Fenomenologia della Mamma: la Mamma di 1, 2 e 3 o più figli

La mamma di un solo figlio (che sia il primo o l’unico) spesso si differenzia sostanzialmente dalla mamma di 2 o più figli.

Le diversità si palesano già dalla gravidanza: chi aspetta il primo figlio ha in genere un solo pensiero: il figlio.
Qualunque cosa la neomamma stia facendo, non farà altro che pensare agli effetti che questa cosa potrà avere sul feto.

A qualunque domanda le venga posta risponderà con un “sì, perché sai, sono incinta, 7+2”.

L’interlocutore, quello che le aveva chiesto se fuori stesse piovendo, in genere non risponderà “7+2 fa 9” solo perché capirà che c’è qualcosa che non va e ai matti, si sa, si dà sempre ragione.

Chi aspetta il secondo o il terzo o il quarto o più, sarà tutto un “Che? Aspetto chi? Non aspetto nessuno io….aaaaah! Intendeva che sono incinta?!”.

Eh…magari sì.

La valigia per il parto sarà pronta dal test di gravidanza positivo nel primo caso e avrà dimensioni da seconda casa al mare.

Per i parti a seguire, invece, la mamma entrerà in ospedale con 3 cose e una borsa tipo pochette Miu Miu. Altro non serve.

Per accogliere il primo nato la neomamma avrà speso tipo 5 stipendi suoi, 3 del marito, l’accompagnamento della bisnonna e la reversibilità del prozio che ha fatto l’Abissinia.
Tutto qui?
No, ha fatto anche 3 liste nascita, di cui 1 on line per chi è lontano o ggggiovane.

Per accogliere il secondo o terzo o quarto figlio, al “ti serve qualcosa?” la risposta sarà “ma noooo, arriva un bambino, mica mia suocera! Che vuoi che mi serva?”.

Dopo il parto, il primo, la neomamma contemplerà la meraviglia, incredula, per ore, con le lacrime agli occhi.

Dopo il secondo, la neomamma contemplerà un panino al salame e uno spritz, piangendo di gioia e urlando “in alto i caliciiiiiiiii!”.

La quantità di regali ricevuti al parto vi travolgerà col primo figlio. Così come l’ondata delle visite.

Col secondo…ehm…

Col terzo…via, compratevi delle belle riviste per la degenza e ordinatevi dei fiori con Interflora per tirarvi su.

Alla domanda a bruciapelo “Quanto ha?”…

“24 giorni oggi!” risponderete sicure al primo figlio.
“circa un mese” direte al secondo, chiedendovi se forse non siano già 2 mesi?!
“mmmmm…è nato il 15…di…era marzo? sì, ecco, mi pare…conti lei, eh” dal terzo in poi.

Ma è solo alla domanda “lo allatta lei?” che si scopre l’esperienza.

La primipara dirà la verità, qualunque essa sia.

La pluripara dirà “cerrrrrrto!!!” anche se va avanti a Nidina dal primo giorno. E fottetevi tutti.

I primi passi del primo figlio saranno accompagnati da lacrime e urla di giubilo.
I primi passi del secondo da un “Merda! Ora son cazzi!”
Quelli del terzo da un tentativo di azzoppamento.

La reazione al primo “nghè” del primo figlio saranno applausi, ola del parentado invitato ad assistere, vernissage con catering vegano che fa figo e lacrime dei neogenitori.

Col secondo ci si scompone al primo “mamma”.

Col terzo solo al proemio dell’Iliade recitato in greco antico.
E neanche poi tanto, perché il sanscrito avrebbe fatto più scalpore.

L’inserimento al nido del primo figlio avverrà tra lacrime e sensi di colpa, Malox ed endovena di ansiolitici.
L’inserimento del secondo “Miiiiiiii, 2 settimane?!”
Quello del terzo “Bon, son 3 giorni che sto qua, ora basta, eh! Ciao cari!”.

Alla prima caduta del bebè dal letto, la primipara correrà al PS urlando “Codice rossoooooooooooooooo”, la bismamma sa che sarà la prima di una serie e terrà il PS per il primo taglio che necessiterà punti, trismamma lo raccoglierà dandogli una guardata e tornerà a girare il minestrone.

Lo svezzamento del primo figlio avverrà a patata-zucchina-carota.
Quello del secondo a minestrone e bistecchina.
Quello del terzo a trippa e cassoeula se siete del nord, a caponata e capicollo se siete del sud.

Poveri i secondi? Disgraziati i terzi?

In effetti, la magia del primo figlio non potrà mai più essere eguagliata, è vero, ma la rilassatezza e il sorriso con cui si accolgono e si crescono i secondi e i terzi e i quarti e i quinti, sono unici e ineguagliabili.

E l’amore…beh, l’amore, care mie, è amore!

 

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