Viaggiare sola con due bimbe: esperienze tragicomiche della mamma single

Si sa, sono single non per scelta. Oggi festeggio – passatemi il termine – sette mesi senza marito, espatriato in un paese in cui il vaiolo è ancora endemico: il Pakistan.
In questi sette mesi ho imparato, più o meno, a cavarmela, perché, come si sa, di necessità si fa virtù.
E così, presa da non so quali strani entusiasmi, ho accettato anche di partecipare all’annuale vacanzina di gruppo con gli amici italiani, quella che lo scorso anno ci aveva portato a visitare la Champagne tutti insieme (qui trovate il racconto).

 

Tanti copini.

E che vuoi che sia???

Sono abituata a gestirne due, no? Poi si sa, i bambini insieme si annullano.

Certo.

E come no.

Sette adulti.
Due duenni.
Due duenni e mezzo.
Due quattrenni.
Una cinquenne e un quasi cinquenne.


Ah, andiamo a visitare i castelli della Loira, 8-10 maggio, ché qui è ponte.
Punto uno: noleggiare un’auto, perché non ce l’ho.

Loschi individui si aggirano per i castelli.

Che volete che sia, noleggiare un’auto? Niente, se non fosse che dovete farvi prestare i seggiolini. E per quello ci sono le amiche. E poi dovete avere qualcuno che vi tenga le bambine mentre andate a ritirare l’auto, perché trascinarsi dietro quattrenne e duenne, più valigia, più borsa e borsa con viveri e ammennicoli diventa complesso. E anche per questo ci sono le amiche. La mamma della copina del cuore della P1 alle 9 è da me, dopo aver abbandonato il marito al suo destino (di valigie da caricare).

Partiamo, olè.

Mamma, quando arriviamo?

Mamma, teeeeetiiiiinnnnnnne! (trad: mamma, mi è caduto il ciuccio)

Mamma, dove sono i miei amici?

Mamma, doudouuuuuuuuuuuu!

Mamma, mi dai l’iPad?

Mamma, gnam gnaaaaaaaaam!

Mamma, ho un pochino sete.

Mamma, acquààààààààààà!

E così per circa due ore e mezzo.

E tu ogni volta fai il polipo per raccattare la roba senza andare a stamparti in auto.

La prima simpatica scoperta che faccio è che ho dimenticato il passeggino.

Sì, proprio dimenticato eh. Non ci avevo proprio pensato.
Ah, e anche i panini che avevo preparato per il pranzo.
Siamo state nutrite da un morso qui e un morso là dei panini degli altri.

E portatevi voi 13kg di figlia in giro per i castelli.
Quelli che fai 3km a piedi per arrivarci.
Quelli che fai 800 gradini per esplorarli.
Quelli che ti trascini dietro la quattrenne che non ha un cavolo di voglia di camminare e visitare un castello in cui non c’è nessuna principessa.

 

Dopo tanti, tanti capricci. Anche prima di tanti, tanti capricci, in realtà.

E poi hanno fame.
E poi hanno sete.
E poi litigano. Tra di loro. Con me. Con gli altri bambini.
E poi cagano. Oh, se cagano. Nei posti più impensabili.
E poi si dimenticano di mettersi le mutande (già, sempre controllare quando si vestono da soli).

E poi in auto cacchio, ma non dormono mai?
E poi non puoi perderle di vista, perché se non le guardi tu, mentre siete nel parco pieno di laghetti e stagni e cose strane, te le perdi, e non c’è nessun padre che le insegue. Puoi sperare in quelli degli altri, ma va beh.

Praticamente non vedi niente dei castelli.
Praticamente guidi per ore con due voci più la radio nella testa, e alla fine sei così rincoglionita che il Garmin ti sembra tuo marito con la voce da donna. O speri che sia lui. E che raccatti lui il ciuccio per la 76esima volta in un’ora.
Hai mal di schiena per il peso portato, hai perso tre kg, hai bevuto poco perché se bevi troppo poi chi le guarda le bambine?, hai mangiato se te ne ricordavi e ti sei accorta di aver portato pochi cambi e le mandi in giro che sembrano uscite da una betoniera.
Praticamente non hai scambiato una parola con le tue amiche. Ma non una, eh.

Però poi hai nel cuore certe immagini.
Gli scatti rubati alla P1 con la sua copina mentre saltano e ridono.
Il sole inatteso di un venerdì pomeriggio nel cielo francese.
Un pallone su un prato, un aperitivo italiano nel caos più completo mentre ti domandi se in quel parchetto dell’hotel ci saranno delle vipere.
La prima ortica della P1.
La P2 che si sveglia e chiede di Emanuè, sempre lui, solo lui.
Tu che rientri da una chiacchierata in veranda coi genitori della copina e trovi le P che dormono insieme, come solo i bimbi sanno dormire, pacifiche e beate.

Hai nel cuore le risate, i pianti, le lagne, i discorsi buffi, i gelati, i piedini che corrono e le vocine che gridano.

E alla fine pensi che cacchio se è stato faticoso, cacchio se potevi fare delle cose diversamente (credo che non mi porterò dietro il passeggino fino ai 21 anni della P2), ma cacchio se loro sono state felici.

E se loro sono felici, lui sei anche tu, no?

Beh dai, diciamo così.

 

Non si vede? Crediti by P1, si ringrazia per la gentile partecipazione tizio con giacca gialla.

 

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