Io, mamma lavoratrice, non ho fallito (ancora)

Si è tanto parlato della lettera della giovane avvocatessa che ha scritto ad un giornale dicendo di non essere riuscita a conciliare i due ruoli faticosamente raggiunti, quello di mamma e quello di lavoratrice.
Era uno sfogo, ed ha avuto anche molte critiche.
Indovinate da chi?
Dalle donne, ovvio.
Chi le ha dato della lagna, chi della donna in sindrome premestruale, chi ha detto “madò che pesantezza”.
Da non mamme ho sentito dire “i figli li hai voluti, di che ti lamenti”.
Manco più il diritto alla lamentela, zitte e mute, avanti a sorridere.
Ma col cavolo, scusate.

Io faccio parte di una tra le categorie più sfigate: mamma, lavoratrice, libero professionista, pure titolare del proprio studio e “capo” di altre persone, senza aiuti.
Perchè i nonni che potrebbero aiutare non sono vicini, quelli vicini vanno aiutati, chè mica fila sempre tutto liscio: purtroppo esistono le malattie e anche le sfighe.

E quindi lo capisco il tuo sfogo, cara collega anonima.
Chi ti critica, mi viene da pensare, forse non fa semplicemente la stessa vita.
Bisogna trovarcisi, nelle situazioni.
Quando esci dal lavoro sempre troppo presto, con una pila di fascicoli che non sai se avrai la forza di aprire, dopo aver messo a letto i bambini.
Quando un incidente in tangenziale è una tragedia, perchè mancano 10 minuti alla fine della scuola e ci sei solo tu a poterli prendere.
Quando tuo figlio di chiede di fare uno sport e devi dire di no, perchè è troppo troppo presto per te.
Quando trovi allora un’alternativa compatibile ai tuoi orari, e lui si finge pure contento, ma questo vuol dire farlo uscire alle 8 di mattina e rientrare alle 19.30.
Quando speri che non si ammalino perchè non sapresti proprio come infilare nel tuo già enorme casino quotidiano pure la pediatra.
Quando ti sembra di sbagliare tutto, come mamma e al lavoro.
Quando non trovi nemmeno il tempo di organizzare la festa di compleanno dei tuoi figli, a cui l’hai promessa già troppe troppe volte.


Doveva essere sabato scorso, la festa.
Lo avevo anche anticipato ad una mamma, per “vincolarmi” (precisando che non ero ancora certa).
Ma poi la settimana  è partita con tutti i suoi casini, con impegni imprevisti, scadenze impreviste, la macchina da aggiustare e tutto il resto.
E così ho accantonato -con estremi sensi di colpa ovviamente- l’idea del compleanno, ma ho scordato di avvisare quella mamma.
Quando ho ricevuto il suo messaggio “ma allora domani c’è la festa?” è stata la famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Avrei tanto voluto farmi uno di quei bei pianti singhiozzanti, di quelli che poi sei sfinita ma anche rigenerata.

Invece non potevo, perchè avevo un cliente fuori dalla porta.
Allora ingoio le lacrime e mi dico “dai, piangi dopo, in macchina”.
Invece no, perchè dovevo andare dalla neuropsichiatra per la disgrafia di mio figlio, e non è carino presentarsi con la faccio rossa e sfatta, da mamma esaurita.
“Vabbè, fai anche questa e poi piangi a casa, con calma”.
No, c’è da recuperare il piccolo dalla baby sitter, lei sì mamma serena e serafica: vuoi farti vedere così?
Posso sempre piangere dopo.
Ma dopo la cena, dopo i compiti, dopo le chiacchiere serali, quando finalmente ho messo la testa sul cuscino, era troppo tardi per il pianto tanto agognato.
Ecco chi ha inventato il detto “non ho tempo neanche di piangere”!

Quindi sì, lo capisco, l’urlo di rabbia di quella mamma, perchè questo era.
Un grido di aiuto, un “ehi ci sono anch’io, qui sotto nella mischia, qualcuno mi vede?”
Perchè una delle cose che ci fa soffrire, quando si corre come noi corriamo, è che nessuno ci fa caso.
Farebbe tanto bene, sentirsi dire, almeno una volta, “ma sai che sei proprio in gamba?”.
Invece ci toccano i “poveri figli, a scuola alle 18” o “ma come non trovi tempo per la palestra, sono solo scuse” e ancora “pure la baby sitter oltre il doposcuola? Poveri bambini”.

O, come mia mamma ieri: “poverini, me li rovini, portali a vivere qui, almeno qualcuno li segue” (!).

