La profezia che si auto-avvera (ma è nato prima l’uovo o la gallina??)

Prima delle vacanze estive avevo avviato l’iniziativa “redenzione mamma mostro”.
Essendo consapevole (dicono sia già qualcosa….) di essere una pessima madre, avevo deciso di non rassegnarmi all’ineluttabile destino, ma di cercare di porvi rimedio fattivamente, con piccole iniziative: meno TV, meno Tablet, più giochi assieme…
Non ho ripreso, poi, la “rubrica” non per dimenticanza, poca voglia o altro ma per una sorta di rassegnazione.
Non ha funzionato.
Sono pessima, non migliorerò mai.
O almeno, non migliorerò da sola.
Quindi, ho deciso che mi rivolgerò ad un esperto di psicologia infantile per chiedere di aiutarmi in questo difficile compito di genitore, che mi riesce così male.


Perchè dico che non ha funzionato? Per i comportamenti dei miei figli, o almeno, per ora, del più grande.

Ragazzo, o Mirtillo Malcontento, sarebbe un bimbo davvero intelligente, brillante, geniale per certe uscite. Non esattamente simpatico, ma spesso saprebbe esserlo.
Uso il condizionale perchè purtroppo spesso e volentieri si comporta in modo odioso.
Di solito è quando si esce e deve rapportarsi, di fronte a me, con altre persone.

Nessuno dei miei figli ha mai fatto capricci per scendere da un’altalena, per andarsene da un parco giochi, per prendere o no un ovetto di cioccolata al supermercato.
Ma quando si tratta di rapportarsi agli altri, Ragazzo è davvero insopportabile.
Non saluta mai, sebbene glielo abbia spiegato in mille modi, con mille esempi. Se qualcuno gli parla, lui lo ignora, o dopo un po’ risponde assurdità, tipo “caccamolla” o simili.

Esempio di oggi.

