Fenomenologia della mamma: la mamma al rientro

La mamma al rientro è un po’ come la nazionale di calcio: mette d’accordo tutti. 
Che abbiate passato tre mesi al mare, siate state chiuse in casa in città col condizionatore a palla e tre bimbi sotto i 5 anni, abbiate girato il mondo senza prole, il 31 agosto significa solo una cosa: back to school. 
E non importa che siate ricche o povere, che abbiate uno o quattro figli, che abitiate in città o in campagna, che abbiate scelto una scuola montessoriana o la banalissima pubblica sotto casa, voi siete tutte uguali, accomunate da un unico, profondo e indescrivibile sentimento: la felicità.

Sì, finalmente! 
Finalmente ricomincia la scuola, finalmente si respira, finalmente si rimettono le regole!
Ok, ok, c’è un’eccezione: le mamme che lavorano e si sono fatte una settimana di ferie e si lamentano perché non si sono godute abbastanza i figli. Sì, vi capiamo. Però ecco, voi non capite chi invece se li è goduti anche troppo, non capite chi ha dovuto fare i salti mortali per accomodare le creature per tre mesi perché doveva andare in ufficio, non capite chi ha venduto un rene per potersi permettere i centri estivi. Perché se siete nonni muniti e qualcuno si occupa dei vostri figli mentre voi andate a lavorare, voi sì che fate le vacanze, ci credo che non volete che ricominci la scuola, finisce la pacchia! 

La mamma normale – o sfigatella – invece, stappa la migliore bottiglia di vino il 15 settembre e tira un sospiro di sollievo: si torna alla normalità, si torna a spendere cifre normali, si torna ad andare a dormire alle nove, basta tormentoni, basta piedi neri e tre docce al giorno, basta zanzare, basta “il mare li rende nervosi”, insomma… la pace. Certo, che palle le corse al mattino, alla sera, il freddo, la pioggia… ma tanto correre si correva anche prima e ci si lamentava pure per il caldo, no?! Volete mettere un bel piumone caldo e la scusa del “fa freddo” per non uscire mai?
In questo preciso momento, la mamma al rientro sta cercando di decifrare la lista consegnata dalla scuola: matite dalle forme e dai nomi che sembrano usciti da Game of Thrones, CINQUE colle (se vi chiedete perché, presto lo capirete, quindi fate scorta di cancelleria come se non ci fosse un domani, fidatevi), lavagnette, grembiuli, supercazzole. Se poi vivete all’estero proprio ciao: questa volta nemmeno santo google images vi salverà, perché il più delle volte i nomi sulla lista equivarranno a oggetti che portano lo stesso nome ma ovviamente non c’entrano un cazzo. 
E mentre siete lì che spuntate le cose della lista, ecco che arriva lei, la frasetta tanto temuta: da etichettare col nome del bambino. 
Eti che??? 
Sì, care. A meno che i vostri figli non frequentino scuole chic con classi di dieci bambini, o altre alterna con il materiale condiviso, o ancora le maestre non siano particolarmente amabili, voi dovrete etichettare TUTTO col nome di vostro figlio. 
Ed eccovi lì, a capire prima di tutto come cacchio si fa: con i post it? Lo scotch? Sì, qualcuna di voi lo fa, vi vedo! 
Ma no, basta comprarle online e siete a cavallo, minimo sforzo massima resa. 
E quindi ora siete lì a posare una a una le etichette sulle matite (non fatelo la sera prima, non fatelo!), a stirarle sul grembiule, sulle mutande, sui calzini, sulle scarpe, perché tanto ormai vi è scappata la mano e poi avete comprato troppe etichette termoadesive e troppo poche per le matite e vi state maledicendo. 
Come tutte noi. 
E quando finalmente avete finito, ecco che vi ricordate che lo zaino è rotto, i piatti sono da cambiare, il grembiule provato stamani troppo piccolo… ma fa niente, non importa.
Domani è settembre e siete felici, perché ricomincia la scuola.
Almeno fino alla prima influenza!
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