La profezia che si auto-avvera (ma è nato prima l’uovo o la gallina??)

Prima delle vacanze estive avevo avviato l’iniziativa “redenzione mamma mostro”.
Essendo consapevole (dicono sia già qualcosa….) di essere una pessima madre, avevo deciso di non rassegnarmi all’ineluttabile destino, ma di cercare di porvi rimedio fattivamente, con piccole iniziative: meno TV, meno Tablet, più giochi assieme…
Non ho ripreso, poi, la “rubrica” non per dimenticanza, poca voglia o altro ma per una sorta di rassegnazione.
Non ha funzionato.
Sono pessima, non migliorerò mai.
O almeno, non migliorerò da sola.
Quindi, ho deciso che mi rivolgerò ad un esperto di psicologia infantile per chiedere di aiutarmi in questo difficile compito di genitore, che mi riesce così male.


Perchè dico che non ha funzionato? Per i comportamenti dei miei figli, o almeno, per ora, del più grande.

Ragazzo, o Mirtillo Malcontento, sarebbe un bimbo davvero intelligente, brillante, geniale per certe uscite. Non esattamente simpatico, ma spesso saprebbe esserlo.
Uso il condizionale perchè purtroppo spesso e volentieri si comporta in modo odioso.
Di solito è quando si esce e deve rapportarsi, di fronte a me, con altre persone.

Nessuno dei miei figli ha mai fatto capricci per scendere da un’altalena, per andarsene da un parco giochi, per prendere o no un ovetto di cioccolata al supermercato.
Ma quando si tratta di rapportarsi agli altri, Ragazzo è davvero insopportabile.
Non saluta mai, sebbene glielo abbia spiegato in mille modi, con mille esempi. Se qualcuno gli parla, lui lo ignora, o dopo un po’ risponde assurdità, tipo “caccamolla” o simili.

Esempio di oggi.