Avevamo la visita dalla
neuropsichiatra, per un controllo post-dimissioni, e, conoscendo i suoi “precedenti”, mi ero raccomandata di essere “bravo” (con buona pace delle montessoriane) e collaborativo, di non fare lo schiocchino e di rispondere semplicemente alle domande che lei gli avrebbe fatto.
Prima di andare sono passata da mia suocera dove le
dico, mentre Mirtillo stava giocando e quindi non sentiva, “sicuramente ne farà di tutti i
colori” e lei “no!! non dire così sennò succede!!”.
Ora, lei la metteva sul piano religioso, perchè recentemente un sacerdote le ha spiegato l’importanza di esprimersi positivamente, perchè la negatività sarebbe una sorta di maledizione, che si avvera.
Io conosco invece la teoria “laica”
della “profezia che si auto-avvera”, che ho studiato in diversi ambiti, specie a proposito della delinquenza giovanile.
Comunque, andiamo alla visita, all’inizio
tutto ok, perché la dottoressa parlava a me e lui giocava, ma quando l’ha
chiamato ha iniziato a fare lo sciocco.
Gli ha chiesto quanti anni
ha e lui col dito ha fatto “1”, lei senza scomporsi (mentre io iniziavo ad agitarmi sulla sedia) glielo ha chiesto di nuovo e lui ha detto
cinque ma con voce da bimbo di un anno, facendo intanto facce demenziali.
Lei gli chiedeva i nomi delle
dita e lui ha iniziato a sussurrare, o meglio a fare solo labiale, come
fa il Tortoro ultimamente per scherzare, e via così…
Io stavo per
intervenire ma con la mano la dottoressa mi ha fatto segno di star zitta, ed è andata avanti con la visita, ottenendo un po’ più di collaborazione.
Poi
mi ha chiesto se è sempre così, e io le ho detto che spesso, con gli altri, fa lo sciocco, e
che infatti volevo parlare con uno psicologo perché non so gestire
questi comportamenti che mi provocano una rabbia atroce. In realtà, fa così solo se ci siamo io e il padre, con i nonni, o le maestre o baby sitter e simili, mi dicono si comporti benissimo.
Lei mi ha detto che si vede che non li reggo, che si vede che sono tesa.
Mi ha spiegato che il bimbo è intelligente, e che questi sono atteggiamenti provocatori.
A casa invece sarebbe così diverso proprio perchè io sono rilassata, perchè non ho paura che mi faccia fare brutta figura con qualcuno.
Idem per gli esempi positivi di cui sopra: non mi darebbe alcun fastidio se facessero scenate per un’altalena, e guarda caso non le fanno.
Insomma, a suo dire più io sono tesa e “spaventata” da questi atteggiamenti più succedono di nuovo e quindi anche lei se ne esce con la famosa profezia autoavverante.
Sapete di che si tratta?
Sostanzialmente, per il suo “inventore, il sociologo americano Robert Merton, si tratta di una supposizione che, per il solo fatto di essere pensata, fa realizzare l’evento presunto e pensato.
Ad esempio, se qualcuno si dice continuamente “non piaccio a nessuno” sarà così chiuso e sulle sue che finirà davvero per non piacere  a nessuno. Gli altri, vedendo la sua diffidenza e chiusura, risponderanno con diffidenza e chiusura,  e lui avrà la “prova” e la conferma della sua intuizione e convinzione iniziale.
Questa teoria, come vi dicevo, io l’ho studiata in vari ambiti.
Ad esempio per la prevenzione “situazionale” della criminalità (cioè la prevenzione della criminalità attraverso l’intervento sulle “occasioni del crimine”, per esempio i luoghi fisici): se gli abitanti sono convinti che una zona sia pericolosa, non la frequenteranno, quella zona quindi sarà pressochè deserta e diventerà pericolosa davvero.
Oppure, è stata applicata alla delinquenza giovanile, in particolare per i giovani delle banlieues francesi (le periferie disagiate).
E’ stato dimostrato che i maestri, i professori, trattano i ragazzi delle banlieues in modo diverso, danno per scontato che andranno male, che lasceranno la scuola e quindi si occupano meno di loro, così loro prenderanno voti peggiori, lasceranno la scuola, diventeranno delinquenti.
A forza di sentirsi etichettare come destinati alla delinquenza, insomma, si convinceranno di non avere chances, e finiranno per delinquere davvero.
Uno di questi esperimenti l’ha fatto Rosenthal, con la sua teoria dell’”effetto Pigmalione”.
Perchè “Pigmalione”? Secondo la leggenda, Pigmalione, dopo aver scolpito la statua di una donna bellissima, se ne innamora, desiderando a tal punto che essa diventi reale che alla fine la dea Afrodite lo accontenta, e la statua prende vita.
Rosenthal, per provare che quel che “si vuole” o si crede si realizza, fa quindi questo esperimento.
In una scuola elementare, finge di aver fatto un test alla classe, e comunica alle maestre che i bambini del gruppo ALFA sono  più bravi e intelligenti e predisposti allo studio rispetto a quelli del gruppo BETA.
Alla fine dell’anno scolastico i bambini del gruppo ALFA hanno, guarda caso, avuto voti più alti rispetto all’altro gruppo e Rosenthal ne trae quindi la conferma alla teoria: è stato l’atteggiamento degli insegnanti, influenzato dalle previsioni, ad aver condotto alla realizzazione della previsione stessa. Probabilmente hanno curato più i bambini di quel gruppo, li hanno stimolati di più, si sono loro stessi impegnati di più nell’insegnamento.
Ma è una teoria che si applica in ogni ambito.
Per restare in tema genitoriale, se un genitore continua a dire al figlio che è uno scemo, questi si convincerà di esserlo e si comporterà come tale. Probabilmente, aggiungo io, perchè invece magari reagirà per dimostrare l’esatto opposto.
O ancora, basta pensare al famoso “effetto placebo” in medicina, che è in fondo un’applicazione di questa teoria.
Che si applica anche in ambito economico: Merton stesso aveva fatto proprio l’esempio di una banca. I clienti, convinti che la banca stia per fallire, si mettono tutti in coda per ritirare i loro soldi. La convinzione è sbagliata, la banca non sta assolutamente per fallire, però per il comportamento dei clienti, che ritirano tutti i propri risparmi togliendo quindi liquidità alla banca, alla fine fallirà davvero. Una convinzione, insomma, che, seppur errata, alla fine si realizzerà per un comportamento fattivo di chi aveva questa convinzione.
Ora, da un lato sono d’accordo, questa teoria l’ho studiata, hanno fatto esperimenti, pare “provata”.
Ma quello che manca, per me, è la scintilla iniziale, il Big Bang: perchè i clienti della banca sono convinti che fallirà? Perchè il genitore è convinto che il figlio sia poco intelligente? Perchè una persona è convinta di essere antipatica?
Non ci sarà, insomma, un fondo di verità in fondo a queste convinzioni?
Quanto a me, se io sono così “nervosa” quando so che Mirtillo deve rapportarsi con altre persone in mia presenza, evidentemente non è perchè sono matta, ma perchè lui in precedenza, nel momento iniziale, nel Big Bang, ha fatto l’asino, e dopo una, due tre volte, ha trasmesso a ME, la convinzione che sarà sempre così. Cioè, non io a lui, ma lui a me.
O no?
Insomma, è nato prima l’uovo o la gallina?
E poi, anche volendo dare per appurato che sia così, cosa fare per cambiare l’ordine delle cose?
Come “auto convincersi del contrario”, cioè di un effetto positivo, per farlo poi autorealizzare?
Ora, io posso anche dirmi e dire ai quattro venti che lui dai medici è “bravissimo”, collaborativo, tranquillo, ma basterà per convincermi?
E basterà perchè succeda?
E se non lo farà?
E’ per questo che voglio parlare con un esperto, voglio sapere cosa fare, come comportarmi SE succederà (e succederà…).
Cosa devo fare?
Devo menarlo? (a proposito del post di ieri..)
Devo sgridarlo?
Devo spiegargli con calma?
Devo ignorarlo?
Io le ho attuate tutte, ma nulla è cambiato.
E voi, come la pensate?
E come vi comportate di fronte ad atteggiamenti provocatori o problematici dei vostri figli che vi mettono infinitamente a disagio?
Io ho gettato parzialmente la spugna, ho deciso di chiedere consiglio, e vi terrò informati su quello che ne uscirà.
Intanto, voglio comunque riprendere le buone abitudini della “redenzione”, continuando con la poca Tv e altre piccole cose che potremmo ideare assieme.
Intanto, aspetto le vostre opinioni!

