La giornata di una mamma che lavora

mamma-senza-aiuti
Venerdì una (ex) lettrice si è molto infastidita per un post di Anya.
Un vecchio post, peraltro, dove raccontava la sua esperienza di mamma full time di due bimbe piccole, poi di mamma lavoratrice full time (e temporaneamente single) di due bimbe piccole, infine di mamma  full time di due bimbe a scuola.
E raccontava che, avendo due bimbe a scuola tutto il giorno, pur lavorando a tempo pieno aveva tempo per ogni cosa, compreso il lavoro da casa.
Questa lettrice se l’è presa per non so bene cosa, e ha iniziato a spammare commenti ovunque, chiedendo di specificare nel dettaglio come fosse la giornata di una mamma lavoratrice full time senza aiuti perché, diceva, non è possibile lavorare a tempo pieno senza aiuti: serve necessariamente qualcuno che pulisca casa, che faccia la spesa, che dia la merenda ai bambini (?).
Le rispondo io, dicendo che in effetti non ho aiuti e le racconto a grandi linee le mie giornate.

Una mamma che lavora ha per forza aiuti?

Non basta, “più in dettaglio”, chiede.
Rispondo.
Non basta, chiede ulteriori dettagli, manca poco che mi chieda quante tappe al bagno riesco a fare.
Insiste: “e se si ammalano?”
Se si ammalano stiamo a casa io o il padre o, se la malattia dura più giorni, cosa che ormai succede due volte l’anno, chiamo mia mamma che abita a 100 km e che per queste emergenze viene a tenere i bambini.
Segue una risposta con 10 faccine che ridono sguaiatamente, anzi ve la riporto va’:

NON HO NESSUNO…SE I BIMBI SI AMMALANO DEVO CHIEDERE A MIA MAMMA DI VENIRE AD AIUTARMI…( 15 faccine che ridono che non riesco a copiare nda) mi prendi giro?! Una mamma che viene ad aiutarti, può essere definita diciamo…un AIUTO? ciao nini, passo e chiudo.

Mi ha preso nella giornata sbagliata, devo dire, perché di solito le crisi isteriche altrui mi lasciano piuttosto indifferente, ma questa volta mi sono sentita davvero offesa.
Corro (corriamo) dalla mattina alla sera per 5 giorni alla settimana, risolvo casini sul lavoro e casa, sono perennemente in ritardo su ogni cosa, ho la casa nel caos, i saggi e le feste di fine anno diventano un problema anziché un piacere… e mi sento sfottere perché tre volte in un anno è venuta mia mamma?!
Ma siamo seri?
Poi per forza mi viene da pensare che per avere voglia di insultare una sconosciuta su Facebook un po’ di buon tempo si debba averlo eh!
Io non so se il caldo dia alla testa alla gente, o se semplicemente ci si senta meglio a denigrare e sminuire gli altri, davvero non lo so.
Quello che so è che questo è un blog, cioè il racconto della vita e delle opinioni di chi scrive.
Se una mamma che ha provato sia a stare a casa che a lavorare dice che per lei stare a casa è una pacchia, ma saranno affaracci suoi?
Si potrà dire che non si condivide, ma da qui a passare all’offesa ne passa, a mio avviso.
Premesso questo, lo ribadisco: sì esistono le mamme lavoratrici senza aiuti.
Preciso, per evitare le risatine di cui sopra, che per me “senza aiuti” significa che per la stragrande maggioranza del tempo ci si deve arrangiare.
Se 3 giorni su 365 ho un aiuto, a mio avviso il concetto non cambia.
Se invece per voi sono una paracula, vabbè, consentitemi di pensare che il problema non sia mio.
Che poi ci sarebbe molto da dire anche su chi ha aiuti, tipo le fortunate che investono mezzo stipendio per una baby sitter (ironico) che va a prendere i bambini, ma limitiamoci all’oggetto della discussione: chi DICE di non avere aiuti.

Come fare quando si lavora tutto il giorno?

Innanzitutto una mamma che lavora, specie se è libera professionista, deve pregare che i figli siano di sana e robusta costituzione.
Se così non è, agirà di conseguenza, ovviamente.
Ad esempio troverà una mamma, una vicina, una ragazza che sia disponibile ad accorrere “su chiamata”.
È un aiuto?
Oddio, se spendere dagli 80 ai 100 euro al giorno lo considerate un aiuto, allora sì.
Che fortunate, e magari si lamentano pure, che poverette!
(è ironico ancora eh, che qui  ultimamente proprio non ci capiamo)
Io ho figli che non si ammalano quasi mai, quindi le rare volte che capita, ci arrangiamo: il che vuol dire che o il padre prende ferie (wow, che culo, che aiutone), o sto a casa io, e comunque mi tocca lavorare da casa perché sono libera professionista.
Se è una malattia più lunga, o viene mia mamma o, più spesso, lo portiamo noi dai nonni: 200 km tra andare e tornare e altrettanti per andarli a riprendere qualche giorno dopo, che fortuna, madonna.

