Cose che succedono la mattina e la sera quando si hanno figli

Chiunque abbia figli, specie se lavora fuori casa, ha ben presente il delirio in una casa con bambini, la mattina.
Altro che pubblicità dei biscotti, con tutti sorridenti, lavati e pettinati a chiacchierare amabilmente!
Ora, visto che mal comune mezzo gaudio, raccontiamocelo un po’, suvvia.

Ho due figli, entrambi nati sotto il segno del leone, entrambi maschi, 3 anni di differenza.

Ovviamente sono la notte e il giorno, in senso piuttosto letterale.
Bioritmi completamente diversi, il grande che si sveglierebbe all’alba, che adora essere in anticipo, che alle 7, quando mi alzo, è già lavato e vestito.
L’altro che non vorrebbe mai andare a dormire e, di conseguenza, non vorrebbe mai alzarsi.

Uno si sveglia ciarliero e dispettoso, l’altro sta(rebbe) in catalessi per i primi 40 minuti.
Praticamente è come mischiare acido nitrico, acido solforico e glicerina, un bel botto.

Il grande inizia a tormentarlo mentre il piccolo è ancora a letto. Tondino, che è a carburazione lenta e avrebbe solo bisogno di pace e silenzio,  inizia ad incazzarsi e a sbraitare prima ancora di scendere dal letto.
E’ bellissimo, no?, svegliarsi e iniziare la giornata con  urla, pianti e insulti. Mette di buon umore.


Ci si siede tutti assieme, felicemente e amabilmente a tavola per la colazione:
“ancora latte e cereali! che palleeeee!”
“uffaaaaaa, solo 2 tipi di biscotti! Che schifo di vita!!!”
Io, già provata dalle urla di cui sopra, rischio seriamente di farlo arrivare all’asilo lanciandolo direttamente dalla finestra (l’asilo è di fronte a casa, con un po’ di esercizio, forse…).
Dopo averli minacciati delle peggio cose, la colazione da mulino bianco inizia tra dispetti, pianti, grida:
“buaaaahhahha,  MAMMAAAAAAAA Ale è cattivo, mi tormenta!!!! Mi ha detto che io amo Maddalena, ma io non amo Maddalena!!!!! Buahahahahahahah”.

Si  prosegue con l’innalzamento del redivivo muro di Berlino, fatto con scatole di cereali, biscotti, cartoni del latte e altro materiale di facile reperibilità, che i due interpongono tra le rispettive facce per non vedersi, uno lo erige, l’altro lo abbatte, urla, pianti, sputi.

Finisce con me che sbraito perchè Ale vuole uscire con troppo anticipo, mentre l’altro sta ancora con lo sguardo fisso al muro, in un dialogo muto con i santi e i martiri.

Di qui in poi, me ne sbatto.

L’accordo familiare è che a mio marito tocca la mattina, a me la sera.

Io dovrei uscire prima di tutti, visto che faccio orario continuato e alle 5 me ne vado, ma tutto sto bordello mi rincoglionisce talmente tanto, che alla fine son quasi sempre l’ultima  (e Dio quanto mi godo quegli ultimi 10 minuti a casa da sola!!!).

Devo dire che ora che Mirtillo va a scuola da solo le cose sono più semplici per tutti, salvo il fatto che è uno scassaballe inaudito.

Fino a qualche tempo fa, la divisione dei compiti tra me e mio marito era totalmente a suo favore, ma non ha mai capito quanto.

Infatti se la mattina, tutto sommato, è “facile” (specie con i tappi nelle orecchie), e comunque elastica (all’asilo si entra fino alle 9 e mio marito ha un orario di entrata leggermente flessibile), la sera, non ci son santi e madonne, io devo schizzare fuori dall’ufficio entro le 5, anche se sto parlando al telefono con un cliente, con un collega, con il Papa, anche se sono ancora in una riunione protratta più del previsto, anche se sto bloccando un missile nucleare, anche se stanno piovendo meteoriti o se c’è un’invasione di cavallette.

