Sono diventata mamma per la prima volta poco più di otto anni fa eppure, già da prima, avevo capito che la mia vita sarebbe cambiata. E no, non mi riferisco alle notti insonni o agli aperitivi mancati, e nemmeno al punto vita: mi riferisco alla considerazione che gli altri avrebbero avuto di me. Quando ho annunciato al mio capo, grande estimatore della famiglia, che aspettavo un bambino (ero sposata da un anno e mezzo) gli sono cadute letteralmente le braccia e, da quel momento – complice anche la crisi – sono stata demansionata in attesa della maternità.
Da allora è stato tutto un accettare compromessi e dover giustificare le mie scelte e la mia vita. Non ero più Anna, la giovane che parla tante lingue, sveglia e brillante, no, ero una mamma italiana in un paese straniero, senza aiuti e senza passato. Il colmo era che più andavo avanti nella mia carriera di mamma, più mi sentivo brillante, sveglia e piena di cose da dire e da fare. Sì, per carità, ero più stanca, ma quanto lavorava il mio cervello? Quante cose riuscivo a fare, da sola?
Eppure, da allora – a parte la parentesi di un master dove a nessuno importa niente se sei madre o meno – ho dovuto sempre scegliere: scegliere se essere madre o essere donna. Scegliere se avere un lavoro o poter passare un po’ di tempo con le mie figlie. Scegliere se tenermi un lavoro o riunire la mia famiglia. Scegliere se accettare un qualsiasi lavoro o stare a casa senza soldi e senza nessuna ambizione.
E alla fine ho scelto me.
Ho quasi 36 anni e ho sempre fatto quello che mi sembrava più giusto. Ho sempre lavorato perché così sono stata cresciuta, bisogna lavorare ed essere indipendenti, bisogna contribuire alla società, bisogna progredire.
Ma questa società ce lo permette? Quante di voi che state leggendo hanno perso il lavoro? Quante fanno salti mortali per essere a casa ad un orario decente? A quante è stato negato il part time?
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Io riparto da me
Riparto da me significa che dopo aver dato tanto agli altri, anche a persone che non meritavano niente, a datori di lavoro stronzi, ad aziende che se ne fregano degli esseri umani, a partner commerciali viscidi, adesso io riparto da me e da ciò che mi piace, da ciò che mi fa stare bene, elimino il superfluo, mi concentro solo sul bello.
E riparto dal cucito
Ho sempre pensato di non essere in grado di fare niente di manuale, sono negata per i lavoretti, non so disegnare, non ho fantasia, e ho sempre pensato che il cucito fosse una roba da vecchie, da nonne, da chi non ha di meglio da fare. E poi ho scoperto che sono brava, e che mi piace, e che mi rilassa, e che è quel genere di attività che mi va di fare per me nei momenti liberi, e pace se non rispondo a quelle mail. In effetti sono sempre stata brava nel disegno tecnico, e quando ho preso in mano ago e filo è stato amore a prima vista, proprio come con il righello. Non che prima non li usassi: rammendavo calzini, rattoppavo pantaloni.
Poi, a carnevale, ho dovuto cucire il vestito di Priscilla. Doveva essere un travestimento da africana e io non sapevo dove trovarlo, non lo trovavo. Così sono partita per il quartiere africano, ho comprato delle stoffe coloratissime, le ho fatto scegliere quella che preferiva e ho guardato un tutorial. Così ho cucito la mia prima gonna, a mano.
Poi Penelope l’ha vista e me ne ha chiesta una anche lei. Ho cucito anche quella, in mezz’ora, la sera davanti alla tv. E poi mi sono detta: perché non me ne faccio una anch’io? Lunga, fino ai piedi, colorata e magicamente dritta.
Ho iniziato a ricevere tantissimi messaggi su Instagram in cui mi si diceva che sono bravissima, che non dovevo mollare, che avrei dovuto continuare. E così mi sono decisa.
Il percorso con Janome
Non ho mai visto una macchina da cucire, se non quella di mia mamma da cui mi tenevo ben lontana. Ero certa che aprendola mi sarei cucita le dita. Invece la scorsa settimana mi sono trovata davanti ad una Janome (brand del gruppo Del Vecchia), in azienda da loro a Firenze, dopo aver preso un aereo e dormito dalla mia mamma, per passare un’intera giornata di formazione con una delle loro esperte. Ero agitata? Tantissimo. E se non fossi capace? E se mi fossi illusa di saper cucire? E invece… invece tutto mi veniva naturale, anche grazie a Valentina.
Valentina (che gestisce un meraviglioso negozio a Firenze, Cucilandia, che vi consiglio di visitare!) mi ha insegnato cos’è un piedino, un rocchetto, una bobina, come si infila un filo e come si fanno i punti di base, come si cuce una cerniera e come si fa un orlo invisibile. Ho cucito la mia prima pochette, che ora le mie bimbe custodiscono gelosamente perché l’ho fatta io, pensando a loro, con le mie mani.
Perché ho scelto Janome?
Cercando in rete una macchina da cucire mi sono imbattuta in Janome, che non solo vende macchine che praticamente fanno tutto da sole, ma ha messo in pratica anche un percorso di accompagnamento alle donne di cui mi sono innamorata dal primo minuto. Non è solo un’azienda, ma una famiglia che crede nel potenziale delle donne, che le guida nelle loro scelte, siano esse mosse dalla passione o da un business, poco importa: volete cucire? Noi vi insegniamo a farlo, vi aiutiamo, vi diamo i mezzi per farvi conoscere e per crederci. Avete una macchina da cucire e vorreste reinventarvi? Avete la passione del cucito ma vi manca la tecnica? La Janome Academy offre proprio questo, due giorni a tu per tu con esperti (tra cui la bravissima Carla, alias La ragazza dello Sputnik) per migliorare la vostra esperienza di cucito e perché no, farne magari un lavoro.
Ecco, inizia così il mio percorso di cucito. Non so se diventerà mai un lavoro per me, ma è qualcosa in cui voglio credere. È un percorso che voglio condividere con voi per darvi fiducia, perché possiate crederci, perché ci crediate con me. Perché anche voi possiate buttarvi, anche se vi dite che non siete in grado, anche se questo (e soprattutto anche se questo!) vorrà dire rinunciare ad altro, dire di no a chi merita un no. Eliminare il superfluo e concentrarvi su ciò che volete davvero.
Seguitemi qui, sulla pagina Facebook e su Instagram e sugli stessi canali di Janome, vi terrò aggiornate su questa bella avventura. Curiose di sapere cosa mi metto a cucire? Secondo me indovinate subito 🙂
Io ricomincio da me, e voi?
Peccato.. un post tanto necessario e quanto ricco di speranza rovinato dalla presenza (non urlata ma comunque fastidiosa) di uno sponsor … amarezza…
Ma sai, se non fosse per Janome (che non mi paga) questo post non sarebbe mai esistito.
Quando ho deciso di provare a cucire, li ho incontrati sulla mia strada. Hanno talmente creduto in me e nel mio entusiasmo da regalarmi una delle loro macchine e da farmi dei corsi base per imparare. La Anna “sartina” non esisterebbe se qualcuno non avesse creduto in lei porgendole la mano. Quindi non posso fare a meno di parlare del cucito senza citare Janome, da cui è praticamente nato tutto.