Viaggi coi bambini: Patagonia argentina e Terra del Fuoco

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Ci sono posti nel mondo che non pensi possano esistere davvero, e la Patagonia è una di questi. Ti dici che i viaggi in Patagonia siano frutto della fantasia, qualcosa di mitico al di là dell’oceano, tra l’Argentina e il Cile. Poi un giorno compri una Lonely Planet e ti metti a leggere, e ti dici che cavolo, se non la rendi reale adesso, questa fantasia, adesso che vivi “a due passi”, quando mai lo farai?
E così ti decidi. Fai due brevi calcoli e capisci che dovrai intaccare decisamente i risparmi, perché soltanto il volo aereo, così “a due passi”, ti costa uno sproposito. Che poi a due passi sono sette ore di volo, da Panama, ma almeno non c’è il fuso, che per un viaggio con bambini, per di più un viaggio con bambini in Patagonia, è già cosa buona.

LA PATAGONIA IN FAMIGLIA

Da San Martín de los Andes a Bariloche

Per risparmiare un po’, facciamo partire il viaggio da Santiago del Cile. Poi da lì, prendiamo un autobus Turbus che ci porta a Temuco, al confine con la zona dei laghi argentina, e da lì, al mattino all’alba, un altro che ci porta a San Martín de Los Andes. La frontiera è nel Parque Nacional del Lanín, un vulcano attivo che ci sovrasta spiccando in un cielo blu infinito.
Adoro i laghi, per questo il nostro giro non poteva che cominciare da questa zona, che tanto ne è ricca. Scendiamo finalmente dal bus a San Martín, dopo 17 ore di viaggio, e vedo le sponde del lago Lacár, da cui partirà, l’indomani, la nostra ruta de los siete lagos.
L’hotel è una baita deliziosa immersa nel verde. L’estate (è il 23 febbraio) è nel pieno del suo splendore, andiamo a prendere l’auto all’Hertz passeggiando per il paesino, ordinato, pulito e molto lontano dall’idea di crisi argentina. Le bambine finalmente possono sfogarsi correndo nel prato, noi finalmente possiamo goderci l’aria fresca della montagna.
Ceniamo a base di parrillada, ovviamente, e la mattina dopo siamo pronti a partire dopo una succulenta colazione da Unser Traum: destinazione Bariloche. Gli amici argentini parlano di Bariloche come del posto più delizioso del mondo, una specie di Cortina, the place to be, insomma. Partiamo fiduciosi attraversando i le montagne e costeggiando i laghi della ruta, Machónico, Hermoso, la cascata Vullignanco, Falkner, Villarino, Espejo Chico, Espejo Grande, Correntoso e infine la città di Villa La Angostura. I paesaggi sono come immaginavo: magnifici. La natura si riflette sulle acque placide dei laghi, incontriamo coppie che prendono il sole, bambini che, insieme alle nostre, fingono di pescare, campeggiatori che iniziano a preparare il pranzo. Mi dico che un giorno ci sarò io, a dormire sotto queste stelle, al riparo da tutto e tutti.
Troviamo riposo in un ristorante un po’ isolato a Villa La Angostura, si vede il lago e l’aria è gradevole, i fiori catturano le bambine e noi ci godiamo un bicchiere di vino bianco. Manca la seconda parte della strada, quella verso Bariloche.

 

argentina con bambini
Arriviamo a Bariloche verso le 18. Per spendere poco ho prenotato un ostello un po’ fuori dal centro, aperto da poco e gestito da italiani. Un ostello vero, coi letti a castello e la colazione auto-gestita. Mio marito mi prende in giro, io ribatto dicendo che ne varrà la pena, Bariloche è una chicca.
Ma niente è come immaginiamo: Bariloche è uno dei posti più brutti che io abbia mai visto, e siamo capitati la sera della sfilata del carnevale, una parata che ai nostri occhi raggiunge i livelli dell’assurdo, con bambine truccate che si atteggiano come le grandi. Cerchiamo un posto dove mangiare e dopo tanto vagare ci fermiamo in un pub, nessuna voglia di cercare oltre. Se non altro lo ricorderemo come il posto in cui Penelope ha perso il suo terzo dente, ingoiato.
argentina con bambini

