L’amore è che le stelle non spariscono mai

Avevamo 15 anni e scrivevamo sul diario, con l’Uniposca, che Francesco era speciale.
Francesco ci salutava all’uscita di scuola, ci rispondeva a monosillabi quando trovavamo il coraggio, spintonate dalle nostre amiche a braccetto, di dirgli “ciao, che fai oggi?”.

 

Seguivamo le mode senza averne i mezzi, che non erano tanto i soldi quanto proprio il gusto.

 

A 17 anni urlavamo a nostra madre che Matteo era l’uomo della nostra vita e che saremmo scappate con lui, se non ci avesse permesso di vederlo quando volevamo. Peccato che poi scappasse lui con Claudia e noi ci ritrovassimo a strappare lettere, biglietti del cinema e pure la cartina del preservativo della nostra prima volta, che aveva unto tutto il diario.

 

Non amerò più nessuno“, dicevamo a 19 anni mentre, fiere della patente, andavamo in giro con le nostre amiche. Quelle non fidanzate, chiaro, perché le altre sembravano averci dimenticate.

 

A 22 anni eravamo certe di aver trovato la persona giusta, in fondo Federico era un ragazzo serio e ci lasciava abbastanza libertà. Ognuno studiava per conto proprio e poi si usciva tutti con la compagnia, quella in cui tutti erano in coppia. E per anni abbiamo fatto le vacanze tutti insieme, giocando a carte e facendo l’amore di tanto in tanto che si sa, nei rapporti seri il sesso è abitudinario.

Ad un certo punto avevamo cercato la passione e così Federico l’avevamo tradito, o lasciato, poco importa, per scappare in un’altra città a vivere questa passione in cui si leggevano poeti e ci sembrava pure interessante, le abitudini strane ci parevano eccitanti e chiamavamo le amiche, quelle che poi avevamo ritrovato, dicendo che boh, non sapevamo dove sarebbe andata a finire ma poco importa, stavamo bene. Il sesso era fantastico e finalmente avevamo scoperto certe cose che prima ignoravamo proprio. Ma siccome lui, il poeta, amava insegnare, quando ormai avevamo imparato ci diceva che niente, non poteva impegnarsi, perché lui era un tipo problematico e ci voleva troppo bene per farci del male.

 

Con la nostra valigia tornavamo dalla mamma, dal “te l’avevo detto” e dalle poche amiche che ancora non convivevano.

 

Poi è arrivato il giorno. Che potrebbe essere quando avevamo 25 anni o 35 o 40 che importa, niente.

 

E incontravamo lui. La passione, i gusti simili. L’indipendenza. E si va a vivere insieme. Si passano le domeniche a imbiancare casa e mangiare sushi fare l’amore, e poi sì, facciamo anche un bambino.
E nasce il bambino e certo che la vita non è più la stessa. Ci sono le notti in bianco, gli impegni, le scadenze, le rate del mutuo, le vacanze, i nonni.
C’è un’educazione da impartire che, vi sembra poco? C’è da mettersi d’accordo sempre, continuamente.
Non ci sono più le notti a guardar le stelle in terrazza, le partenze all’ultimo minuto per chissà dove, i biglietti dei concerti a sorpresa, le attese in stazione coi mazzi di fiori, i post it sullo specchio del bagno, i “ti amo” sussurrati quando stiamo facendo finta di dormire.
Eh no, cazzo. Non ho sopportato tutti quei fidanzati per ritrovarmi una vita fatta di bollette e che macchina compriamo e quanto ha cagato la creatura?
Il segreto di una vita felice è spegnere la luce e sapere che, comunque vada, ci sarà sempre un posto in quel terrazzo per guardar le stelle. Non importa se ci sarà da rimandare.
Perché le stelle stan sempre lì, eh. Siamo noi che dobbiamo andare a guardarle.
Ps I nomi sono puramente inventati.
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3 Comments

  • Ahahah si marito, ti conviene ricominciare con i post-it! Il mio, nonostante i tre figli non ha mai smesso (e non solo con quelli….;-) ) qui quella prosaica sono io….ma lui riesce ancora a trascinarmi nella follia, dopo 22 anni!!!

  • Ahahah ricordo che prima dell'università non mi importava una cippa dell'altro sesso, non é che avessi imbarazzo proprio non vedevo il senso. Poi ho iniziato a vederlo, mi è mancata la fase meno seria!

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