Avevamo la visita dalla
neuropsichiatra, per un controllo post-dimissioni, e, conoscendo i suoi “precedenti”, mi ero raccomandata di essere “bravo” (con buona pace delle montessoriane) e collaborativo, di non fare lo schiocchino e di rispondere semplicemente alle domande che lei gli avrebbe fatto.
Prima di andare sono passata da mia suocera dove le
dico, mentre Mirtillo stava giocando e quindi non sentiva, “sicuramente ne farà di tutti i
colori” e lei “no!! non dire così sennò succede!!”.
Ora, lei la metteva sul piano religioso, perchè recentemente un sacerdote le ha spiegato l’importanza di esprimersi positivamente, perchè la negatività sarebbe una sorta di maledizione, che si avvera.
Io conosco invece la teoria “laica”
della “profezia che si auto-avvera”, che ho studiato in diversi ambiti, specie a proposito della delinquenza giovanile.
Comunque, andiamo alla visita, all’inizio
tutto ok, perché la dottoressa parlava a me e lui giocava, ma quando l’ha
chiamato ha iniziato a fare lo sciocco.
Gli ha chiesto quanti anni
ha e lui col dito ha fatto “1”, lei senza scomporsi (mentre io iniziavo ad agitarmi sulla sedia) glielo ha chiesto di nuovo e lui ha detto
cinque ma con voce da bimbo di un anno, facendo intanto facce demenziali.
Lei gli chiedeva i nomi delle
dita e lui ha iniziato a sussurrare, o meglio a fare solo labiale, come
fa il Tortoro ultimamente per scherzare, e via così…
Io stavo per
intervenire ma con la mano la dottoressa mi ha fatto segno di star zitta, ed è andata avanti con la visita, ottenendo un po’ più di collaborazione.
Poi
mi ha chiesto se è sempre così, e io le ho detto che spesso, con gli altri, fa lo sciocco, e
che infatti volevo parlare con uno psicologo perché non so gestire
questi comportamenti che mi provocano una rabbia atroce. In realtà, fa così solo se ci siamo io e il padre, con i nonni, o le maestre o baby sitter e simili, mi dicono si comporti benissimo.
Lei mi ha detto che si vede che non li reggo, che si vede che sono tesa.
Mi ha spiegato che il bimbo è intelligente, e che questi sono atteggiamenti provocatori.
A casa invece sarebbe così diverso proprio perchè io sono rilassata, perchè non ho paura che mi faccia fare brutta figura con qualcuno.
Idem per gli esempi positivi di cui sopra: non mi darebbe alcun fastidio se facessero scenate per un’altalena, e guarda caso non le fanno.
Insomma, a suo dire più io sono tesa e “spaventata” da questi atteggiamenti più succedono di nuovo e quindi anche lei se ne esce con la famosa profezia autoavverante.
Sapete di che si tratta?
Sostanzialmente, per il suo “inventore, il sociologo americano Robert Merton, si tratta di una supposizione che, per il solo fatto di essere pensata, fa realizzare l’evento presunto e pensato.
Ad esempio, se qualcuno si dice continuamente “non piaccio a nessuno” sarà così chiuso e sulle sue che finirà davvero per non piacere  a nessuno. Gli altri, vedendo la sua diffidenza e chiusura, risponderanno con diffidenza e chiusura,  e lui avrà la “prova” e la conferma della sua intuizione e convinzione iniziale.
Questa teoria, come vi dicevo, io l’ho studiata in vari ambiti.
Ad esempio per la prevenzione “situazionale” della criminalità (cioè la prevenzione della criminalità attraverso l’intervento sulle “occasioni del crimine”, per esempio i luoghi fisici): se gli abitanti sono convinti che una zona sia pericolosa, non la frequenteranno, quella zona quindi sarà pressochè deserta e diventerà pericolosa davvero.
Oppure, è stata applicata alla delinquenza giovanile, in particolare per i giovani delle banlieues francesi (le periferie disagiate).
E’ stato dimostrato che i maestri, i professori, trattano i ragazzi delle banlieues in modo diverso, danno per scontato che andranno male, che lasceranno la scuola e quindi si occupano meno di loro, così loro prenderanno voti peggiori, lasceranno la scuola, diventeranno delinquenti.
A forza di sentirsi etichettare come destinati alla delinquenza, insomma, si convinceranno di non avere chances, e finiranno per delinquere davvero.
Uno di questi esperimenti l’ha fatto Rosenthal, con la sua teoria dell’”effetto Pigmalione”.
Perchè “Pigmalione”? Secondo la leggenda, Pigmalione, dopo aver scolpito la statua di una donna bellissima, se ne innamora, desiderando a tal punto che essa diventi reale che alla fine la dea Afrodite lo accontenta, e la statua prende vita.
Rosenthal, per provare che quel che “si vuole” o si crede si realizza, fa quindi questo esperimento.
In una scuola elementare, finge di aver fatto un test alla classe, e comunica alle maestre che i bambini del gruppo ALFA sono  più bravi e intelligenti e predisposti allo studio rispetto a quelli del gruppo BETA.
Alla fine dell’anno scolastico i bambini del gruppo ALFA hanno, guarda caso, avuto voti più alti rispetto all’altro gruppo e Rosenthal ne trae quindi la conferma alla teoria: è stato l’atteggiamento degli insegnanti, influenzato dalle previsioni, ad aver condotto alla realizzazione della previsione stessa. Probabilmente hanno curato più i bambini di quel gruppo, li hanno stimolati di più, si sono loro stessi impegnati di più nell’insegnamento.
Ma è una teoria che si applica in ogni ambito.
Per restare in tema genitoriale, se un genitore continua a dire al figlio che è uno scemo, questi si convincerà di esserlo e si comporterà come tale. Probabilmente, aggiungo io, perchè invece magari reagirà per dimostrare l’esatto opposto.
O ancora, basta pensare al famoso “effetto placebo” in medicina, che è in fondo un’applicazione di questa teoria.
Che si applica anche in ambito economico: Merton stesso aveva fatto proprio l’esempio di una banca. I clienti, convinti che la banca stia per fallire, si mettono tutti in coda per ritirare i loro soldi. La convinzione è sbagliata, la banca non sta assolutamente per fallire, però per il comportamento dei clienti, che ritirano tutti i propri risparmi togliendo quindi liquidità alla banca, alla fine fallirà davvero. Una convinzione, insomma, che, seppur errata, alla fine si realizzerà per un comportamento fattivo di chi aveva questa convinzione.
Ora, da un lato sono d’accordo, questa teoria l’ho studiata, hanno fatto esperimenti, pare “provata”.
Ma quello che manca, per me, è la scintilla iniziale, il Big Bang: perchè i clienti della banca sono convinti che fallirà? Perchè il genitore è convinto che il figlio sia poco intelligente? Perchè una persona è convinta di essere antipatica?
Non ci sarà, insomma, un fondo di verità in fondo a queste convinzioni?
Quanto a me, se io sono così “nervosa” quando so che Mirtillo deve rapportarsi con altre persone in mia presenza, evidentemente non è perchè sono matta, ma perchè lui in precedenza, nel momento iniziale, nel Big Bang, ha fatto l’asino, e dopo una, due tre volte, ha trasmesso a ME, la convinzione che sarà sempre così. Cioè, non io a lui, ma lui a me.
O no?
Insomma, è nato prima l’uovo o la gallina?
E poi, anche volendo dare per appurato che sia così, cosa fare per cambiare l’ordine delle cose?
Come “auto convincersi del contrario”, cioè di un effetto positivo, per farlo poi autorealizzare?
Ora, io posso anche dirmi e dire ai quattro venti che lui dai medici è “bravissimo”, collaborativo, tranquillo, ma basterà per convincermi?
E basterà perchè succeda?
E se non lo farà?
E’ per questo che voglio parlare con un esperto, voglio sapere cosa fare, come comportarmi SE succederà (e succederà…).
Cosa devo fare?
Devo menarlo? (a proposito del post di ieri..)
Devo sgridarlo?
Devo spiegargli con calma?
Devo ignorarlo?
Io le ho attuate tutte, ma nulla è cambiato.
E voi, come la pensate?
E come vi comportate di fronte ad atteggiamenti provocatori o problematici dei vostri figli che vi mettono infinitamente a disagio?
Io ho gettato parzialmente la spugna, ho deciso di chiedere consiglio, e vi terrò informati su quello che ne uscirà.
Intanto, voglio comunque riprendere le buone abitudini della “redenzione”, continuando con la poca Tv e altre piccole cose che potremmo ideare assieme.
Intanto, aspetto le vostre opinioni!

 

Written By
More from Morna

Cara mamma lavoratrice che ti senti in colpa…

Share this...FacebookPinterestTwitterLinkedinWhatsappEmailPerchè la mattina esci e tuo figlio ancora dorme. Perchè devi...
Read More
WordPress › Errore

Si è verificato un errore critico sul tuo sito web.

Scopri di più riguardo la risoluzione dei problemi in WordPress.