È nato!

È nato!

E finalmente uscite sulle vostre gambe dall’ospedale insieme al vostro frugoletto.

E ai punti, alle lacerazioni, alla montata lattea, a due tette da urlo sia per dimensioni che per il dolore che vi danno, dio santo, insieme ad una fame che azzannereste il polpaccio della cicciona che cammina davanti a voi e ad una voglia di alcool che manco all’anonima alcolisti.

E insieme alla paura, al terrore, al baby blues, ai dubbi, a tutti quei “ce la farò?”, agli “allatterò? riuscirò?”, ai “sopravviverà a me questa meraviglia?”.

Ma eccovi, finalmente varcate la soglia di casa.
In 3.

Romanticume, cuoricini e glitter.
O più o meno.

Ora lo posiamo nella culla, guarda, amore, dorme.

E…

1) suona il citofono.

Tipo un allarme atomico, che non l’ho mai sentito, ma deve avere questi decibel, sicuro.

Mai vi era sembrato di avere un citofono del genere.

Ma come avete fatto a non sentire il postino o il medico di controllo, merda, o i testimoni di Geova o la suocera?! parlo delle volte che davvero non li avete sentiti, eh, non quelle in cui avete finto con noncuranza di non sentire.

Niente, io ve lo dico, mai e dico mai, andare a trovare una neomamma facendovi annunciare dal citofono.

Esistono i telefonini, che tanto sono silenziati in una casa con neonato, esiste Messenger, esiste WhatsApp, esiste qualunque cosa non interferisca col sonno del neonato.

Esiste lo sputo sul portone, giuro che una neomamma sente persino quello.

Ecco, comprate un piccione viaggiatore che bussi al vetro della finestra, purché non a quello della cameretta o sarà impallinato all’istante.

2) il neonato caga, anzi, straripa.

Non esce dal suo corpicino quella cosina quasi solida che avevate visto in ospedale, perché ha voluto tenere per voi e solo per voi la sua vera essenza, quella più intima.

Ora che siete soli, l’esserino ha lasciato da parte il meconio e ogni raffinatezza, e ha espulso una cosa di dimensioni tali che no, lì dentro di lui non poteva starci.

Da dove minchia è uscita?!

E mentre vi ponete questi quesiti esistenziali, vedete il fantastico vestitino scelto per l’occasione prendere un colore via via marrone.
Era rosa o azzurro, non importa, ora è marrone!

Oddio mio, ma che odore ha???!!!

Sì, è lei, la cacca dei neonati.

Benvenute nel club!

3) pensate che ora sì, vi riposerete!

Finalmente, fuori dall’ospedale! Che stress è stato!
Ora mi butto un dieci minuti e…

invece…si aprano le danze!

Immaginate la scena tipo corte del re, col ciambellano di corte che batte il bastone cerimoniale in terra e procede all’annuncio, ospite per ospite, con la musichetta dell’orchestra in sottofondo.

“La suocera e il suocero!”

“La mamma e il papà!”

e vabbeh, vuoi non farli venire?

Solo che il ciambellano non smette.
E’ un continuo.

Gli zii materni.
Gli zii paterni.

Le colleghe.
I colleghi.
Le amiche.
Gli amici.
I vicini.
Pure la zitella senza figli del terzo piano che vi spiega come allattare.
Certo.
Prozie.
Prozii.

Zii dall’Australia.
Zii dall’Ammmeriga.

E il cartolaio, il postino, i corrieri Amazon, che vi vogliono tanto bene, la commessa di Zara, dove passate tanto tempo, e perché no il ragazzo delle consegne del chinese take away, e quello che consegna le pizze? E il kebab?
E quella del sushi?

No, non dormirete mai più da qui all’eternità.

Però, oh, in quell’occasione recupererete tutto il sonno perso!

4) il senso di soffocamento.

Il vostro.

Quello che vi prende quando realizzate che no, non c’è nessuno ad aiutarvi, a dirvi che cosa fare e porca miseria non vi è uscito dalla patata anche il libretto delle istruzioni per un neonato!

Il momento in cui capite che i 25 libri che avete letto non vi serviranno a sopravvivere, né a far sopravvivere vostro figlio.

Il momento in cui realizzerete che lui, lei, dipende da voi.
La sua vita dipende da voi.

E no, non fa piacere, fa ansia.

Fa soffoco. Fa paura. Fa terrore.

Non è un momento meraviglioso, no, ma è la consapevolezza di un ruolo e di un compito.

Benvenuto anche a te.

E coraggio, ce la faremo!

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13 Comments

  • mitica! è tutto vero. Però è anche una botta di felicità , da paura ma felicità. e questi amici/vicin/parenti venissero chessò a pulire il bagno e a stirare, invece che a regalare vestitini 0-3 che userai si e no 1 volta o jeans attillati 0-3 della replay che non dovrebbero nemmeno esistere.

  • Con il primo figlio tutti i parenti e amici sono venuti in ospedale. Ma non ero felice perché dopo un cesareo volevo il tempo di riprendermi. Così per il secondo ho deciso di chiedere a tutti di venire a casa… CRETINAAAAAA è proprio vero chi ha il pane non ha i denti!!!

  • ricordo ancora con ansia il primo pianto dopo aver caricato la navicella in macchina all'uscita dall'ospedale. e quel "e adesso cosa faccio?". e sono passati 10 anni. e per fortuna a casa poche e selezionate visite

  • Io mi ero fatta 5 giorni d'ospedale, flebite e trasfusioni di sangue. Non ne potevo più di stare li! Però il ritorno a casa l'ho fatto piangendo, così come la sera a casa e i due giorni consecutivi.
    Ha fatto unghè? Lacrime!
    Ha fatto cacca? Doppie lacrime! (Ora a distanza di tre anni sono quintuplicate)
    Sorride mentre dorme? Giù fiumi di emozioni, e quel cosino lì manco ti vede, figurarsi se sorride per te!
    Insoma, i miei ormoni ci hanno messo tanto a rimettersi a posto. E a casa non ho voluto nessuno per due settimane, tutti si offrivano di venire a toglieRe il granello di polvere, ma rifiutava, non ero in grado di gestire gli adulti in quel momento.
    Io però sono andata in ospedale completamente ignara di quello che poteva succedere, non feci il corso preparto e quindi ogni cosa per me era nuova, d'apprendere e da gestire, vissuta con la massima fiducia nello staff che mi ha aiutato a farla nascere.
    Tornassi indietro solo dormirei di più in ospedale, altro che "signora vedo che ci sa fare gliela lasciamo 24 su 24?"
    Avrei voluto dire di no, quelle ore di sonno per ripristinare neuroni e ormoni mi mancano tutt'ora.

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  • Il mio ingresso in casa con il fagottino e il marito è stato veramente idilliaco finché, mezz'ora dopo, il maritino decide di tornare in ufficio e i vicini hanno la fantastica idea di copulare urlando come gabbiani sbattendo il letto contro il muro di cartapesta del mio soggiorno. Gli ho talmente maledetti che dopo poco si sono lasciati e trasferiti gnak gnak gnak

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