AUTOSTIMA e DSA

I bambini con un disturbo dell’apprendimento, dislessia,
disgrafia, discalculia, hanno spesso problemi di autostima.
A volte talmente marcati che diventano il primo campanello
di allarme, prima ancora che un genitore si renda conto delle difficoltà
scolastiche.
Alessando è sempre stato un bambino sveglio e curioso, e
francamente non avevo nessun timore per l’inizio delle elementari.
Infatti ha iniziato con entusiasmo, che è ben presto svanito
ai primi compiti a casa.
Il tutto è via via degenerato, fino a sfociare in pianti
isterici al momento di fare i compiti o leggere, con tanto di frasi tipo
“piuttosto mi uccido! La scuola fa schifo!”.
voti erano medi e variabili, a volte era un discreto a
volte un distinto, ma c’è una totale omertà delle mamme a questo proposito, e
quindi non mi è stato possibile capire per tempo se era nella media o no.
Se chiedevo a lui, diceva di non avere idea dei voti altrui.
A dire il vero ho subito capito che non era una reazione
normale, infatti non ho mai insisto, mai fatto scenate, mai costretto a rifare
dettati disastrosi. Una sorta di intuito, credo.
Un giorno ha preso un ottimo, e guarda caso ha saputo dirmi
i voti di tutta la classe.
Allora ho capito che c’era un grosso problema di autostima
“represso” di cui non mi ha mai parlato.
In seconda elementare sono emersi i primi campanelli di
allarme nello screening per dislessia, anche se per le maestre era solo
svogliato: questo perchè aveva (ed ha) risultati altalenanti che credevano
incompatibili con un DSA.
Quando una logopedista privata ci ha fatto la diagnosi di
disgrafia, a fine anno, Alessandro è rinato.
E’ un altro bambino, molto più sereno.
Ma ancora non basta.
Le maestre mi dicono che ha continuo bisogno di conferme e
gratificazioni.
Sembra facile, ma è davvero difficile capire come
comportarsi in quasti casi.