 

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36 Comments

  • Penso che sia irrilevante, a questo punto, capire esattamente chi ha più peso in questo alimentarsi vicendevole. Penso che una soluzione che si può tentare sia che una delle due parti modifichi qualcosa, per interrompere la "catena". Se tu riesci a non metterti ansia, a lasciarlo fare senza richiamarlo, pian piano lui dovrebbe capire che tutto ciò che fa di solito….semplicemente non serve. Ti tocca una faticaccia, penso!! Se ho capito bene, è quello che ti suggeriva la dottoressa, insomma.

  • Magari lui percepisce che tu non hai fiducia in lui e che temi le sue reazioni e per questo si sente quasi "autorizzato" ad essere chi ti aspetti che lui sia. Magari cambiando tu atteggiamento riuscirai a far cambiare anche lui!

  • A me sembra che alla base ci sia una mancanza di empatia da parte tua (anche la psicologa non scherza!). Se invece di volerlo adeguare alle tue aspettative avessi valutato che per lui l'interazione con gli sconosciuti poteva essere inizialmente difficile (non è mica un crimine essere timidi), se tu avessi accettato di fargli un po' da tramite, invece di fargli pressioni, lui forse non avrebbe dovuto far fronte al disagio come poteva (rispondendo a casaccio, proteggendosi con vocine o smorfie). Ma se qualcuno avesse portato te a farti curare per renderti simile a quello che vorrebbe che tu fossi, e lo avesse fatto non concentrato su quello che sentivi ma sulla sua necessità che tu gli facessi fare "bella figura", ma non avresti reagito ben peggio di lui? Lui con la vocina da bimbo piccolo vi stava dicendo proprio questo: lo vedete che sono piccolo, e le vostre pretese sono grandi? Che finezza psicologica la psicologa, per liquidare tutto come "provocazione"!!

