Quello che invidio ad @Astrosamantha

Ho questo post in bozze dal 24 novembre, ma proprio non mi riesce di finirlo.

Sarà che tocca quel tasto così dolente, che preferisco ignorare che affrontare.
Ma voglio provarci ancora una volta, possibilmente prima di 6 mesi, altrimenti Samantha è bell’e tornata e ciao.
Se  state leggendo, vuol dire che ce l’ho fatta.
Sono orgogliosa, orgogliosissima della nostra prima astronauta italiana nello spazio.
Ancora di più visto che è trentina come me (trentina acquisita ok, ma dopo più di 10 anni ho la “cittadinanza”, no?).
E’ strana questa cosa di sentirsi particolarmente orgogliosi e fieri quando ad fare un’impresa eccezionale è un conterraneo,  come se i meriti altrui fossero un po’ anche propri, solo per essere vissuti nella stessa regione ed aver respirato la stessa aria.
Eppure un po’ è così, specie perchè lei, come me, è vissuta in un paesino sperduto, lontano da tutto. Chi vive in una grande città forse non se ne rende conto, ma ha tutte le opportunità a portata di mano, dallo sport alla scuola da scegliere.
Chi vive in Culandia le cose deve conquistarsele, anche le più banali.

Per dire, da bambina desideravo da morire fare ginnastica artistica o ritmica. Ma il corso più vicino era a mezz’ora di strada e nada. Che poi non mi abbiano fatto fare nemmeno danza, che era a 5 minuti, ma “tanto che te ne fai, non farai mai la ballerina”, è un altro discorso (a proposito, grazie eh).
Ancora, nel mio paese, quasi tutti andavano (e vanno) nelle scuole superiori dei dintorni (alberghiero, ragioneria, liceo scientifico), perché andare in città voleva dire partire alle 6.30 del mattino e tornare alle 3 del pomeriggio se andava bene.
Io ho voluto, fortissimamente voluto, fare il liceo classico, contrariamente alle opinioni di tutti (“a che ti serve il liceo? Tanto non farai mai l’università, iscriviti a ragioneria che poi almeno ti trovi un lavoretto part-time qui vicino”: certo che a pensarci avevano grandi aspirazioni, per me, i miei genitori…), e almeno quello l’ho ottenuto, sveglia all’alba e via, per me era fondamentale togliermi dalla provincia, andare almeno a scuola in città. E pazienza se ero esclusa dal giro, se potevo partecipare a pochissime attività extrascolastiche, se ero la “montanara”. Ci tenevo, e l’ho fatto.
Ecco, mentre io mi “battevo” per fare un liceo a 40 minuti da casa, Samantha, mia coetanea, già sapeva che avrebbe trascorso un anno all’estero. Doveva imparare benissimo le lingue, perchè aveva ben chiaro dove era diretta. Imparare perfettamente l’inglese, certo, ma anche il tedesco, perchè doveva laurearsi in Germania, perchè da lì avrebbe avuto un contatto per gli USA e da lì….
Insomma, una traiettoria prestabilita, già chiarissima nella sua mente, perfetta e senza sbavature come quella della Soyuz che l’ha portata là dove voleva andare. 
Non invidio a Samantha quello che ha fatto.
Mai e poi mai avrei voluto fare la vita di abnegazione e sacrifici che certo ha fatto lei, per arrivare ad essere quella che è, per aver sbaragliato 8.500 ottimi candidati a livello europeo, lei che da 3 anni si sottopone ad ogni genere di test e prova ed esercitazione per la sua missione.
Mai e poi mai vorrei essere lanciata nello spazio: io che ho il terrore del decollo di un aereo di linea, ti pare che mi farei spedire su di un missile con 300 tonnellate di propellente che mi esplodono sotto al culo?
Per non dire di quanto sarei felice al pensiero di viaggiare a 13.500 km/h, con lo stesso confort che si ha dormendo con un elefante addosso, al posto del micio.
Beh suvvia sono solo pochi minuti e sei in orbita. Non resta che agganciare la Stazione Spaziale Internazionale. Che si tratti di farlo a 27.600 Km/h è solo un piccolo dettaglio.
Mai e poi mai vorrei essere rinchiusa sei mesi in un laboratorio, senza nemmeno la possibilità di una doccia, senza poter uscire a prendere una boccata d’aria, sapendo che dormirò legata al muro, che sarò investita da radiazioni potenzialmente mortali, che al mio risveglio mi aspettano 12 ore di lavoro, che il massimo dello svago sarà un pc, con cibo insapore e menu prestabiliti, senza poter aprire il frigo e guardare che c’è dentro.
E vogliamo parlare di 6 mesi senza shopping??
No, grazie, orgogliosissima di lei, ma non farei cambio manco morta.
Quello che le invidio è la determinazione.
Da bambina aveva un sogno, e mica bazzecole, voleva fare l’astronauta!! 
Chi mai avrebbe detto che ci sarebbe riuscita sul serio?
Eppure, dalle interviste che leggo, aveva già chiaro in mente tutto il percorso da seguire, sin da piccolissima. 
E, tappa dopo tappa, le ha centrate tutte.
Chissà, forse lei era anche spronata dalla famiglia, e non si sentiva dire “vola basso, che a cadere dall’alto ci si fa più male”.

