La Montessori? Na madre demmerda

Se c’è una pedagogista che va di moda in questi ultimi anni è lei, Maria Montessori
Dai, quella vecchina con quel sorriso rassicurante, sereno, che già solo per quello le metteresti in braccio tuo figlio a occhi chiusi.

Maria ha schiere di adepte in ogni dove, mamme che se osi dire che la verbalizzazione ti pare normale o la learning tower è una cacata pazzesca ti danno della madre di merda in tempo 3 secondi netti. Così, senza pietà e beneficio del dubbio. O non te lo dicono, magari,  ma lo pensano.
Perchè Maria Montessori è intoccabile.

E quando dici che comunque quella vecchina probabilmente è stata un po’ una madre di merda, scatta la difesa strenua di chi non sa una mazza, ma ciecamente difende il suo dio.
No, care, è la verità.
Ora, io ve lo dico, e lo dico ufficialmente, è scritto anche sulla Treccani, non me lo sono inventato io:
quella vecchina dal sorriso rassicurante con tutta probabilità è stata un mostro di madre.
Una grandissima studiosa, indubbiamente, ma una madre di merda.
Non una come tante, eh, posso essere io o potete essere voi, ma proprio una veramente imbarazzante, a stare alle informazioni ufficiali.
Nulla toglie alla sua preparazione e ai suoi studi, ma quando si dice una stronza di madre, ecco, lei potrebbe essere citata come esempio calzante.
Ebbe un figlio, ooooh sì!
E pare con un altro grande pedagogista.
Ma non era sposata, la relazione era clandestina.
Lo scandalo l’avrebbe travolta, le avrebbe tagliato le gambe, le avrebbe impedito di raggiungere fama e successo.
E che fece la signora che seguiamo ciecamente?
Nascose la gravidanza e abbandonò il bambino. Non lo mollò in un cassonetto, per carità, ma lo fece crescere da una famiglia, di cui evidentemente si fidava. andando a trovarlo con regali e dolcetti  quando poteva e senza dirgli che era sua madre.
Avrebbe potuto essere sputtanata.
Meglio non farlo. Meglio non dire al bambino che era sua madre.
Lei era per lui come un Babbo Natale che arrivava più volte all’anno.
Chi? Lei? Quella del non mentire?!
Oooooh yes.
E noi, noi alle prese con cucine di cartone.
Con il lettino rasoterra.
Con l’autonomia.
Con il non poter dire “bravo” al bambino.
Con la verbalizzazione.
Con il non alzare mai la voce o peggio una mano coi figli.
Ma vaffanculo, ragazze,  ma le avremmo sostenute pure noi tutte queste cose se non avessimo dovuto crescere personalmente i nostri figli. 
Non saremmo così serene nell’affermare questa serie di meraviglie se non dovessimo vivere ogni giorno i nostri bambini, nella buona e nella cattiva sorte? Se ci degnassimo di vedere i bambini solo una volta ogni tanto?
Tutti quei traumi che procureremmo ai  figli per ogni cacata che ci scappa…tutti quei sensi di colpa che dovremmo avere per un premio al bambino o per una caramella!
E lei, che ci inculca tutto questo, che prese il figlio e lo affidò a terzi.

E ogni tanto andava a trovarlo, mentre scriveva come crescere i bambini.
Mentre insegnava a generazioni di madri a crescere figli.
Bene, quando invocate il suo spirito e vi chiedete cosa avrebbe fatto al vostro posto, usate la testa, amiche, la vostra, però.
Al vostro, al nostro posto, la cara Maria non ci si è messa mai.
Non ne è stata capace.
Leggiamola e impariamo da lei,  come da un qualunque studioso.

Consideriamola, appunto,  come una professionista, come una donna di scienza e limitiamoci a leggere i suoi testi e a prenderli per quello che sono.
Se dobbiamo idolatrare e santificare qualcuno, però, come molte di noi fanno, allora scegliamo qualcun’altra.
Tipo una che la madre l’ha fatta davvero.
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