La fine della scuola

È iniziato tutto un venerdì, con la recita. Ma non una di quelle in cui non capisci niente e ti ritrovi a fissare i bambini pensando alle cose che devi fare, intendo una vera pièce di teatro, messa in scena dalla classe di mia figlia maggiore. Ne sentivo parlare da settimane, conoscevo a memoria le parti di ogni bambino perché P. le ripeteva senza sosta tutti i giorni, come se potessero in qualche modo interessarmi, cercando ogni volta di coinvolgermi come fosse questione di vita o di morte e io ci provavo anche, a dirle “ma no, così mi togli la sorpresa!”, ma niente, mi toccava.
Quindi pensavo che sarei arrivata stanca e priva di attenzione, ma in fondo era la mia bambina e ci tenevo a dimostrare entusiasmo. Quando è entrato A. ovvero suo cugino nella pièce e il suo grande amore in prima elementare, ho iniziato a sentire piano piano i battiti aumentare, mentre scattavo foto a ripetizione per poterne avere almeno una decente. Poi però è entrata lei.
Con una mano tenevo il cellulare, facendo un video, con l’altra continuavo a scattare – a caso, perché comunque volevo anche vedere – con la reflex. Una voce dietro di me ha detto “elle est trop mignonne” e io mi sono sentita come se fossimo alla consegna dei Nobel e mia figlia ne avesse ricevuto uno qualsiasi. Sì, effettivamente era troppo carina, anche se era in ciabatte, con una maglia taglia 5 anni che le piace tanto perché c’è la Tour Eiffel fatta di paillettes e i capelli, al solito, spettinati.
Trop mignonne.
La pièce è andata avanti e piano piano ho visto sfilare le sue amiche, i suoi amici, riconoscendoli, addirittura, che per me è cosa rara. Mi sentivo una paresi alla faccia, perché continuavo a sorridere come una cretina, neanche fossi di fronte al -90% da Dolce&Gabbana e la boutique fosse tutta per me. Sorridevo e mi rendevo conto di quanta felicità c’era in quei piccoli corpicini, quanto amore diffuso in un anno tra i banchi, femmine e femmine, maschi e femmine, ognuno con le proprie diversità, le proprie difficoltà, i propri successi che solo noi adulti vediamo.
La pièce è finita e mi sono ritrovata in lacrime sentendomi molto mia madre, che ha 70 anni e piange pure per le pubblicità. Io stavo piangendo per un anno che finisce, un anno che non tornerà mai più, amici che non torneranno mai più, e la mia bambina che è diventata grande, ha recitato in una pièce e non è stata solo mignonne, è stata meravigliosa.
Poi sono stata anche alla festa di fine anno. Mi sono sorbita un’ora di spettacolo della materna, mia figlia minore scazzatissima con una faccia da schiaffi che però avrei voluto riempire di baci perché era troppo bellina tutta gialla, e io come tutti gli altri col telefono in una mano a fare storie su Instagram e con la reflex nell’altra a scattare foto, ad immortalare quei piccoli momenti per cui si era tanto preparata, per cui aveva scelto con cura il completino giallo perché era nell’equipo giallo, ad ascoltare la musica dello Schiaccianoci ed immaginarmela già al Bolshoj e invece stava lì immobile perché figurati se si scompone. E siccome la genetica non è un’opinione ho pianto anche qui, guardando le sue amiche piccine picciò che non rivedrà mai più, la sua Garance alla quale non lascia mai la mano e con cui divide i primi amori, il suo dolcissimo maestro che tanto l’adora e la sua dolcissima assistente che sta lottando contro la leucemia.
Per tutto questo ho pianto e ho fatto foto obbligando P. che si vergognava nemmeno avesse una caccola attaccata ai capelli e poi però mi sono sorbita un’ora e mezzo di spettacolo delle elementari, mio marito ha rischiato il collasso sotto i 40 gradi, P. mi ha urlato da lontano di mettere giù il telefono (le ho detto che era per lavoro, stavo su whatsapp con Klarissa e Morna, vale no? Però stava cantando altra gente, e che due palle eh), il preside ha dovuto ringraziare 84 persone, hanno regalato dei fiori nei vasi veri con l’acqua, alcuni genitori hanno disertato perché un papà, ingegnere, si è preso la briga di dire che il tetto della struttura lasciava dei dubbi e dopo aver ascoltato mia figlia cantare “Il faut récycler” e un’altra canzone non meglio identificata in spagnolo, ero pronta ad andarmene, finalmente, a infilarmi nel fresco della mia auto lasciata sotto il sole dei Tropici e no! c’era pure la sorpresa, ovvero tutti i bambini che si sono messi a ballare Thriller insieme, con una coreografia.
E ho visto P. lì, che si dimenava come una pazza, ma una pazza coordinata!, e P. che teneva la mano di G. perché il maestro le aveva portate lì, e niente, ho pianto.
Definitivamente, la genetica non è un’opinione, o io sono proprio una babba.
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4 Comments

  • Alla recita di I. ho pianto come una fontana… finito l ` asilo, l` anno prossimo elementari!!!

    Ci fanno troppo emozionare questi marmocchi!!! ❤

  • N. Ha appena finito la materna. La sua maestra sarà anche la maestra del fratellino, quindi continueremo a vederci. Ma ho voluto farle un pensierino x ringraziarla di questi 3 anni intensi ma meravigliosi. E ci siam trovate a piangere commosse, per questo bimbo speciale. Dopo 10 minuti mi telefona (aveva preferito aprire da sola il regali) e giù lacrime ancora.

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