Giornate di ordinaria follia (da mamma)

Non mi piace lamentarmi. Forse, se fossi una che si lamenta, non potrei fare la vita che faccio. Ad ogni modo, stasera ne ho proprio bisogno, perché non riesco a trovare nemmeno la forza di godere del venerdì. 
Sapete quando accumulate, accumulate, accumulate, e poi all’improvviso tutto crolla? Mi sento proprio così. 
Martedì mio marito è partito per gli Emirati Arabi. Mercoledì mattina mi alzo, mi preparo, sveglio le bimbe: una insolitamente piena di pipì (la grande), una insolitamente piena di cacca (la piccola). Cambiale, fai la doccia ad entrambe, togli lenzuola e tutto il resto (la lavatrice non puoi nemmeno programmarla perché è nuova e rischia di perdere a causa di una guarnizione, quindi pensi a quando la sera dovrai lavare e stendere chili di roba), accompagni una a scuola sul filo della campanella, l’altra al nido arrivando sudata marcia, vai a lavorare, torni c’hai una che urla perché è stanca, l’altra perché vuole attenzioni, poi una rifà una cacca di quelle che devi cambiarle anche la pelle (la piccola, of course), poi cucini, lavi, stendi, supercazzoli ed è giovedì, e la piccola è di nuovo piena, e rilavala, e riaccompagnale, e ritorna sudata. 
E va beh, piccole cose che capitano.

Venerdì, 13.

Non che io sia superstiziosa. Sono nata il 17, e mio fratello il 13. Suvvia.
La lavatrice non scarica l’acqua, speri che tuo marito se ne possa occupare, non puoi più fare lavatrici. Deve tornare alle 7, magari ti dà una mano nella preparazione, ma ad entrare in Parigi c’è traffico, arriva alle 8. Mentre ti prepari – perché comunque sia mai che esci struccata o spettinata – ti bruci con il ferro per i capelli, vicino all’occhio, e ti fa un male porco, ma proprio tanto. 

Le prepari, le porti, vai a lavorare, poi ti sei presa il pomeriggio e dici “ok, oggi mi rilasso”. Porto la P1 a danza con la sua copina del cuore, chissà che bello. 
Certo.
Torno, mio marito bestemmia in tutte le lingue (gli ho detto che in Pakistan farebbe meglio ad evitare). L’assistenza della lavatrice non ci aiuta. Un termosifone (quello della camera delle bimbe, ovvio!) perde litri d’acqua e chi se ne dovrebbe occupare ci manderà qualcuno lunedì. Lunedì. Allagheremo la casa, già lo so. 
Porto la P1 a danza, tutto bene. Al ritorno mando il marito a fare la spesa e mi piazzo sul divano con P1 e una compilation di Peppa Pig da far impallidire Rai YoYo. Sono le 18. Mi chiama la tata. 

Non ho le chiavi del lucchetto del passeggino.
Perché già, dovete sapere che non solo ci sono due codici per entrare nel locale passeggini del nido, ma bisogna pure legarli, perché li rubano. E lei ieri ha lasciato le chiavi qui. E nessuno si è ricordato che era senza. Così, con non so quale forza, mi sono rivestita, ho rivestito la P1, ho spento Peppa Pig, mi sono incamminata verso l’autobus, sono arrivata al nido, ho recuperato passeggino, figlia e tata e sono tornata in qualche modo a casa. 
Di questa giornata mi rimarrano solo due cose, credo:

l’enorme galla vicino all’occhio destro
la gioia della P1 dopo la lezione di danza

E un bruolo. Un orrendo, gigantesco, doloroso brufolo.
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