    • Mi permetto Pippi, ma forse non hai capito niente. Morna vuole andare lei stessa da uno psicologo, per sapere come gestire i suoi sentimenti nei confronti del comportamento del figlio. Ieri era dal neuropsichiatra perché giorni fa il bimbo ha avuto una crisi di emicrania e vomito e temevano il peggio, il controllo era stato deciso in quell'occasione per scongiurare ulteriormente dei problemi, non c'entra niente col suo relazionarsi agli altri. Mi sembrava fosse chiaro nel post.

    • Pippi, non credo di avere capito.
      Ora, sulla mancanza di empatia da parte mia, posso anche essere d'accordo, e ci sto lavorando.
      Ma il resto del tuo messaggio non lo capisco, o meglio, non capisco se tu hai capito (scusa il giro di parole).
      Quali pressioni ho fatto? Perchè gli ho detto di comportarsi bene? E come avrei potuto fare da tramite? In certi casi il genitore non deve proprio intervenire, ad esempio con una neuropsichiatra. In che senso poi dici "portare a fare curare per rendere simile a quello che vorresti fosse?": la visita di ieri non era assolutamente una visita per i suoi comportamenti, ma solo un controllo post dimissioni. Per il resto, è assolutamente verosimile che io sia troppo preoccupata della "brutta figura". Che poi, intendiamoci, non parlo, o almeno non solo, della brutta figura "mia". Io so quanto è intelligente e vedere che fa di tutto per passare da sciocco mi da fastidio "per lui". Comunque, quello che mi servirebbe, sono esempi concreti. Tu, per dire, come ti comporteresti se tuo figlio di 5 anni (che non sono tanti, ma neanche pochi…) inizia a fare sceneggiate di fronte ad un medico? Se di fronte ad un cameriere che gli parla si gira dall'altra e lo ignora per poi rispondergli "cacca"? Mi interessa davvero sapere come reagiscono, o reagirebbero altre mamme!

    • Io onestamente mi focalizzerei sulle emozioni di mio figlio, invece di etichettarne i comportamenti in modo svalutante ("sceneggiate"). Gli chiarirei in cosa consiste la visita, gli chiederei se ha paura, piuttosto di fargli la ramanzina preventiva sul "comportarsi bene". Se so che parlare col cameriere lo mette in tensione posso pure ordinare al suo posto, se lo preferisce. Le abilità sociali si assorbono più per imitazione che non dietro pressioni. Visto che ha 5 anni gli chiederei appunto come possiamo risolvere. "Vedo che parlare con chi non conosci a volte ti mette a disagio, come posso aiutarti a sentirti più tranquillo? Se rispondi "cacca" a una domanda ho paura che gli altri non capiscano perché lo fai. Puoi dirmi prima quando preferisci che io risponda al tuo posto? Che soluzione vedi?". Se lo rimbrotti di continuo e gli passi il messaggio che ti vergogni di lui lui agisce vergognandosi, appunto. E siccome si vergogna, si protegge dando risposte inappropriate. Dovrebbe percepire aiuto da parte tua, non tensione e condanna. Dici che ha 5 anni, appunto: probabilmente sono anni che ti comporti così con lui, metti in conto che ci vorrà del tempo perché lui avverta il tuo cambio di atteggiamento. Cambiamento che deve essere reale, non manipolatorio: lo scopo deve essere che lui si senta più a suo agio nelle interazioni, più protetto e quindi più sicuro. Non che lui arrivi a fare quello che vuoi tu.

    • Mah, che siano sceneggiate non ci sono dubbi, a volte credo serva anche chiamare le cose col loro nome. Sul cameriere, non pretendo ordini lui, solo che capita spesso che i camerieri siano gentili e si rivolgano a lui direttamente per fare una battuta, che bella giacca, che bella maglia, che bel gioco o simili, cose così. Per il resto, proverò, vediamo che succede.