Ma stavolta non sono stata zitta e mi sono presa la mia rivincita.
E chiedo a mio figlio presente:
“Tino che ne pensi? Che pensi della mamma?”
penso che sei la mamma migliore del mondo e io voglio solo te come mamma
“E io, mamma, da piccola cosa ti dicevo?”
Nonna: “mi dicevi -io non la volevo una mamma così!!!-“.
E trac, è partito, scherzoso, un bel gesto dell’ombrello.

Quindi, care amiche che come me fatte i salti mortali e arrancate sempre e comunque:

No, col cavolo che abbiamo fallito.

Non ho fallito perchè ho un lavoro, ho dei figli che sono vestiti, (più o meno) puliti, nutriti.
Che, nonostante mi costi corse mortali, fanno pure sport e musica.
Non ho fallito perchè torno a casa sempre con un sorriso, perchè so che quando apro la porta di casa inizia la parte bella della giornata. E pazienza se dura solo 2 ore.
Non ho fallito perchè anche se non ho lo studio più prestigioso della città, il mio lavoro, pur con tutti i pensieri, e le angosce e le responsabilità e i sensi di colpa,  lo faccio bene.
Non ho fallito se non sono ancora riuscita a fare una festa di compleanno: eravamo sull’Etna, al loro compleanno, Santo Dio!.
Non ho fallito se non ho potuto iscriverlo a pattinaggio.
E ci ho provato, ho preso ferie, ho saltato il pranzo, l’ho portato e mentre mi chiedevo come avrei fatto per le volte successive mi son detta: ma che sei scema? Voglio morire per un corso di pattinaggio?

“tesoro sai che c’è, sarebbe davvero difficile per me farti seguire questo corso”
“non importa mamma, grazie che mi ha fatto fare la prova, almeno ho pattinato un po’, ma faccio volentieri Karate come hai proposto tu, almeno ci sono anche i miei amici”.

Avrò fallito come madre quando i miei figli mi diranno che ho fallito, ma mancano vent’anni almeno (l’adolescenza non conta).
Finchè mi dicono “sei la migliore del mondo, vogliamo solo te come mamma” stringo i denti e vado avanti.

Non ho fallito come lavoratrice perchè sono arrivata fin qui, stringo i denti e vado avanti.
Perchè c’è la famosa luce in fondo al tunnel, ho resistito 8 anni, non posso mica crollare ora.

E’ giusto vivere così?
No, non lo è.
Ma non ho fallito io, nè tutte le mamme che corrono come me (dentro o fuori casa), col cavolo, un monumento dovrebbero farci, altro che fallimento.

No, sta fallendo la società.
Perchè non fa bene a nessuno – mamme, papà, coppie senza figli, single- correre e basta, e arrivare a buttarsi sul letto pensando “finalmente”.

Non è questa la vita.

Arriverà forse un giorno in cui lo capiremo, che i ritmi per vivere bene sono altri.
Certo, mancano anche i servizi, ma la verità è che non ho bisogno di avere la scuola aperta fino alle 18.30.
Ho bisogno di orari flessibili.

Penso, nel mio piccolo, che se mio marito (che fa tutto quello che può e, per inciso, se mi chiedesse “cosa hai fatto dalle 18 ad adesso”, come quello della mamma della lettera, non uscirebbe di casa con le sue gambe) potesse finire di lavorare, almeno qualche volta, alle 16.30, la nostra vita sarebbe totalmente più facile.
Se potesse fare un paio di pomeriggi di lavoro da casa, se avesse qualche venerdì pomeriggio libero… quanto più tempo per stare assieme, per godersi i frutti di tante corse!

Noi stiamo lavorando per questo, per essere così “forti” e bravi da poterci permettere di dettare le nostre regole.
Ma ecco, un aiuto politico-sociale in questa direzione non ci farebbe schifo.

Nel frattempo, mentre arranchiamo, e ci sentiamo in colpa, e non abbiamo nemmeno il tempo di piangere, beh, una pacca sulla spalla fa sempre piacere.

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23 Comments

  • mmm d'accordissimo su tutto tranne che sull'incipit, perché io di critiche maschili, di "avete voluto la bicicletta?", di "prima frignate perché volete i figli e poi perché non riuscite a starci dietro" e di "anche i papà fanno fatica!" ne ho lette parecchie