Ho quindi posto alcune domande ad una psicologa*, e vi
riporto qui le risposte, perchè immagino possano essere utili per molte.
“Alessandro spesso reagisce malissimo al momento di
fare i compiti, è normale?”
Innanzitutto la reazione di Alessandro nel fatidico momento
del “fare i compiti” è molto comune nei bambini che hanno delle difficoltà  o dei disturbi di apprendimento. Questa
reazione deriva anche dal fatto che tutti noi impariamo, sin da piccoli, ad
attribuirci un valore in relazione ai nostri successi e fallimenti ed in
relazione alle opinioni e ai comportamenti delle persone che per noi risultano
importanti (quindi genitori, insegnanti..).
Sperimentare degli insuccessi scolastici può creare nei
bambini un senso di inadeguatezza e li può portare a rifiutare tutte quelle
situazioni nelle quali si sentono a disagio o giudicati in modo negativo.
In queste circostanze potrebbe essere  utile 
affrontare l’argomento “scuola” con il bambino (quali sono le
difficoltà che incontra? In quali compiti?quali sono invece le materie che gli
piacciono di più?). Riflettere sui propri punti di forza e di debolezza lo
aiuta anche a “ridimensionare” il problema (non è la scuola a “fare schifo” ma
ci sono alcune materie che trovo più difficili di altre).
“Come si migliora l’autostima?”
Non c’è una ricetta unica e infallibile per migliorare
l’autostima ma, come dicevamo prima, può essere utile accompagnare i bambini in
un processo di consapevolezza delle proprie capacità. Ciò significa, però, che
anche gli adulti di riferimento devono essere consapevoli delle caratteristiche
dei bambini in modo da non assegnare dei compiti troppo complessi ma nemmeno
eccessivamente facili. Calibrare le richieste fatte al bambino è importante perchè
si evita, così, di far passare il messaggio che ” lui non riuscirà mai a
fare una determinata cosa perchè per lui è troppo difficile”
Un altro aspetto su cui porre attenzione, quindi, riguarda
il modo di comunicare; spesso si attribuiscono le difficoltà del bambino ad una
mancanza di impegno e si stimola eccessivamente il confronto con gli altri.
Questi comportamenti possono contribuire a rafforzare una visione -già
negativa- che il bambino può avere di se stesso.
“Se prende un distinto mi dice “mamma, ma è
abbastanza?”
Certo che è abbastanza, è un voto molto bello!, gli rispondo
io. Ma perchè non si rende conto? Cosa posso fare?”
Come raccontavi prima, anche le maestre hanno evidenziato la
necessità di Alessandro di avere delle conferme e delle gratificazioni ed
infatti lui ti chiede se distinto è “abbastanza”. Tranquillizzarlo su questo
aspetto è una strategia utile perché possiamo aiutare i bambini a capire che
noi li amiamo e apprezziamo per come sono e non in relazione al voto che hanno
nelle verifiche. Potrebbe essere utile riflettere insieme ai nostri bambini sul
perché pensano che determinati voti non siano “abbastanza” in modo da aiutarli
a rendere esplicite le loro convinzioni (ad esempio alcuni bambini sono
convinti di non riuscire a fare nulla bene) 
e cercare di offrire loro altri punti di vista.
“Le maestre dicono che lui è bravissimo per un’oretta,
poi deve muoversi e pare non sapersi contenere. Si comporta da matto 10 mintui,
poi si riprende. A me lui dice che proprio non ce la fa e deve comportarsi da
stupido. Cosa posso fare?”
Spesso i bambini che hanno questo genere di difficoltà non
riescono a mantenere elevata l’attenzione per un lasso di tempo molto lungo.
Questo avviene perché impiegano molte risorse nello svolgere determinati compiti
e quindi hanno bisogno di fermarsi un attimo e riposare. E’ utile rispettare i
tempi del bambino magari concedendogli qualche pausa dopo la fine di
un’attività scolastica.
“Ha altri consigli per noi mamme che dobbiamo
affrontare un disturbo dell’apprendimento e le relative difficoltà?”
Ogni bambino è un universo a se’, quindi, quello che posso
consigliare è di osservare vostro figlio durante le attività giornaliere,
ascoltarlo e riflettere insieme a lui sugli eventi di vita scolastica e
quotidiana. Motivarlo, cercando di incanalare le sue energie anche in qualcosa
che gli piace fare (uno sport, un’attività creativa) e dove può sentire di
riuscire bene. Si crea, così, un circolo virtuoso nel quale il bambino si sente
capito e non giudicato e allo stesso tempo si sente efficace nello svolgere
determinati compiti e questo lo aiuterà a rafforzare l’autostima.
Insomma, è un percorso lungo, a volte in salita, a volte in discesa,
ma so che ci saranno molti altri momenti di blocco o difficoltà.
Per il momento mi interessa davvero tanto che abbia più
fiducia in sè stesso, è il mio primo pensiero.
Se avete dubbi o curiosità, chiedete pure,potrò girare le
domande alla dott.ssa Barillà.
Dott.ssa Francesca Barillà, Psicologa,  iscritta all’albo A dell’Ordine degli Psicologi
della Lombardia.  Da diversi anni si
occupa anche di bisogni educativi speciali e disturbi specifici
dell’apprendimento e ha ampliato la sua formazione presso il Centro Studi
Erickson.

Per contattarla: francesca-barilla@hotmail.it
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Cari genitori adesso ho capito

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12 Comments

  • è un post molto interessante perchè contiene spunti e informazioni veramente utili per i genitori!E condivido in particolar modo l'ultima riflessione sull'aiutare i bambini a coltivare le proprie passioni! grazie!

  • Conosco personalmente la Dottoressa Barilla'e posso solo dire che è meravigliosa. In momento particolare ha saputo aiutarmi ad aiutare mia figlia in piccolo problema scolastico(prenetto che mia figlia non ha nessun problema a livello di apprendimento ma questo non vuol dire che non si abbia bisogno di un piccolo aiutino per affrontare situazioniquotidiane)che non sapevo come affrontare e la Dottoressa è stata fantastica ci ha aiutate ed ora si va avanti in totale tranquillità soprattutto per la mia bimba.