Con una scusa o con l’altra, io devo salutare e andarmene di corsa.
Non vi dico le figuracce, una volta ho riagganciato talmente bruscamente ad un collega che il giorno dopo mi ha chiesto se mi era passato l’attaco di cagotto.

E uscire puntuale non è niente, devo pregare tutto il tempo di trovare la strada libera.
Perchè dal mio ufficio a casa sarebbe un attimo, 10 minuti di tangenziale e sono arrivata, ma è l’unica via di accesso, un incidente e si blocca tutto.
E non è così infrequente, non conto gli infarti che mi sono venuti incappando in un incidente in galleria (ma perchè tutti si devono tamponare in galleria?!) senza nemmeno la rete per telefonare e implorare un vicino, una bidella, la barista, satana, chiunque.

Supponiamo di sopravvivere ed arrivare.

Qui, care mie, è uno dei rari casi in cui i bimbi più crescono più ci semplificano la vita.

Io ricordo come fosse ieri il delirio di rientrare a casa con due figli piccoli, uno nell’ovetto ed uno poco più che treenne. Son cose che non si dimenticano.

Passi dal nido, con le maestre tanto carine che ci tengono a raccontarti della giornata del cucciolo, mentre tu pestoli perchè hai i secondi contati.

Quindi parti a razzo, con questo ovetto da  150 chili (deve esserci una reazione fisica strana, perché un pezzo di plastica unito ad un neonato sprigiona un peso circa 100 volte superiore dei due singoli pesi sommati).
Attraversi vie, viali, semafori, idioti, arrivi finalmente all’asilo.

Ovviamente non puoi lasciare il figlio in auto, quindi di nuovo estrai ovetto con figlio da 150 chili, entri, recuperi il figlio n. 2, arraffi i 350 avvisi che inseriscono in bacheca, il libro che si è portato, il peluche, la maglia bagnata, pure la maestra visto che ci sei.

Esci con l’ovetto su un braccio, i 350 avvisi in mano, l’altro figlio arpionato praticamente con le unghie perchè non ti scappi in mezzo alla strada, la borsa tra i denti, ricarichi tutti in auto.
Quando diventa troppo grande per l’ovetto, ma è ancora troppo piccolo per camminare, le cose si complicano ulteriormente: ho dei ricordi poco edificanti del pargolo appoggiato sul cofano, mentre con una mano lo tenevo, con l’altra cercavo le chiavi, con il ginocchio placcavo l’altro contro la portiera perchè non fuggisse. E non voglio nemmeno immaginare come sia con due (o più!) gemelli.

Arrivi a casa e devi estrarre il solito aggeggio infernale, l’altro figlio, recuperare gli avvisi sopravvissuti (metà si son persi per strada, gli altri sono ancora sotto il sedile. Ecco perchè non ho molte amiche mamme: ho sempre saltato i compleanni senza avvisare e soprattutto ignara di essere una stronza) c’è pure la posta, la borsa e la 24 ore, le chiavi di casa, le chiavi dell’auto.
Regolarmente ti cade qualcosa per terra, di solito le chiavi di casa, ma sai che se ti chini a raccoglierla ti cadrà anche tutto il resto, o, se ti va bene, farai prendere una capocciata al figlio in qualche spigolo: devi scegliere tra chiavi e figlio, scegli le chiavi e molli il neonato per terra sul pianerottolo. Ci ripensi, mentre lo prendi ti si rovescia la borsa, arraffi la borsa, si cappotta il figlio. Il secondo è sparito da qualche vicino, lo recupererai dopo (forse).

Sali le scale disseminando biglietti, fazzoletti, chiavi, pezzi di neonato e nel tragitto ti chiedi cosa hai fatto di male per meritarti questa agonia tutti i santi fottutissimi giorni.

