La Tartaruga Rossa, ovvero di come la vita a volte ci stupisca

Una delle cose che ho sicuramente tramandato alle mie figlie è l’amore per gli animali. Lo stesso che mia mamma ha passato a me, e in qualche modo mi piace pensare che l’amore per certi animali che ha P. sia semplicemente genetico, e arrivi da suo nonno, che adorava la natura.

Come sapete vivere a Panama è anche l’occasione per scoprire questa parte di mondo, e ogni volta che scegliamo una nuova meta lo facciamo (ammetto, lo faccio!) pensando anche a questo: quali animali potremo vedere? I due viaggi più incredibili da questo punto di vista sono stati sicuramente il Costa Rica e la Patagonia. Nel primo caso, vi avevo raccontato dei tucani, dei delfini ma soprattutto di lei, la tartaruga baula, l’esemplare più grande al mondo. L’abbiamo vista, mentre depositava le uova, le sue decine di uova, nel silenzio della notte e sotto un cielo così stellato da far piangere. Alla fine di quel rito notturno, a cui le bambine avevano assistito in rigoroso silenzio, con gli occhi brillanti e sognanti, lei aveva ricoperto la sua buchetta ed era ripartita mesta verso il mare, e noi ci eravamo incamminati sulla sabbia, senza parole, per tornare all’hotel. E P., 4 anni da compiere, aveva rotto il silenzio dicendo: “Mamma, io voglio andare con lei, voglio nuotare con lei ed essere libera”.

 

A questo mi ha fatto pensare la presentazione de La Tartaruga Rossa di Michael Dudok de Wit, film d’animazione in uscita in Italia il 27 marzo 2017 e distribuito da BIM, candidato all’Oscar e vincitore del premio Un Certain Regard a Cannes 2016.
La Tartaruga Rossa racconta di un uomo naufragato su un’isola deserta, che lotta contro la natura una, due, tre volte per poter cercare di tornare indietro, di salvarsi, di tornare alle origini, ma una tartaruga rossa distrugge i suoi sogni, obbligandolo a tornare realmente alle origini, alla terra, ad accettare la natura e ciò che lo circonda.
In realtà il film è una metafora della vita umana costruita in maniera dolcissima attraverso la pura poesia: la nascita, le scelte importanti, la conquiste e i fallimenti, l’amore, la vecchiaia e la morte sono messi nero su bianco – anzi, acquerello e carboncino su bianco – in maniera delicata e non scontata, le dita intrecciate con la natura, i cui suoni, uniti alla musica, accompagnano tutti gli 80 minuti di storia. I temporali, gli animali, i rumori improvvisi riportano realmente ad un’isola tropicale, senza bisogno di 4D, senza bisogno nemmeno di esserci mai stati su un’isola deserta, perché quello che il film ci offre è abbastanza per appagare ogni senso.
La Tartaruga Rossa è una bella riflessione sulla vita umana, su quello che ci aspetta e su quanto a volte accanirsi e lottare contro certi sentimenti o certe realtà sia inutile, oltre che impossibile. A volte la vita sceglie semplicemente per noi, e sarebbe bello potersi lasciare andare, riscoprire ciò che è davvero importante, concentrarsi sui desideri reali.
La verità? Non so se alle mie figlie sarà chiaro il significato del film, ma sono certa che non resteranno indifferenti allo spettacolo degli animali, della natura e delle sue meraviglie. Di sicuro le aiuterà a capire ancora di più quanto la natura è importante nella vita di un uomo.
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2 Comments

  • Davvero molto interessante, sono proprio curiosa! Grazie del consiglio! Inoltre mi piace molto la tua riflessione che talvolta è la vita che sceglie per noi. E a noi allora non resta altro da fare che scegliere la vita. Paola

    • Dev'essere un film molto toccante. Noi prima di partire per la Patagonia abbiamo visto La Marcia dei Pinguini, Penelope ed io piangevamo senza ritegno (io l'avevo comunque già visto al cinema). Credo che sarà lo stesso qui 🙂

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