La babysitter si paga, non è una fortuna

Mi farebbe davvero molto comodo avere chi mi va a prendere i bambini a scuola, ma mi costerebbe dai 250 ai 400 euro al mese, quindi finora ho preferito arrangiarmi.
Il che significa però che ogni santissimo giorno devo scapicollarmi sulla strada pregando in ogni lingua di non trovare incidenti, perché non ho alcuna strada alternativa per arrivare a casa.
È successo, ovviamente, più volte.
Parto in anticipo apposta, quindi la maggior parte delle volte sono arrivata all’ultimo secondo utile, con solo il cuore un pochino ammaccato.
Un paio di volte sono arrivata in ritardo di 5 minuti, con estremo imbarazzo perché è una cosa che detesto.
Due volte in 8 anni, ferma in colonna, ho chiamato un vicino pregandolo di andare lui per poi pregare al telefono  la maestra di lasciargli i pargoli anche senza delega.
È un aiuto?
Forse, pagato al carissimo prezzo di un infarto, un posto in prima fila all’inferno per tutte le parolacce dette e una bella dose di ansia.
Ma che culo, ho un vicino che è andato 2 volte in 8 anni, ed ho pure il coraggio di lamentarmi, piccola nullità che sono.
La mattina li porta il papà, io cerco di andare prima che posso per compensare il fatto che alle 5 esco.
Niente caffè con le amiche, né chiacchiere davanti all’asilo o alla scuola, quindi.

Fare la mamma è questione di organizzazione

Solo corse e lavoro.
Pranzo davanti al pc, sempre per poter uscire alle 5.
Torno a casa, preparo la merenda, loro si mettono a giocare e io mi rimetto al lavoro, quando non devo portarli a musica o a karate.
La mattina carico la lavatrice, quando rientro butto in asciugatrice e prima di dormire è di nuovo tutto nell’armadio, salvo le cose da stirare (poche) che restano nella cesta per giorni e giorni o anche per settimane: interessante vero?
Preparo la cena (o la fa il papà quando rientra, alle 19), ceniamo, i bimbi guardano un po’ di TV o disegnano (e intanto io mi guardo una rivista, leggo un libro o scrivo per il blog) o facciamo un gioco di società.
Alle 9 vanno a nanna e noi finalmente possiamo  buttarci sul divano.
Andiamo a letto tardi, verso le 23.30, proprio per avere un po’ di tempo per noi.
La casa si pulisce il sabato, durante la settimana è tanto se riesco a passare l’aspirapolvere.
C’è casino?
Sì, tanto.
In questo periodo poi, con il cambio di stagione, avevo cose ovunque e stavo per avere una crisi isterica: questi tre giorni di ponte sono stati dedicati a sistemare tutto, figo eh?
La spesa (come pure la manicure fai da me) si fa nel fine settimana, commissioni extra (dichiarazione dei redditi, visite mediche ecc) si fanno con permessi o assenze dal lavoro che verranno recuperate.
Mi depilo sotto la doccia (sì, pure questo ci è stato chiesto di specificare) e le 4 volte all’anno che mi faccio i colpi di sole vado il sabato mattina.
Ah, da due mesi ho ripreso a fare sport, mi alzo alle 6 e sono di ritorno alle 7.
Prima non ce la facevo proprio, ero troppo troppo stanca, e solo ora mi sono decisa.

C’è di male a dire che le casalinghe hanno un botto di tempo libero ed è una pacchia, mentre lei lavora 10 ORE AL GIORNO, SOLA, CON 2 BIMBE PICCOLE, SENZA AIUTI! col tempo di farsi la ceretta! Io lo so perfettamente che non è vero, ma è una mancanza enorme di rispetto verso quelle donne che stanno a casa che tra figli, marito, genitori e suoceri anziani, commissioni e faccende varie, bollette ecc… non hanno manco il tempo di andare in bagno a fare la pipi a volte!

Io davvero non la capisco questa rabbia che leggo a volte, non lo capisco perché dia così fastidio pensare che ci sia qualcuno che fa di più o che fa più fatica.
Una mamma che lavora fa tutto quello che fa una mamma che non lavora, solo lo fa in meno tempo, lo fa peggio (la mia casa non è certo uno specchio…), lo fa dopo (il mio poggiolo cade a pezzi e chissà quando riuscirò a sistemarlo, la doccia perde da tre anni, ho una stanza da sistemare ma chissà quando riuscirò a trovare il tempo di chiedere preventivi).
In tutto ciò, oltre a tutti i casini che ha chiunque, ci sono anche i problemi di lavoro: gli scazzi con i colleghi, gli errori, i pensieri.
Mi sento Wonder Woman, come diceva l’affezionata lettrice?
Sinceramente no, credo solo di arrabattarmi come meglio posso.
Soprattutto, non è che ho alternative eh.
Non ho avuto la casa regalata né da genitori né da suoceri, vivo dove è indispensabile avere l’auto, e dove ci sono i prezzi tra i più alti di tutta Italia.

