Cos’ha lei che io non ho? La gelosia delle mamme

I neonati crescono.

Già.
E con loro crescono anche la capacità di esprimersi e quella di paragonare, nonché matura anche lo spirito critico, il che significa che da un giorno con l’altro verrete paragonate ad altre mamme, alle nonne, alle babysitter, ma anche alla mensa scolastica, alle maestre e alla Cetto La Qualunque.

E sentirete crescere dentro di voi quella frase, quella che avete detto quando vi hanno piantato un gran paio di corna in testa o, se non vi fosse mai successo (o, semplicemente non sapete che è successo, meglio così, date retta… ), quello che diceva Brooke in Beautiful ogni qual volta Ridge si trombava qualcun’altra facendoci magari anche un figlio, ossia:
cos’ha lei che io non ho?
 


No, perché una può essere già più o meno una mamma gelosa di suo, eh, ma anche se non lo si è affatto, il confronto fatto dai neuroni dei tuoi figli e reso parola dalle loro corde vocali un po’ i nervi li fa venire, eh. E a tutte, gelose o non gelose che siate.
I classici campi di battaglia sono i seguenti:

1) La cucina

Prima di avere figli eri convinta di essere una cuoca discreta oppure, in alternativa, credi di essere diventata una cuoca accettabile da quando hai partorito.
Lo hai fatto per loro, per amore dei tuoi bambini, vero?
Ecco come vieni ripagata ad un certo momento della loro vita:
Mamma la tua pasta è noiosa.
In che senso scusa?
E’… è… è tutta uguale, vedi?!
Scusa?
Sì, non è come quella della mensa che ha alcune parti molli ed altre dure…
No, in effetti no, non è così… è noiosa, sì.
Fai la pizza utilizzando farina scelta macinata a pietra, lievito madre, olive raccolte a mano una ad una, pomodoro colto personalmente dal contadino a cui lo paghi come fosse cocaina e non un ortaggio.
Lasci la pasta a lievitare finché quasi non te ne vai in pensione, leeeeentamente, al tepore creato da te che aliti sull’impasto per 72 ore ininterrottamente senza prendere sonno mai?
Bene.
Com’è?
Mmmmmmmm… buona, sì, ma non è come quella della mensa! Quella sì che è buona!
Ma vaff…
Ragazzi, stasera preparo le polpette.
Ricetta della nonna?
Sì, la stessa…
Ah, meno male, così FORSE ti vengono buone.
Mamma ho mangiato da Paolo e abbiamo mangiato benissimo! La mamma di Paolo cucina davvero bene!
Ah – crack, coredemamma a pezzi – e cosa vi ha preparato di buono?
I sofficini.
Vado avanti?

2) la loro essenza di bambini

Difficile da comprendere.
Questa mette in crisi, io ve lo dico.
Che je dite al piccino in lacrime che dice che voi non lo guardate come fa nonna? O come la babysitter?
Che voi non lo capite come lo capisce la nonna?
Che voi non ridete alle sue battute come la babysitter?
Mia sorella diceva sempre a mia madre che lei guardava me con la faccia bella e lei con la faccia brutta.
40 anni dopo ancora ci chiediamo che volesse dire.
Il fatto che non si sia data all’eroina a 14 anni nonostante il pediatra avesse consigliato a mia madre di chiuderla in bagno al buio per sedare le crisi isteriche dovute alla gelosia induce comunque a pensare che fossero fesserie.
State tranquille.

3) l’accondiscendenza altrui

Questa è stronzissima.
Perché voi la spiegate con l’amore, con l’educazione, con il volere bene, con il preoccuparsi che i figli crescano retti, non viziati, non egocentrici e tante belle parole tratte dal libro che leggete al cesso (e che forse dovrebbe finire nel water, in effetti… ), ma loro recepiscono solo che:
la nonna compra le figurine. E voi no.
La nonna compra il gelato alle 19. E voi no.
La babysitter mi porta al parco e non dice che deve preparare la cena. Tu no.
Il papà mi compra le figurine del calcio. Tu no.

4) l’amore (degli altri)

Generalmente questa è conseguenza della precedente:
siccome la nonna o il papà o la babysitter dicono sì più spesso di quanto non lo facciate voi, allora voi non volete bene ai figli quanto loro.
Tu non mi vuoi bene. La nonna sì.
Vedi che non mi vuoi bene come il papà?
La babysitter è pagata per stare con me, ma mi vuole più bene di te.
Anche questa è difficile da spiegare.
C’è da sperare che un giorno, molto lontano, intorno ai 30 anni capiranno.
Nel mentre, siamo solo delle incapaci o delle stronze, a seconda.
Care mie, facciamocene una ragione.
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4 Comments

  • A me non è ancora capitato…A parole! I mie passano subito ai fatti: torno dal lavoro la sera, la nonna di turno se ne sta andando e loro corrono a infilarsi la giacca. "Ma scusate dove state andando?"
    "Andiamo con la nonna"
    "E io?"
    "Bentornata mamma. Ciao a dopo"

  • Io ricordo ancora che preferivo il purè in busta della mensa a quello fatto con le patate dalla mia mamma! Ho dovuto passare dall'altra parte della barricata (cioè diventare madre) per provare finalmente empatia e riconoscenza per quella santa donna, che ora è nonna! E che per mia figlia è sempre e comunque più brava di me!

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