Il rientro

Ci sono cose peggiori nella vita di una mamma del rientro dalle vacanze?

No, a parte non averne fatte.

Dimenticate la poesia delle foglie che cominciano a cadere dagli alberi, delle fronde colorate di giallo e di rosso, delle caldarroste in avvicinamento.
Dimenticate tutte quelle stronzate sui buoni propositi e su settembre che è il nuovo capodanno e bla bla bla.

Concentratevi sulla realtà.


Il rientro significa lo sfinimento:

1) disfare le valigie

che di solito all’andata sono tutte ordinate che un serial killer tipo la Kondo – perché ora ditemi che è normale la Kondo – proverebbe piacere fisico, e al ritorno le avete chiuse mettendovici sopra voi e i vostri figli, più i figli dei vicini di ombrellone mentre i mariti tutti insieme hanno chiuso le zip.

Le valigie, quelle che quando – in 12 – fate scorrere la zip esplodono come la Coca Cola che avevate agitato quella volta da bambini pensando che no, non potesse arrivare fino al soffitto della cucina.
E invece lo aveva poi fatto.
Così come i vestiti nella valigia.
Solo che questa volta non vi siete presi due calci nel di dietro e tre ceffoni per guancia…in fondo la vita è migliore, no?

E vogliamo parlare del contenuto dei bagagli? Che per farci stare dentro anche la piadina romagnola o il vestito tirolese, nonché la supercazzola per la suocera, è tutto un casino e non sapete più cosa è sporco e cosa è pulito.

Così, nel dubbio, meglio lavare tutto.
Tra 4 giorni avrete forse finito.

2) fare le lavatrici

87 lavatrici in 3 giorni.

E’ la maratona della lavatrice.

Roba che lei è lì ad allenarsi tutto l’anno per questo momento e, povera, ha l’ansia da prestazione sin dall’equinozio estivo. E se sta male lei, figuriamoci noi che dobbiamo poi stendere quello che lei ci restituisce pulito e profumato e, peggio delle emorroidi, pure stirarlo.

Ho sentito di lavatrici che hanno tagliato la corda quando la famiglia è partita per le vacanze pur di non doversi poi sottoporre alla no stop per 6 giorni.

Si dice che stiano in un posto meraviglioso, quello dove spariscono i calzini spaiati. E li lavano i calzini spaiati, sperando, prima o poi, in un ricongiungimento familiare col calzino disperso.

3) i figli a casa da scuola

Belli i primi giorni coi bambini a casa, eh!
Una poesia il tempo finalmente insieme!
Amiamoci!
Cuoricini e glitter in the air!
Cuore rigonfio d’ammmore.

A giugno.

A settembre, invece, dopo milioni, trilioni, miliardi di mamma ho fame, ho sete, ho sonno, mi scappa la cacca, ho fatto la cacca, mi pulisci?, ho il vomito, ho mal di pancia, ho vomitato, ho la tosse, mi prendi in braccio?, mi annoio, posso giocare col telefono?, posso fare il bagno?, lavoretti di ogni tipo, origami che dalla ranocchia sono arrivati alla Cappella Sistina e oltre, sentite vicina Medea e offrireste una birra alla Franzoni.

Non ci resta che attendere il momento del rientro a scuola dei figli.

Quello in cui le mamme piangono fingendosi commosse, ma in realtà piangono di una incontenibile gioia.

La gioia suprema, che viene superata forse solo da una:

quella provata nell’infilarsi il primo cappottino della stagione, che, benevolo, finalmente arriva a coprirvi il culo ingrossato sul lettino da spiaggia.

Buon rientro!

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