Andiamo a comandare ‘sto cazzo

Caro Rovazzi,

prima che mio figlio di 7 anni un giorno esplodesse in un “Rovazzi, ma che cazzo faiii?!” non avevo mai sentito il tuo nome e, come credo tutte le mamme d’Italia, non ne sentivo affatto la necessità.

Non fraintendermi, Fabiuccio nostro, da ragazze quasi tutte noi ti avremmo frequentato volentieri, perché si vede che saresti stato una degna compagnia, ma ora no, ora ci tocca un ruolo diverso,

capisciannoi.

“Tesoro, da dove esce questa delicata battuta?”
“E’ una canzone, ma’!”

“Magari cambiamo canzone, se vogliamo vedere gli 8 anni.”
“Ok, ma’!”

Pensi sia finita lì, perché, crescerlo a rock, jazz e Battiato ‘sto figliolo, sarà pur servito a qualcosa, no?

Io, io che non ho mai ceduto alle Tagliatelle di Nonna Pina, che se facesse una crociera la nonna e, invece che impastare farina, impastasse le chiappe d’un ballerino cubano sul ponte 2, la nonna!

Io, io che non ho mai voluto nemmeno che mio figlio sapesse dell’esistenza del Pulcino Pio, a cui ho sempre e solo augurato di finire arrosto con due patate, perché per la frittata era già tardi.

A me, non può capitare.

No.

No una fava.

Ad un certo punto cominciarono risposte del tipo: “mi è salito l’andare a comandare“.

Puoi immaginarti, caro Fabio, la faccia di una madre quasi quarantenne, ignara della tua esistenza e peraltro all’epoca nuovamente gravida e con l’ormone incazzato e distratto, chiedersi:

ma starà bene? Ma che avrà? Boh, passerà…

Seguirono uscite del tipo “non so se sono pazzo o sono un genio” e tu, madre italica media, stupita, cominciasti a chiederti se tuo figlio non fosse un Kant in erba, rimuovendo con forza l’idea che potesse solo essere un Marzullo poco più che in fasce.

Poi, Fabiuccio, capii.

Andai a prendere mio figlio a un campus estivo e capii.

Vidi uno spettacolo increscioso, te lo giuro.

Tipo 40 bambini assatanati saltare in simultanea che manco al San Paolo ai tempi di Maradona e capii.

Era la tua “Andiamo a comandare“.

Che, tutto sommato, era pure innocua, sai?

Se non fosse per il fatto che diventa insopportabile quando la senti cantata 423 volte al giorno da una voce di settenne e 74 volte al giorno dalla tua, con tanto di video su Youtube a ripetizione.

Sono innocui, pensa te, persino i riferimenti ai cannoni, fidati, perché tanto i bambini, povere anime sante e innocenti, urlano in coro

“non mi fumo caRne”.

E così anche i genitori vegani si uniscono felici al coro e le mamme vegane ai salti.

Tutto bellissimo.

Così, mi sono detta, tollera, passerà…e ho persino cominciato a trovare divertenti le vignette sul trattore in tangenziale e simili.

Alla lunga, sì, lo ammetto, ti ho detestato, perché che du cojoni, tu non puoi capire.

Davvero, eh! Solo un genitore può capire che strazio hai creato nelle nostre anime o più prosaicamente nelle nostre orecchie.

Ma era andata: finita l’estate, finita la menata.

E, invece, sei stato crudele, sottile e crudele, perché un giorno, così, d’improvviso, rieccoti:

a domanda di mamma arrivò questa risposta:

Il ca che me ne frega“. 
Seguita da fragorosa risata.

Scusaaaaa?!

E’ una canzone ma’, perché, non si dice?
Magari anche no, se tieni alla paghetta.
Ma, mamma, “ca” allora sta per “cazzo”, vero?

Rova’, te lo dico con affetto, abbi pietà di noi.

Vestiti da coglione, mettiti le trecce con Fedez, fatti le canne e fatti mezzo universo femminile, a noi, davvero, non importa, divertiti più che puoi, te lo diciamo col cuore, fallo, che poi ti toccherà un figlio che ti canta Rovazzi, ma ti prego, mollaci.

Libera i genitori da te!

Renditi conto: ti cantano a squarciagola negli oratori feriali, non ti fa tristezza il solo pensiero?

Fa qualcosa o dovremo pensarci noi. Perché io ci ho a lungo pensato, sai?, e faccio un appello alle mamme:

Mamme, care amiche mamme, qualcuna a cui piaccia Fabiuccio ci sarà.
O anche solo una che sia abbastanza zoccola e libera da impegni, ma vogliosa di figliare.

Ecco: fatevi ingravidare, io vi prego.

Diamo un figlio a Rovazzi.

Un figlio che gli canti “Andiamo a comandare” ininterrottamente per ore, giorni, settimane e che quando tu credi abbia smesso e assapori la libertà attacchi con “Il ca che me ne frega”.

Qualcuno renda padre Fabiuccio e gli regali ciò che lui ha regalato a noi.

Una vita demmerda.

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