Da Bariloche a El Calafate

Al mattino presto abbiamo il volo per El Calafate. Lasciamo l’auto nel piccolissimo aeroporto di Bariloche (dove però c’è il wi-fi, come ovunque!) e ci imbarchiamo su Aerolineas, che diversamente a quanto dicono le voci (sulla compagnia) è in orario. Atterrare a El Calafate è un’esperienza incredibile, paragonabile solo all’atterraggio sul lago Titicaca: una distesa di terra brulla e uno specchio d’acqua turchese, il lago Argentino. Il vento è fortissimo, e a fatica arriviamo alla nostra auto: si raccomandano di guidare pianissimo per evitare di finire fuori strada!
È ancora mattina, quindi arriviamo in città e lasciamo le valigie nella casa che abbiamo affittato, a due passi dal centro, e partiamo alla volta del momento più atteso di questa vacanza: la visita al Perito Moreno. Il trekking sul ghiacciaio Perito Moreno è vietato ai bambini, quindi bisogna “accontentarsi” della passerella: percorriamo una bellissima strada desertica (e deserta), fa freddo ma c’è il sole, e arriviamo all’ingresso del Parque Nacional Los Glaciares. Paghiamo l’ingresso, poi proseguiamo verso il Perito Moreno, finché, dopo una curva, non lo vediamo: appollaiato sull’acqua, ancorato alle montagne prive di neve, riesce ad essere accecante anche a centinaia di metri. Vorremmo fermarci ma la voglia di vederlo da vicino è troppo forte, proseguiamo fino al parcheggio e lì prendiamo una navetta che ci porta alla passerella.
perito moreno con bambini
La vista è indescrivibile, ed è quanto di più bello mi sia mai capitato davanti agli occhi. Chiuderli, godermi il sole e ascoltare il rumore dei pezzi di ghiaccio che si staccano e cadono nel lago è un’emozione che ancora oggi, mentre scrivo, mi regala i brividi. Le bambine restano stranamente in silenzio, completamente rapite da questo assurdo panorama, questo enorme pezzo di ghiaccio che si muove tra le montagne e non si scioglie mai. I riflessi turchesi illuminano gli scatti e i nostri sguardi, non me ne andrei mai. Invece il sole sta tramontando, e ci riavviamo alla navetta un attimo prima che la passerella chiuda. Resterei qui per sempre.
perito moreno con bambini

 

perito moreno con bambini
La sera ceniamo in città e al mattino dopo partiamo presto, con la nostra auto, per Puerto Bandera, da dove parte la crociera sul lago Argentino di Solo Patagonia (l’unica che le organizza, le altre sono tutte agenzie rivenditrici). Quasi sette ore di navigazione sul lago. Per la prima volta in vita mia vedo un iceberg, lo vedo da ogni angolatura, lo fotografo mille volte, ne osservo le mille sfumature che cambiano, cerchiamo di tenerci in piedi nonostante il vento e le onde (sì, le onde sul lago), ci fanno le foto di rito (acchiappabischeri, ma l’entusiasmo ci trasforma sempre un po’ in bischeri), ci fermiamo davanti all’imponente ghiacciaio Spegazzini anche se ormai, dopo il Perito Moreno, niente mi sembra più uguale, o anche solo paragonabile.
argentina con bambini

 

ghiacciai con bambini

 

ghiacciai con bambini
Torniamo a casa, la giornata è conclusa. Io resto in casa a correggere le bozze del libro, mio marito porta le bambine ai giardinetti. Ci resta una mattina da trascorrere a El Calafate, buona parte se ne va facendo la coda per la benzina: è tornata, tutti fanno scorta. Il volo per la fine del mondo ci aspetta.