    • Eh beh, se tu ti irrigidisci non ti puoi certo aspettare che per difesa non lo faccia anche lui.
      Chiamale come ti pare, ma nel momento in cui le chiami sceneggiate lo stai etichettando, lo stai svalutando, stai negando i motivi per cui agisce così. Dal medico e' facilissimo sentirsi spaventati, imbarazzati, inquieti, indagati. Anche da adulti. Se tu vuoi ignorare il tutto etichettando semplicemente il comportamento indesiderato… Lui sarà solo a gestire questa situazione di disagio e farà come può.
      Gli adulti che fanno i simpatici… Spesso non sono simpatici. Comunque…
      Non so se giocate insieme "giochi di ruolo" (facciamo finta che io sono x e tu sei y, facciamo che io vengo al ristorante e tu fai il cameriere). Potrebbero essere anche quelle occasioni per "fare pratica" e dargli sicurezza. Ma anche li: se sente che non stai giocando davvero ma lo vuoi "addestrare"… non può che chiudersi di più.

    • Pippi hai ragione sui medici e adulti che fanno i simpatici. cercherò di essere più empatica. Ma io non lo voglio addestrare! Sono felicissima di com'è lui, lo accetto con pregi e difetti e non lo cambierei mai. Solo, detesto come si maschera agli altri!!
      Giochi di ruolo mai fatti, magari provo, vediamo che ne esce…

  • E tu "chiedere consiglio ad un esperto" lo chiami "gettare parzialmente la spugna"? Sei forte, invece, perché vuoi fare di tutto per migliorare te affinché anche i tuoi figli stiano meglio!
    Credo che reagirei con la tua stessa rabbia e non so darti consigli: non so perché Mirtillo si comporti così, ma ti sei resa conto anche tu che fa solo quello che provoca in te una reazione. Sarai tu a dover scoprire ed accettare cosa intende davvero dirti. Magari ha bisogno di più rassicurazioni, magari ha bisogno di meno pressioni, magari.. Non posso essere io a sapere della vostra vita.
    Ciao, Nenni

  • ciao Morna, prima di tutto grazie per aver condiviso questi tuoi pensieri con noi, spesso non è facile mettere a nudo dubbi di questa portata, e credo che parlarne possa fare bene a te, al tuo bambino, e anche a chi ti legge. Perchè secondo me problemi di questo genere ne abbiamo tutte, più o meno. Io per esempio ho problemi simili coi compiti delle nane: al doposcuola li sbrigano bene e in poco tempo, a casa si va per le lunghe e con lagne insopportabili, indegne della loro intelligenza a mio avviso. Io mi innervosisco e non se ne esce. Ma sono iniziate prima le lagne o prima la mia tensione? Non so dare risposta. So solo che sto provando a mettere in atto mille strategie diverse per uscire da questo impasse, e a volte funzionano per qualche tempo e poi non più, a volte non funzionano fin dall'inizio. Col risultato che, sotto questo aspetto, ci son giorni che mi sento un'incapace! Ti abbraccio

  • Alla mia bambina più grande piace moltissimo parlare di cose fantastiche o come se stesse dentro a una storia/cartone specifica e non raro, se non corrispondo almeno per un pochino, lei si arrabbia. Io continuo facendo di tutto per farla parlare di cose reali perché tanto poi si gioca e si può sempre fare finta; così la situazione sta migliorando ma quando vede altre persone che l'adorano se ne esce sempre parlando di fatine, cose fantastiche, ecc e così, spesso, la prendono per sciocchina… ci vuole calma e pazienza. Ma tanta!!!

    • Luciana, non ho capito: lei finge di trovarsi in un mondo fantastico? E si arrabbia se non la segui nella finzione? Quanti anni ha? Comunque, per riderci su, magari dovessi fronteggiare fate e folletti invece che "caccamolla" e simili!!!

    • Luciana, credo sia normalissimo che tua figlia(a meno che non abbia 15anni) viva un po' nel mondo della magia… Loro vivono effettivamente in quel mondo. La cosa fondamentale è capire se lo fa perchè le piace o per scappare da qualcos'altro che la fa stare male. Solo tu puoi saperlo. Se gli altri la prendono per schiocchino probabilmente non sanno niente di bambini… E comunque se secondo te è serena, felice e quindi non ha problemi da cui fuggire, non dovresti preoccuparti.

