto..) e sai cosa? mi chiedo per che cavolo non l'ho fatto prima!! Parigi rende addicted, lo so bene, ed é per questo che bisogna andare via per rendersene conto. Vuoi mettere la luce, gli spazi, la natura e il clima di panama a confronto con Parigi??? Vedrai che non vorrai più tornare, garantito!!!

  • Ecco piango ancora… Come quando hai aperto il tuo cuore a noi parlandoci del tuo papà. Sei brava,coraggiosa,innamorata delle tue figlie e di tuo marito e anche dell'idea di famiglia,sei forte sei…sei una donna…una mamma. E con questo ho detto tutto. Ti auguro di trovare il tuo posto nel mondo anche a panama…la tua parte di te…la tua panchina dove sederti…la bancarella dei tuoi fiori. Buona vita… Io ci sarò!

  • Cara Anya come non capirti? Ricominciare, ricominciate e ancora ricominciare… lasciare il posto in cui ormai ci si sente a proprio agio, sicure e inserite. È certamente faticoso e difficile, ma tu hai dalla tua doti non comuni e la forza che ti darà vivere finalmente di nuovo la tua famiglia riunita. Poi ci siamo noi, che veniamo con te stanne certa. Per raccogliere i tuoi sfoghi e sorridere dei tuoi entusiasmi, per ammirarti e sostenerti. Parigi te la porterai sempre dentro, ma ti auguro che Panama la superi in tutto e per tutto e che tu possa sentirti anche là a Casa! Grazie per averci aperto il tuo cuore e buona fortuna!! Davvero di cuore.

  • Immagino sia difficile. o almeno, per me lo sarebbe, farei fatica a superare senza rabbia il conflitto tra la necessità di stare insieme come famiglia e quello di mantenere la mia individualità, il mio lavoro, la vita che mi piace per seguire la scelta di un altro, soprattutto di uno che amo e che mi ama. Però, ogni crisi è un'opportunità e tu mi sembri un tipo che le opportunità sa coglierle.

  • Buona fortuna per tutto quanto! Ammiro il tuo coraggio e il saper cogliere le opportunità nonostante la difficoltà che comportano tutti questi cambiamenti. Non vedo l'ora di sentire i racconti su Panama e le mamme panemensi.
    Barbara

  • Che dire…buona fortuna e pensa che avrai tanti nuovi articoli per noi in cui racconterai essere mamma, donna etc…in una nuova città.
    E un marito a darti una mano.Cristina

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