Di mamme che lavorano e sensi di colpa

Sono figlia di genitori entrambi lavoratori.
Sono stata tanto coi nonni, tanto a scuola,  ho fatto le elementari a tempo pieno,  47 attività pomeridiane e d’estate ho frequentato oratori estivi, casa dei nonni, parchi coi nonni e spedizioni in montagna per settimane. Senza genitori.
Io e le mie sorelle abbiamo sperimentato corsi di ogni tipo,  dalla falegnameria alla cucina,  passando per il minibasket e per il nuoto, arrivando al ricamo.
Giuro che siamo vive.

Non solo!

Ce la caviamo alla grande (bon, più o meno…) e nessuna di noi va dall’analista.
Vogliamo persino bene alla nostra mamma.
Non aspiriamo ad ucciderla.
Non stiamo aspettando il momento di metterla in ospizio, ne’ di farla menare da una gigantesca badante che vendichi noi e la nostra triste infanzia.
No.
Nessuna di noi è una serial killer o sta meditando di diventarlo.
Nessuna di noi uccide per hobby.
Non ancora almeno.
Ecco perché trovo il senso di colpa delle madri lavoratrici veramente esagerato e coltivato in modo insano da chiunque ne abbia l’occasione.
Lo capisco il senso di colpa, eh, è umano,  ma mi dico anche che noi ce lo si deve togliere dalle palle.
Oh, yes!
Non serve a nulla se non a fare del male a…
noi.
Intelligente, vero?
Ecco perché sostengo che le madri possano e debbano lavorare se ne hanno necessità o se anche solo lo desiderino.
Oh, yes!
Ecco perché non ho avuto dubbi nell’iscrizione di mio figlio alle elementari a tempo pieno o a 43 attività pomeridiane o ai campus estivi.
Nonostante i 2 coglioni che mi hanno fatto le figlie di casalinghe, che chissà che mai ne sapranno.
E le nonne al parchetto, quelle che non hanno mai lavorato in vita loro, che chissà che mai ne sapranno.
Cari genitori,  la mamma che lavora non è una novità del terzo millennio,  in molte realtà esiste da generazioni.

E ha prodotto esseri umani come voi. 

Strano,  eh?
Perché dare credito ciecamente a sconosciute che fino a ieri discettavano su Facebook di Dido’ fatto in casa (cioè,  di Dido’ fatto in casa, parliamone…) e probabilmente non sanno come occupare il tempo ora che i figli crescono?
E perché invece non dare la minima retta a chi certe esperienze le ha vissute e lo sa che possono essere arricchenti quanto e forse più che stare con mamma’?
Non ascoltiamo le prime se non vogliamo ascoltare le seconde.
Pero’ vi prego, non facciamoci torturare da gente che in mezza giornata coi figli fuori casa non è capace di trovare il tempo di fare i letti, ma di spiegare a voi come vivere sì.
Fidatevi, voi valete di più.
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