      Ho letto su un libro ('azz, sono la mamma iperinformata mi avete beccato!) che se loro vogliono trascinarci nel loro mondo fantastico, noi mamme possiamo stare un po' al gioco e poi tornare in modo soft alla realtà solo alla fine con frasi tipo "ah, che bello se fosse vero" . Che poi loro lo sanno che la realtà è diversa, ma perdio sono bambini lasciamoli viaggiare se vogliono farlo. Tanto hanno una vita per vivere nel mondo reale., no?

  • Ciao Morna,
    Innanzitutto togliti dalla testa di essere una cattiva madre…ma chi te lo ha messo in testa???
    Ti stai confrontando, ti stai mettendo in discussione per il bene dei tuoi figli, quindi sei una brava mamma…e stop.

    Io ho un nano di tre anni che fa esattamente come il tuo. A due anni con gli estranei era stupendo, rispondeva con coerenza ed era pure molto simpatico (poi parla benissimo) quindi grandi complimenti. Adesso le stesse persone vengono ignorate oppure arriva con un sorriso furetto la solita "cacca" o "caccolandia".

    Sinceramente di fare figuracce non me frega niente, ma zero. Quindi non lo vivo come un problema. Cert gli dico "rispondi bene dai.." se continua sdrammatizzo con "cacca è la sua nuova parola preferita, vero Leo." insomma non gli do la soddisfazione di arrabbiarmi…e lui la smette, o la smetterà. Prima dei 18 anni la smetteranno no?

    Quello che voglio dirti è che forse vuole solo attirare la tua attenzione, credo che aumentare il gioco insieme e cercare di non viverla come un grosso problema (che non è) potrebbe aiutarvina uscire dall impasse. Comunque chiedere il consiglio Dell esperto è una buona cosa! Forza mamma!

  • sulla domanda se è nato prima l'uovo o la gallina potrebbe essere che la prima volta sia stato casuale poi, visto l'effetto, ci ha preso gusto.
    Purtroppo quello che si è innescato è un circolo vizioso, che sarebbe bello riuscire a tramutare in circolo virtuoso. Secondo me è un meccanismo molto diffuso, nei rapporti interpersonali, e non solo coi bambini.
    Per spezzarlo e trasformarlo c'è bisogno di un grande atto di grande forza interiore.
    Secondo me ci vorrebbero almeno due giorni di spa e massaggi rilassanti, innaffiati da ettolitri di tisana alla melissa, per avere la tranquillità di reagire bene per la prima volta.
    In alternativa (e forse più efficacemente) potrebbe essere proficuo parlarne con uno psicoterapeuta, che potrebbe tirare fuori magari qualche motivo per cui quei comportamenti ti mettono tanta ansia (e lui la vede e li applica e tu ti agiti e lui lo vede etc etc).
    Io ho dei problemi con la cena, lei che è tanto aperta a qualunque novità, a cena è snervantemente diffidente. Anche da me sicuramente si è innescato un circolo vizioso, devo ancora capire cosa c'è sotto…

    • Io credo che tutti i bambini cerchino il nostro punto debole, compiti, cena, figuracce, per farci impazzire, crollare, innervosire, disperare… Guarda caso SEMPRE CON LA MAMMA, con gli insegnanti e i nonni sono agnellini…
      Ebbene, vogliono farcela pagare per qualche nostra mancanza? Forse si , anche se io sono lontanissima dalla mamma mostro (mi sento in colpa se dopo il lavoro faccio la spesa e mi soffermo sulle tinte per capelli un minuto di troppo) eppure succede anche a me. Più tengo a una cosa più il nano si ribella.
      Quindi? Boh, io non lo so, cerco di stare calma, ma spesso sclero… Poi cerco di sdrammatizzare e il più delle volte funziona, e ci distendiamo tutti., poi va meglio. Oppure uso la voce autoritaria ma con calma e mi dimostro irremovibile…funziona mica tanto o solo in certi casi,

      Mestiere difficile il nostro.

      Ma ho capito che la chiave, come dite anche voi è cambiare atteggiamento per spezzare l circolo, come..non lo so, ognuna deve capirlo da sola, probabilmente.