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Da El Calafate a Ushuaïa

Pensavo che dopo il Perito Moreno, i miei sensi sarebbero rimasti appagati e inarrivabili per molto tempo. Ma la sensazione che ho provato arrivando a Ushuaïa è di quelle che ti prendono lo stomaco, ti fanno sorridere senza saperne il perché. Ushuaïa è semplicemente fatta per me.
Probabilmente perché ci sono stata in estate, e il freddo pungente era ancora sopportabile. Probabilmente perché ho paura del mare, lo soffro alla sola vista, e pensare che lì è così tormentato, il più tormentato, mi fa credere che un giorno saprei sfidarlo anch’io. Non credo, ma mi piace pensarlo.
Noleggiamo un’altra auto e arriviamo al piccolo hotel che ho scelto, lontano dal centro. La città è piuttosto anonima, mi ricorda un po’ il sud del Perù. Ma la cucina è la migliore che abbia provato in tutta l’Argentina.
Al mattino ci svegliamo con calma e andiamo in città, facciamo le foto di rito e pranziamo nel locale più carino del Sud America, senza dubbio. Alle due ci troviamo davanti al botteghino Piratour, con cui abbiamo organizzato la visita all’Estancia Harberton e da cui partono le escursioni per la Pinguinera, un isolotto (Isla Martillo) in cui si rifugiano i pinguini per procreare. Dopo un paio di terribili ore in bus (la strada è piena di curve e dissestata), arriviamo alla Estancia e prendiamo la lancia: pochi minuti ed iniziamo ad avvistare i primi pinguini, piccoli puntini neri macchiati di bianco quasi immobili. Le bambine non si trattengono più, ma in realtà nemmeno i grandi. Scendiamo dalla lancia con la raccomandazione di non fare né urla né movimenti improvvisi, e di lasciare che siano loro ad avvicinarsi. Sono tanti, tantissimi, e puzzano! Priscilla, che ama gli animali ma non si avvicina nemmeno sotto tortura, cammina tappandosi il naso e cercando le coppie nelle buche scavate per conservare le uova. Penelope aspetta paziente che qualche pinguino le si avvicini, e accade: sembra voglia beccarla, lei ride, ma ricorda bene che non si può fare confusione, e l’idea che un pinguino possa toccarla la fa restare immobile come una statua. Ha un futuro assicurato in GreenPeace. Intanto piove e siamo tutti completamente fradici, l’acqua ha passato le giacche ed è entrata nei vestiti, le bimbe non fanno una piega e così riprendiamo la lancia e andiamo a prendere un tè alla Estancia, per poi visitarne il museo.
terra del fuoco con bambini

 

 

terra del fuoco con bambini
Il giorno dopo è dedicato, al mattino, al treno della fine del mondo, escursione, anche questa, organizzata con Piratour. Onestamente, non ne vale la pena. Il treno è carino, i paesaggi anche, ma niente più di semplici paesaggi montani. In più fa un freddo tremendo e anche l’escursione a piedi viene ridotta perché nessuno ha voglia di camminare. Col bus, però, arriviamo all’ufficio postale più a sud del mondo, mettiamo il timbro sul passaporto, io tremo a guardare quant’è mosso il mare e soprattutto a pensare che, poche ore dopo, ci toccherà la navigazione del Canale Beagle, ma non prima di aver mangiato una famosa centolla (da pronunciare rigorosamente sentoja, all’argentina).
terra del fuoco con bambini

 

terra del fuoco con bambini

 

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I traghetti che fanno la navigazione sono grandi e grossi, ma non basta: il Canale Beagle è un anticipo del mare più mosso del mondo, quello che sfocia nell’Antartico, e io prendo la mia buona dose di dramamina/xamamina prima di partire. Arriviamo, non senza difficoltà, al raggruppamento di cormorani: fare le foto è complicato, ma ne vale la pena, soprattutto quando arriviamo ai leoni di mare, belli, bellissimi, immensi e goffi, addormentati e pacifici. Poco più in là, l’ultimo faro, circondato dai cormorani e poi, a tornare, un mare così mosso che per fortuna dormivo.
terra del fuoco con bambini

 

terra del fuoco con bambini

 

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Collezioniamo l’ennesimo ristorante e rifacciamo le valigie. La mattina, quando lasciamo l’hotel, un misto di malinconia e tristezza mi pervade: lascio qualcosa ad Ushuaïa, non so bene cosa, una sensazione strana che sento ancora mentre ripenso ai miei giorni lì, in quella città bruttina e grigia, alla fine del mondo, coi suoi container e i suoi ghiacciai. Però è tempo di ripartire, Buenos Aires ci aspetta, e così addio, Terra del Fuoco, è stato bello. Bellissimo.
Arrivederci, forse.

HOTEL & RISTORANTI IN PATAGONIA E TERRA DEL FUOCO

Hotel a San Martín de los Andes: Apart Hotel del Chapelco
Ristorante a San Martín de los Andes: Don Florencio
Ristorante a Villa La Angostura: Viejo Coihue
Ostello a Bariloche: Italia Hostel INN
Pub a Bariloche: Stradibar
Appartamento a El Calafate: La Torre Aparts
Ristoranti a El Calafate: Pura Vida RestoBar, Don Pichon + mitica rosticceria sulla strada principale
Hotel a Ushuaïa: Hotel Posada Los Coihues
Ristoranti a Ushuaïa: Almacen Ramos Generales, Gustino, El Viejo Marino, Christofer
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