  • Anche io condivido ogni parola e per esperienza personale. Mio figlio (che è un po' più grande di Alessandro) ha vissuto una situazione critica a scuola che di conseguenza si rifletteva sulla serenità sua e di noi genitori. La Dott.ssa Barillà lo ha aiutato tantissimo e credo che per lui è stato fondamentale capire che la cosa più importante è metterci l'impegno e provarci sempre non solo nella scuola ma anche nelle altre attività. Io quando lo vedo giù di morale glielo ricordo sempre e questo post mi aiuterà a ricordarglielo anche oggi!

  • Ogni bambino avrebbe bisogno di un piano di lavoro personalizzato.. sia per approfondire che per colmare lacune.. sia per placare caratteri ansie etc.
    Credo sia doveroso specificare che non tutti i ragazzi con difficoltà didattiche o comportamentali siano effettivi dsa. Il percorso deve essere fatto bene e fatto seriamente e in genere il dsa si rivela fin dalle elementari.
    Però da insegnante con circa 200 studenti e una percentuale alta di dsa certificati a partire dai 14 15 e 16 anni permettetemi di essere scettica.

    Ho visto stilare pdp semplicemente per arrivare a una promozione.. da genitori consapevoli. I pochi e veri casi che ci sono nella mia scuola sono tutti ragazzi molto bravi.. spesso più della media.. con genitori altrettanto consapevoli che quello non è un limite e pretendono da noi di non regalare più del dovuto. Tra questi alcuni scrivono solo al portatile poiché disgrafici o faticano a leggere ma sono molto intelligenti e si impegnano.

    Poi c'è la fetta di studenti svogliati oppure per natura meno capaci che vengono giustificati così. Non siamo tutti uguali. E noi genitori dovremmo essere i primi a valutare seriamente i nostri figli.

    • Noi siamo in ballo da quasi due anni e ancora non abbiamo un certificato, quindi da un lato mi pare strano ci siano casi "comprati" (mi si passi il termine), ma non posso escludere che possa accadere. Nel nostro caso, nessuna via preferenziale, se fa errori nei dettati il voto va di conseguenza, nessuno sconto. Ma alemno hanno un po' di attenzione nella gratificazione quando le cose vanno bene, o nel concedergli qualche pausa in più.

    • Sono contenta di sentire che almeno quando si tratta di bambini il lavoro e l'approfondimento è svolto bene. Tra i grandicelli non è così forse perché mentono un po' e i genitori calcano.. o i professionisti in zona non sono così tanto professionisti. Alle superiori dopo il certificato arriva il pdp proposto sulla base della patologia che il consiglio approva.. dove è riportato che i compiti in classe devono o essere più corti o più facili o valutati con punteggio maggiore.. questo invoglia a imbrogliare. Purtroppo. Ne risentono così quelli che davvero ne hanno bisogno.. perché ne abbiamo davvero tanti e per seguirli tutti bene il tempo non basta.

  • Post arrivato come un bicchiere d'acqua fresca in piena estate. Figlio 1 con i suoi problemini, ai quali si aggiunge un'autostima bassa è dir poco. A settembre inizierà la primaria e ho paura. È presto per sapere se ha qualche disturbo dell'apprendimento, anche se qualche segnale ci fa stare all'erta. E lui che si sente sempre "più stupido" dei suoi compagni (parole sue), che ha sempre paura di sbagliare, che odia le novità perché non sa gestirle. E noi genitori che cerchiamo in ogni modo di incoraggiarlo senza essere pressanti, rispettiamo i suoi tempi ma alziamo sempre un pochino l'asticella. E mi si stringe il cuore quando mi chiede "mamma, ma io saprò imparare tante cose e diventare uno scienziato?"

    • Ti auguro di trovare delle maestre valide che sappiano capirlo e incoraggiarlo.
      Ma il fatto che siate così attenti, credimi, è già tanto!
      Lo so che forse non è incoraggiante, ma io ho notato un enorme cambiamento dalla terza elemntare, quando iniziano a studiare cose davvero interessanti (storia, geografia, ma anche geometria e frazioni) che lo entusismano. I primi due anni erano solo dettati e tabelline, proprio quello che lo metteva più in difficoltà. Basta pazientare e limitare i danni, appena trovano una materia che li entusiasma cambia tutto!

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