Arrivi a casa, molli tutto per terra, borse, figli, avvisi, e finalmente ti accasci, sfinita.
Ah no, sono da svestire, c’è la pipì, la cacca, il pannolino, il latte, sto ceppo.

Poi arriva tuo marito, che entrando inciampa in indumenti abbandonati, scarpe, fogli sparsi, biberon, e chiede (quasi giustamente) se sia scoppiata una bomba.
Ce l’avessi, una bella bomba a mano, la useresti in questo momento, ma sai che sarebbe comunque già scoppiata prima, sul giro scale, quando ti è rotolato tutto di sotto.

Ma il tempo passa, grazie a Dio, e , incredibile ma vero, le cose si semplificano.

Non ricordo il pianto dei miei figli neonati, ma ricordo ancora, dopo anni, il sollievo di poter estrarre un figlio dall’auto e metterlo semplicemente giù, finalmente bipede.

Un altro fondamentale passo verso la semplificazione della vita e la liberazione materna è quando diventano più autonomi: li vai a prendere e si tolgono il grembiule, si vestono, si mettono le scarpe.
Salgono in auto da soli e arriva pure il giorno in cui si mettono la cintura di sicurezza da soli.
Mirtillo lo ha fatto piuttosto precocemente, Tondino-bracciacorte ancora fa fatica, ma ci siamo quasi.
Vi giuro che dopo 8 anni di deliri serali, anche pensare di non dovermi più infilare nell’auto col culo di fuori per ravanare tra la monnezza  le cartacce ed allacciare la cintura mi pare un grande e ulteriore traguardo.

Infine, e finalmente, mi aiutano.
Ognuno si porta i suoi avvisi,  i suoi libri, ed aiutano anche me se ho la spesa o altro.
E, toh!, l’invito a un compleanno! Chissà perchè non ci invitava nessuno, quando eravate più piccoli!
(Poi quando trovi il tempo di lavare l’auto e sbucano da sotto il sedile gli inviti del 2011, capisci).

E, un giorno dopo l’altro, si arriva all’ultimo traguardo verso la salvezza.

Tornano a casa da soli.

Immagino che non tutte avranno la fortuna di assistere già alle elementari a questa grande gioia e liberazione, ma io abito in culo all’universo, lasciatemi almeno questa soddisfazione.
Qui possono farlo dalla terza elementare, quindi tra tre anni, tra soli tre anni!, io non dovrei più prendere nessun figlio a scuola.
Miraggio!

In realtà non accadrà, perchè giusto quando Tondino sarà in terza, Mirtillo andrà alle medie in città, ma va beh, vediamo di arrivarci: sarà un adolescente, immagino che il rientro a casa sarà l’ultimo dei miei pensieri.

A dirla tutta, questo potrebbe essere l’ultimo anno di deliri serali, per me.

L’anno prossimo, con entrambi alle elementari, mi conviene assumere una baby sitter piuttosto che pagare il doposcuola per due, quindi io dovrò solo prendere il mio prezioso (e, per allora, sicuramente magro) culo e portarlo a casa.
Non so se vi rendete conto.
Uscire dall’ufficio, non riattaccare a nessuno perchè due minuti non cambiano la vita, non maledire più quelli che si fermano all’arancione, ma, serenamente e leggiadramente, arrivare con i miei tacchi e la mia borsetta sotto casa,  salire e trovare tutto ordinato e tranquillo (vabbè, lasciatemi sognare).

Insomma, care mamme, in alcune, piccole, banali cose, c’è la luce in fondo al tunnel!
Forza e coraggio!