      Simona

  • Uscire con mia figlia di due anni è una tragedia. Niente passeggino, vuole camminare e mi sta benissimo, ma se poi un elemento scatenante le provoca il pianto ( un bambino ha un palloncino, le dico che non può strappare i fiori dalla fioriera, le metto un cappellino perchè ci sono due gradi, qualunque cosa…) non se ne esce più. Piange e si dispera. Praticamente sempre. Se la porto a giocare in un giardino passa il pomeriggio a divertirsi, ma se la porto a passeggio per la città non c'è verso di arrivare a casa tranquilli…Forse poi io mi innervosisco perchè tutti ci guardano, lei piange ancora più forte e via di questo passo. Ma è così. Vedo mamme prendere l'aperitivo con il pargolo nel passeggino accanto: mai potuto farlo. Lei deve alzarsi, correre, spostare le sedie, tirare fuori tutto dalla borsa…Al primo no (non sono una che cede pur di non farla piangere) inizia la tragedia. Ti capisco, guarda, e ti abbraccio.
    Una lettrice affezionata

  • un doveroso GRAZIE a tutte! I vostri commenti sono stati (e sono, se ce ne saranno altri) preziosissimi.
    Innanzitutto, sentire che siamo tutte (o quasi…) sulla stessa barca è già un grande aiuto.
    Poi mi avete aiutato a capire che il problema non è lui, che è solo un bambino come tanti, ma io, come reagisco io. Ora devo solo approfondire il perchè, e come cambiare.
    E ho anche capito che l'unica profezia che rischia di autoavverarsi è la mia convinzione di essere una pessima madre (grazie, Sa, anche se non commenti mai qui ma mi dai ottimi spunti di riflessione!!) .
    Forse il fatto di aver sempre detto che non volevo figli, il fatto che non siano stati esattamente cercati, mi ha dato questa convinzione (Simona, tu che mi chiedevi!), mi ha messo in testa che una mamma "per caso" (sebbene nulla sia per caso, men che meno un figlio, intendiamoci) parte già in svantaggio, non ha dentro tutto l'amore che si accumula nel desiderio e nella ricerca… Ma sbaglio, lo so, o almeno lo spero, per cui ancora, immensamente GRAZIE.

  • Io in questo caso la profezia che sia autoavvera (che tu hai descritto benissimo) la lascerei stare.

    A quanto dici tu sei una brava mamma in privato e una cattiva madre in pubblico, eppure sei sempre tu! (provocazione ;-))
    Io ti chiederei perché per te è importante che tuo figlio sia bravo davanti agli estranei, perché ti innervosisce così tanto quando fa lo sciocchino e cosa cambia quando siete a casa piuttosto che fuori.

    Più che concentrarsi sullo "sbaglio" io mi concentrerei sul "significato" che hanno le diverse situazioni.

    • Grazie Elena. In effetti grazie a voi ho proprio focalizzato questo aspetto: perchè mi da così tanto fastidio quello che pensano gli altri? Ci lavorerò su ;-).
      Ma no, non sono una brava mamma in casa, ahimè! Solo, sono più gestibili loro.Sono a loro agio nel loro nido, giocano tantissimo tra loro, mi cercano davvero poco in casa. E, quello sì, eventuali scenate le so gestire molto meglio, ma appunto qui viene in gioco lo sguardo altrui e torniamo a quello che abbiamo detto sopra. Grazie ancora!