  • La lettera parla si una a cui non piaceva il suo lavoro. Lo dice all'inizio che voleva fare la giornalista. E con una laurea in giurisprudenza si può fare. Mio padre era inviato e aveva studiato fisica, pur non azzeccandoci nulla. Io critico le parti in cui generalizza. Dire "la verità è che è impossibile" non è accettabile. La verità è che per lei era impossibile. In secondo luogo non in tutti i luoghi di lavoro ti fanno uscire prima dei colleghi uomini. Cosa dici "scusate poiché sono donna devo andare a casa a preparare la cena?". Anche dire "il ruolo deo mariti è sempre marginale". Parli per se stessa e per la sua coppia, non è obbligatorio che sia marginale. E ci sono donne che non possono permettersi di non riuscire perché se no il mutuo non si paga da solo. Non tutte hanno qualcuno che mantiene 3-4-5 persone. E io capisco le donne che criticano perché quella lettera si arroga il diritto di parlare per tutte le madri. I sensi di colpa di un uomo che lascia il lavoro così prende i bambini all'asilo non li ho mai sentiti. Alcune donne sono stufe di vedersi attribuito questo ruolo. La parte im cui non sa che rispondere al marito su cos'ha fatto dopo le 18 è da anni '20. Cos'è un altro datore di lavoro?

  • Credimi Morna quando avranno 20 anni ma anche solo 12 saranno felici di tutte le opportunità in più che si possono avere quando in famiglia ci sono 2 entrate. La lettera parla di conto prosciugato per la babysitter. A parte che una tata dalla mattina alle 18 non costa quanto lo stipendio di un avvocato (quando si hanno 2 bimbi al nido conviene più di pagare 2 rette) e poi lo stipendio ci sarà che dopo quando non va più pagata la tata. Ci sarà la pensione anche. Insomma mi sembra un discorso riduttivo e non capisco nemmeno perché questo bilancio vada fatto sullo stipendio della donna e non di entrambi.

    • Lo spero Elisabetta.
      Sullo stipendio di avvocato avrei da ridire ah ah ah :-9
      Per il resto, concordo. Anche io per un periodo ho investito quasi tutto che prendevo in baby sitter (parlo delle mie entrate, ma ovviamente come dici tu il bilancio va fatto su tutte le entrate) ed è frustrante, ma non è per sempre per fortuna…

    • Mia madre ha sempre lavorato da quando avevo 6 mesi, io sono stata qualche mese con mia nonna poi con una babysitter fino a 3 anni perchè al nido non ero stata presa e dai 3 ai 13 anni con un'altra babysitter che tutt'ora che è un'anziana signora (aveva passato i 50 quando iniziò con me) vado a trovare. Mia marde lavorava in un gionale come impiegata e aveva 3 turni diversi in uno di questi doveva aspettare la chiusura dei gionale e a volte lavorava il weekend per un totale di 12 giorni di fila con poi un weekend libero. Lavorava 6 ore al giorno, ma iniziava alle 9 oppure alle 14 oppure alle 16. Spesso la mattina mi teneva a casa dall'asilo. Mio padre è sempre stato molto presente. Ho un bellissimo ricordo della mia infanzia, la ringrazio per l'immagine di donna e di indipendenza che mi ha dato e per tutte le possibilità che ho avuto anche grazie al fatto che con 2 stipendi c'era un po' di agio.

  • Io le mamme le ammiro, così come ammiro i papà che corrono corrono corrono per i loro bimbi (ne ho avuti di colleghi così, che si dividevano le corse con le mamme).
    Se Fidanzato mi dicesse (pur non avendo figli, è un discorso generico):"cosa hai fatto dall' ora x all' ora y?" prenderebbe un sacco di calci in culo. E dubito di essere la donna più fortunata della terra, di uomini presente come e a volte più delle donna in casa e con i figli ne ho conosciuti tanti.

  • Io le mamme le ammiro, così come ammiro i papà che corrono corrono corrono per i loro bimbi (ne ho avuti di colleghi così, che si dividevano le corse con le mamme).
    Se Fidanzato mi dicesse (pur non avendo figli, è un discorso generico):"cosa hai fatto dall' ora x all' ora y?" prenderebbe un sacco di calci in culo. E dubito di essere la donna più fortunata della terra, di uomini presente come e a volte più delle donna in casa e con i figli ne ho conosciuti tanti.

  • Nemmeno io ho letto la lettera di cui parli. Mi sono fatta pero' un'idea conoscendo la situazione lavorativa in Italia e confrontandola con la situazione all'estero ed in particolare in Germania…in Italia la famiglia vale zero. I genitori devono fare veramente i salti mortali per far quadrare i conti e se non hai l'aiuto di qualcuno (nonni, babysitter etc…) non ne vieni fuori oppure devi rinunciare a qualcosa.
    E basterebbe veramente poco come dici tu, lavorare un paio di giorni da casa…mio marito ad esempio lo fa. Oppure entrare prima al lavoro per uscire prima. Qui in Germania e' normale uscire di casa alle 6 del mattino ma poi hai tutto il pomeriggio libero per portare i figli a fare sport, musica o semplicemente prenderli a scuola. L'importante e' fare le 8 ore di lavoro, da che ora poi le fai sono cavoli tuoi…oppure uscire prima se ad esempio hai un'emergenza o un appuntamento e recuperare le ore in un altro momento. Sono piccole cose che non vengono minimamente prese in considerazione in Italia, dalle aziende, dai datori di lavoro…eppure farebbero una grande differenza…