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26 Comments

  • Hahaha, io sono nella fase uno che non sta nell'ovetto ma se lo metto giù si siede per terra o si allontana senza avere idea di cosa fa, l'altra che inizia a sapersi mettere scarpe e giacca da sola, a volte, ma mi ritrovo molto nell'immagine della bomba a mano e altri dettagli… soprattutto nel chiedersi COME CAVOLO FACCIAMO TUTTE SENZA STRIZZARE NESSUNO! Un grande abbraccio a tutte

  • Letto ieri sera e condiviso con la mia dolce metà che conferma in toto.
    Ti dico solo l'ultima, fresca fresca di mattina: notte insonne perché Nano2 (10 mesi) ha fatto l'ennesima febbrata, risveglio super sclerato ed incazzoso di Nano1 che non vuole andare all'asilo, non vuole bere il latte, non vuole lavarsi i denti, non vuole vestirsi, non vuole mettersi le scarpe (io non ci arrivo a lanciarlo all'asilo, troppo lontano, ma il lancio dalla finestra diritto in macchina giuro che sarà la prossima specialità olimpica!!!). Risultato: sono uscita di casa con due scarpe DIVERSE!!!! (entrambe nere, almeno quello), ma una tipo stiletto, l'altra più versione comfort. Ho portato il pargolo urlante all'asilo passando a piedi per la piazza del paesello, salutato i millemila genitori, insegnanti, inservienti, e me ne sono accorta solo dopo essere arrivata in ufficio, dal quale non uscirò prima di metà pomeriggio. BUON VENERDI' 17 (esticazzi!??!?)
    Quella dell'ovetto che decuplica il peso e le 300000 cose che ti cadono (a me sempre, e ad ogni una mi verrebbe un rosario di porconamenti) = TOP!!!!! 😀

  • 4 piani senza ascensore, a volte mi scappa un NON SI CORRE PER LE SCALE, ma poi chissene, correte basta che salite da soli e non vi romptete niente, che ancora vi devo portare su tutte le borse e gli zaini, allora se vi rompete una gamba, le scale le fate anche con il gesso, io non porto su più nessuno (l'ovetto è rimasto al piano terra il secondo giorno, maledetto oggetto malefico)

  • Sei fenomenale come sempre! Vuoi non farli litigare a colazione? Falli rincoglionire davanti ai cartoni! Lo so, non è educativo,ma vuoi mettere prepararti senza sentire urli? Io non ci rinuncio più! L'unica cosa, ogni tanto devi ricordargli di masticare!!! 🙂
    Federica

  • Mamma di gemelle di 3 anni e mezzo presente……finalmente salgono le scale da sole! Il top è stato il periodo in cui per parcheggiare la macchina nel box stretto ed evitare di investirle in fase di manovra, le legavo al palo del garage con la pettorina, stile cagnetti fuori il supermercato!!!

  • Che ricordi! Ma almeno quando si addormentavano nell'ovetto, lo attaccavi/staccavi senza svegliarlo. Con il passeggino era un delirio il passaggio in o dall'auto. Ora sono finalmente bipedi autonomi. Nido e asilo nello stesso edificio e il grande che da un paio di settimane si cambia tutto da solo (giubbotto, sciarpa, scarpe.. ) mentre io sistemo il piccoli. Goduria

  • io in piena fase delirio, grande tre e mezzo, piccolo di 5 mesi nell'ovetto.. ieri nello staccarlo dalle ruote per portarlo su, con in mano giacche merenda bolle lavoretto fatto all'asilo e mano ferita della grande.. si è ribaltato ed è caduto a terra 😨

  • Uh signur per fortuna adesso entrambi alla materna (anno prossimo per due anni ancora delirio che il grande inizia le elementari) e grazie ai turni del marito a me toccano giorni mattina/sera e nanna ����

  • Vere verità che viviamo ogni giorno. Peccato la mia metà non lo abbia mai capito e io di figli ne ho sempre avuti tre… Così ai 17 mesi della seconda, allevata totalmente da sola e allattata 14 mesi, aggiunto un lungo periodo post operatorio al ginocchio del marito, (figlio+invalido….uomo "malato" da guardare e scarrozzare..) mi sono fatta una bella depressione a 360 gradi che ha mandato un crisi il matrimonio. Solo perché lui tutte le cose che io ho passato non le ha mai capite. Noi dobbiamo essere sempre forti e presenti e attive. Ma perché…

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