Perché esistono le gare tra mamme?

Perché ‘sta garetta patetica tra mamme ha scocciato tutte, ma è pure imprecisa.
Se dobbiamo menarci, facciamolo bene:
Ci sono  lavoratrici che lavorano per arrivare alla fine del mese, ci sono quelle che guadagnano un botto ed hanno la colf 24 ore al giorno.
Ci sono casalinghe che hanno avuto la casa regalata dai genitori, il marito che guadagna bene, e si fanno la piega tutte le settimane, che non devono guardare ai centesimi e si tolgono ogni sfizio.
Ci sono quelle che stanno a casa per seguire i figli o perché non trovano lavoro, ma per farlo vivono in 30 mq, non fanno vacanze e rinunciano a tutto.
È così, è la vita, c’è sempre stato chi vive meglio, a volte meritatamente, altre no.
Perché in questa stupida gara non ci mettiamo allora anche quelle mamme che vedono morire i figli di fame?
O che devono lasciarli ai nonni per andare a lavorare a 11.000 km?
O che devono infilarli su un barcone per scappare ad una guerra?
Perché la verità è che qui siamo fortunate tutte, chi più chi meno, solo per non avere difficoltà a far trovare ai figli un piatto in tavola.

Noi siamo mamme fortunate, altroché.

Quel che succede durante il giorno, sono dettagli.
Io lavoro 9 ore al giorno fuori casa, un altro paio a casa la sera, trovo pure il tempo di scrivere qui e di discutere con le isteriche su Facebook, eppure vi rassicuro: riesco ad andare in bagno, seguo mio figlio nei compiti, non ho la ricrescita, mi faccio la manicure, vado a comprami vestiti, faccio sport e, udite udite, riesco pure a svaccarmi, a leggere, a guardare delle serie tv.
Abbiamo anche sempre cenato senza dover ricorrere ai take away, che da me non ci sono.
Figa no?
No, perché mio figlio piccolo vorrebbe uscire come gli altri alle 3 e si lamenta tutti i santi santissimi giorni, perché il grande ha 9 anni e già deve arrangiarsi, perché mandarli a fare uno sport è diventato un peso, perché la mia casa è un casino.
Se potessi, starei a casa?
A volte penso di sì.
Soprattutto mi piacerebbe lavorare da casa, ogni tanto  lo faccio ed è una pacchia, lo ammetto.
Sono a casa mia, mi preparo la mia moka, vado a prendere i bambini alle 3.30 invece che alle 5, sto a chiacchierare con le mamme invece che scappare come sempre.
Ed ho i letti sfatti tanto come ora.
Perché sono così, casa mia non sarebbe uno specchio nemmeno se fossi a casa.
So quanto mi sbatto, e so anche quanto sono fortunata quando posso andare a comprami da vestire e prendermi quello che voglio o riempire un carrello della spesa senza dover chiedere ai figli di scegliere dei cereali che costino meno.
So anche quanto mi costa tutto questo.
Mi guardo intorno e c’è chi sta meglio e chi sta peggio.
La mia vicina ha un ottimo lavoro, ha una ragazza alla pari tutto l’anno, torna dal lavoro e va a correre, non ha problemi di orari e magari si trova pure la cena pronta: ha avuto la capacità di crearsi quello che ha e di goderselo.
Una mia amica ha tre figli, fa tutto quello che faccio io e anche di più, visto che ha un secondo lavoro che la porta fuori spesso la sera.
Ma mica mi metto ad insultarla su Facebook: penso che probabilmente sarà più organizzata e più brava di me.
E soprattutto, penso che non farei cambio: io dopo cena non uscirei nemmeno se mi puntassero la pistola alla tempia. Lo so e lo accetto, sono fatta così.
So anche che non esistono vite perfette, che quella che mi sembra avere tutto facile magari ha il marito che la cornifica, oppure è lei ad amare un altro ma non può andarsene, o ha i genitori malati, o chissà cos’altro.
L’unica certezza è quello che abbiamo noi, quello che vogliamo e che possiamo fare.
L’ideale è guardare al proprio orticello con soddisfazione e a quelli altrui con indulgenza.
Ma se proprio non ci si riesce  magari teniamo gli insulti per noi, e passiamo oltre, che delle vite altrui sappiamo sempre troppo poco.
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