  • Per cominciare… ma allora sei DAVVERO convinta di essere una mamma mostro? Io pensavo che fosse solo un po' di autoironia, perchè leggendoti quello che mi sembra di vedere è una mamma attenta ai bisogni dei suoi figli, che semplicemente punta al sodo senza perdersi in cuoricini e leziosità… cosa che io personalmente apprezzo molto.
    Detto questo, credo che i bambini si specchino nei nostri stati d'animo e risentano moltissimo delle nostre ansie e paure. Noi abbiamo passato due settimane del terrore quando abbiamo provato a togliere il pannolino a giugno perchè io già temevo per l'inizio della materna, sapevo (o credevo di sapere) che non sarebbe stato facile e volevo risolvere il "problema" il prima possibile. Ti risparmio le scene apocalittiche con lui che rifiutava di fare pipì in qualsiasi cosa che non fosse il pannolino e tratteneva la pipì anche per 5-6 ore filate in attesa che qualcuno glielo rimettesse… bada bene, mica se la faceva addosso, semplicemente teneva duro ad oltranza! Ad un certo punto abbiamo ceduto, gli abbiamo rimesso il pannolino, io ho cercato di non pensarci più e dopo un mese, senza aspettative (più o meno, diciamo con un livello di aspettativa mooolto inferiore) ci abbiamo riprovato e ci siamo più o meno riusciti (beh, ci sarebbe molto da raccontare e da riderci su, ma non voglio farla lunga). Quello che ho visto nella mia esperienza, è che io ero tesa, dubitavo della sua collaborazione e lui non si sentiva a suo agio. Forse credeva che io non fossi contenta di lui e non avessi fiducia. Forse avrà pensato che se quella cosa faceva tanto agitare ed innervosire me che ero la mamma, lui che invece era solo un bambino non ce l'avrebbe mai fatta. Passando al tuo caso, forse la prima cosa da fare è calare il livello di ansia legata ad un certo tipo di situazioni: portarlo "in società" ma senza aspettarsi nulla da lui. Potresti semplicemente dirgli che hai capito che non si sente a suo agio in certe situazioni, e che se non ha voglia di parlare agli estranei può starsene zitto e lasciar parlare gli altri… magari aggiungendo (se è così) che anche a te scoccia far brutta figura con le persone che non conosci e che spesso ti senti tesa e cerchi di essere diversa da quello che in realtà ti senti (sempre ovviamente se è così). Perchè a me viene da pensare che lui abbia veramente paura di sbagliare in pubblico e cerchi in te un segno di comprensione e di supporto; invece ti vede preoccupata ed allora, pensando di non farcela, getta completamente la spugna e si comporta da sciocco. Bada bene, non sono certo una psicologa… e non so neanche se sono stata chiara… ho solo provato a fare un po' di considerazioni da quel poco che ho letto! Comunque vadano le cose, hai sicuramente un bimbo intelligente ed in gamba, che se la saprà cavare alla grande con gli altri, quindi se anche farà un po' lo sciocco in tua presenza questo non gli rovinerà certo la vita (anche se farà passare delle brutte mezz'ore a te…).

    • Vale, grazie anche a te!! Mi hai fatto fare anche una risata, però fondamentalmente hai ragione. In effetti noi siamo i genitori, noi dobbiamo essere quelli sicuri e tranquilli. Se siamo tesi noi, figuriamoci loro! Il meccanismo mi sa che è proprio quello che hai descritto benissimo tu.
      Quasi quasi annullo l'appuntamento per la consulenza genitoriale, tanto mi avete già risolto la vita voi 😉
      Adesso però mi hai fatto venire l'ansia da spannolinamento. Andato da dio col primo (comunque tardi, alla soglia dei 3 anni, ma fatto in 24 ore), col secondo, che non vuole saperne di sedersi sul water, avrò il terrore da materna-con-panno….. aiuto!!! OO

    • Se ti ho fatto venire l'ansia, te la faccio anche passare. Perchè tutto sommato non è poi così strano un bimbo che arriva alla materna col pannolino: magari un po' tardone, ma non strano. Vogliamo invece parlare di un bambino a caso che il primo giorno di materna si presenta con un barattolino nello zainetto, e della sua povera madre che deve spiegare alla maestra che sì, non porta più il pannolino, ma non vuole fare la pipì nel water… la fa nel barattolino e poi la rovescia nel water e lo sciacqua… sissì, non si preoccupi, fa tutto da solo… certo che avverte, e stia tranquilla, è difficilissimo che se la faccia addosso… è solo che… come dire… insomma… farla water non gli piace… Dubito che il Tortoro possa fare di meglio! Forse dal consulente genitoriale ci devo andare io…

    • no Vale, giura!!! ahahahaha, in effetti me l'hai fatta passare!! O forse no? In effetti il blocco del Tortoro è soprattutto sulla cacca, e se mi tocca il barattolo per quella……. ;-)))

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