Fenomenologia della mamma: la Mamma Permissiva

Mi è venuta in mente questa mamma dopo
essere stata ai giardinetti in Italia. Voi forse non ve ne renderete
conto, ma l’Italia è campionessa della permissione. Bambini viziati,
per una ragione o per un’altra, che crescono come piccoli vandali,
convinti di poter fare o dire qualsiasi cosa, perché TUTTO E’
PERMESSO.
Fondamentalmente, la Mamma Permissiva
ha due origini: quella un po’ hippie, della nuova scuola, del
tipo «devo lasciarlo libero di esprimersi», e quella
«non ho voglia/tempo per dire di no».
In fondo, se esiste anche un libro (o
magari più di uno) dal titolo «I no che aiutano a crescere»
vuol dire che il fenomeno è, se non preoccupante, almeno in
crescita. Ma per me è più preoccupante.

La Mamma Permessiva è quella che
permette, appunto, al proprio figlio, di fare qualsiasi cosa.
Non dice di no quando rifiuta la
braciola di vitello e pretende la pasta in bianco.
Non dice di no quando continua a
guardare la televisione oltre l’orario pattuito.
Non dice di no quando chiede un gioco,
quando chiede di fermarsi ancora ai giardini, quando decide cosa
mettersi la mattina, quando decide a che ora vuole andare a dormire
(se mai ci andrà), quando decide che alle 11.30 è un buon orario
per mangiare dei biscotti.
E’ quella mamma che più in là, quando
il figlio mena i compagni, dice che «son ragazzi, lasciamoli
giocare». E certo, perché è sempre il suo, a darne. E’
quella che se il figlio piange perché vuole un gioco, corre a
comprarglielo, solo per farlo stare zitto, perché non sa come
spegnerlo, questo figlio. E’ quella che lascia che il nano malefico
spacchi la roba in casa, che vuoi che sia, così si esprime. Fa
niente se il vaso di pregiata porcellana che il suocero aveva
ereditato dagli avi nobili è andato in mille pezzi, in fondo il
bambino si è espresso, no?
E’ quella che lascia che il figlio non
rimetta a posto, tanto ci pensa lei (o qualcun altro, poco importa).
E’ sempre lei che giustifica il figlio che tratta male una
vecchietta, dando pure della vecchia stronza alla poverina che si è
beccata due o tre calci e si è permessa di dirle che così non va.
E’ quella il cui figlio corre per i
corridoi del supermercato, sfascia le cose, le sposta di posto, e lei
non ci prova nemmeno a dire «smettila», no, suo figlio
può fare quello che vuole, perché lui SI ESPRIME.
Ma come dicevo, ci sono due versioni di
Mamma Permissiva. Quella che se ne fotte, perché è troppo stanca,
perché torna dall’ufficio e non vuole sentire lamentele, non vuole
lottare, perché è più facile dire di sì che educare, perché in
fondo si è più fighi ai loro occhi se si dice sempre di sì,
giusto?, e poi c’è quella che ha sposato la nuova teoria
secondo cui il figlio è una specie di Dio che tutto può, e quindi
se decide di vestirsi di lana il 15 agosto che vuoi che sia? se
svuota tutto il bagnoschiuma per allagare il bagno di bolle di sapone
che vuoi che sia? se mangia alle 18 a base di cereali e la
notte si sveglia ogni mezz’ora e pretende di prendere il posto del
padre nel lettone… che vuoi che sia?
Ma niente, per carità, niente. Ogni
famiglia sa cosa è meglio per sé e bla bla bla. Cazzate ragazze,
cazzate. Perché queste mamme sono quelle che crescono le piccole
stronze e i piccoli stronzi di domani, quelli che non vorreste mai
che i vostri figli, con tutti i loro difetti, per carità, incontrassero mai. Quelli che fanno i bulli, perché nella vita non
hanno mai sentito un no, quelli che non sanno stare al mondo perché
il mondo non è come le braccia della mamma, no, il mondo è duro e
allora loro tirano fuori l’aggressività, l’unico mezzo che conoscono
per confrontarsi con chi non permette loro di fare ciò che vogliono.
I nostri figli non sono dei: sono
bambini che un giorno guideranno questo mondo, e devono essere
educati. Dobbiamo saper dire di no, a patto di apparire impopolari,
proprio come lo era mio papà quando, a 16 anni, non mi faceva uscire
la sera.
Ci sono cose su cui possiamo fare delle
concessioni, dire soltanto di no è controproducente, i figli devono
sapere che esiste un lato di noi che concede. Allora cara P1, ok,
niente più pantaloni, che tanto non mi cambia nulla e prima o poi ti
passerà. Ma no, niente giocattoli inutili e regali al di là delle ricorrenze. E no, niente biscotti alle 19.
Ok, ormai non conto più le volte in cui mi dici «mamma non mi
piaci così», ma un giorno, quando sarai una donna che saprà
stare al mondo, forse mi ringrazierai. Come io ringrazio i miei.
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