  • Nessuno fallisce. Nessuno e'perfetto non esistono genitori perfetti.
    Mi fermo solo su una cosa il bimbo e'felice non tanto se e'ben vestito o lustro ,a loro non interessa nulla sono felici anche se si usano vestiti usati,
    I bambini sono felici se li ascoltate,se dedicate del tempo attivo con loro al giorno anche un oretta. Ma che sia vostra. Ricordatevi di dire ai figli che li amate sono felici di sentirselo dire e rafforza la loro autostima e intelligenza emotivs.
    Sei una mamma in gamba che fa di tutto per i figli e non sei fallita.fallito e'chi giudica

  • Io sono una mamma che lavora, che conta i secondi anziché i minuti, ho la fortuna di avere il pomeriggio per i miei tre bimbi ma mi sento ugualmente inadeguata, troppo presa dalla necessità di provvedere alle loro necessità, con troppo poco tempo per sedermi vicino a loro senza dover scappare con una scusa a cucinare o fare il bucato… mi sento non compresa perché, per quanto meraviglioso e sensibile, mio marito mi chiede sempre "e che hai fatto in questo tempo??" E non capisce, non capisce che ogni secondo della mia vita è sacrificato a tutti loro. Questo fa soffrire quanto il non poter giocare con i bambini…

    • di solito per far sparire questa domanda urticante domanda basta pretendere che loro facciano lo stesso per un po' di giorni (uno non basta!, una settimana sarebbe il top).
      Nel mio caso funziona poco perchè in effetti quando ci sono io, lui arriva e sembra siano passati i ladri, quando è a casa lui è tutto lindo e in ordine… Ma la mia risposta è: "perfetto, allora vedi di finire per le 16.30 così la casa sarà esattamente come la vuoi"

  • Anche io sono una collega. Con grandi sacrifici e sforzi sono riuscita a creare un piccolissimo studio. Mi sono sentita dire da un cliente, donna e mamma: "Va beh, tu sei una mamma. Gli avvocati mica escono per andare a prendere i figli all'asilo". Non sono riuscita in quel momento a risponderle, purtroppo.
    Faccio una fatica immensa a conciliare tutto, è vero, ma ce la si può fare e non credo di aver fallito. Almeno per ora!

    • Ossignur, ma che vuoi rispondere a una testa simile??
      Sì è dura, ci sono giorni in cui mi sento a terra e vorrei mollare tutto, altri in cui, potendomi permettere di prendermi mezza giornata senza chiedere niente a nessuno, e fare loro una sorpesa, mi sento davvero "realizzata". Finchè i due momenti si alternano, va tutto bene… 🙂

  • Io ho appena ricominciato a lavorare dopo l'ultima maternità. E ci sono giorni in cui vedo le cose con ottimismo e sì, la penso come te: non ho fallito, sto facendo del mio meglio e loro stanno bene. Ci sono altri giorni in cui sono così stanca emotivamente e fisicamente, che mi sento in trappola. Mi mancano i miei figli, mi manca fare la mamma e prendermi cura di loro.
    Penso che sia importantissimo per una mamma lavorare, perchè quando si sta con i bambini ci assorbono così tanto che perdi un po' la tua identità e le tue passioni. Il lavoro ci restituisce uno spazio personale, anche solo come contatti umani (nel bene e nel male eh!). Penso che sia di vitale importanza avere al proprio fianco un compagno che ci possa supportare e aiutare e che sia intercambiabile con noi. E sono d'accordo con i primi commenti: non è un dovere che sia sempre e solo la mamma, è molto radicata però nella mentalità del nostro paese, e in fondo anche nella mia, pur essendo capace di razionalizzare e capire che può cambiare. Ma abbiamo bisogno di datori di lavoro e di uno stato che si rendano conto che la famiglia e la vita personale hanno un peso determinante sul benessere anche produttivo delle persone! Flessibilità, telelavoro, strutture più vicine alle esigenze di chi oltre alle 8 ore di lavoro, si deve sparare anche 2 ore di strada per esempio. Per dare a tutti la possibilità di fare i genitori.

    Avevo parlato anche io della condizione della mamma lavoratrice del 2016..se vuoi..
    http://www.peaceandmom.com/2016/11/la-mamma-del-2016.html

  • … Eppure a me viene solo da piangere quando la sera mi dice che gli manco perché lavoro 😭😭😭😭😭😭😭😭😭😭😭 e mi fa impazzire per cena perché non gli va bene quello che preparo 😔

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