Io la determinazione ce l’ho avuta per un po’, e poi l’ho persa chissà dove e chissà quando.
Anche io avevo un desiderio, e l’ho sfiorato, davvero. Ho fatto una tesi inerente, ho ottenuto una specializzazione all’estero, ma quando poi c’è stato da tirare fuori gli attributi, puff, tutto svanito, ho seguito la via più facile, che doveva essere solo transitoria “intanto che vedo come arrivare dove voglio”. E sono ancora qui a pensarci.
Cosa mi ha fregato? Le lingue, soprattutto. 
Ci pensavo ieri. Da noi ormai c’è inglese veicolare sin dalle elementari, tra un po’ introdurranno la seconda lingua, due lingue anche dalle medie in avanti.
Io, la prima parola in lingua straniera l’ho sentita in prima media. 
Sì, avete capito bene, prima media!
Francese.
E al liceo sempre francese, due anni e poi ciao.
Incredibile ma vero. Non è così strano, quindi, che io sia così negata, che dopo diversi corsi mi trovi sempre allo stesso livello.
Ma no, non voglio trovare scusanti. 
Lo so che se fossi stata davvero determinata avrei fatto il diavolo a quattro per andare un anno all’estero alle superiori (e dio se lo volevo, ma non c’erano le possibilità economiche), avrei frequentato corsi su corsi per arrivare ad un livello decente, sarei andata lavorare in Inghilterra, invece che accontentarmi delle esperienze in Francia e a Bruxelles.
Avrei voluto fare, avrei dovuto fare.
Ecco la differenza tra chi ha voluto, ha fatto, ha ottenuto.
La differenza sta in un tempo verbale.
Uno che ti porta a sognare nello spazio, l’altro che ti porta a chiederti dov’è che hai lasciato i tuoi sogni.
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19 Comments

  • Morna. .. oggi mi hai fatto piangere…. e aggiungo che senza andare nello spazio a me basta guardare intorno x vedere sempre qualcuno più bravo di me…. e la cosa che più mi scoccia è che alla fine è solo colpa mia e dei miei sensi di colpa….. un bacio a.

  • avrei potuto scriverlo io…. anche io non so bene dove si sono arenati i miei sogni…..
    e vedere i compagni delle superiori, che all'epoca erano meno brillanti, meno studiosi, con risultati mediocri, aver messo su attività in proprio, preso due lauree, aver fatto esperienza all'estero…. mi si stringe il cuore, soprattutto perchè non so dire dove mi sono persa! l'unica certezza che ho, però, è che comunque le scelte che ho fatto mi hanno portato dove sono, da mio marito e dai miei figli, le cose più belle della mia vita. ho sicuramente sbagliato delle scelte di studio e di lavoro, ma non ho sbagliato altre scelte di vita fondamentali! un bacione morna!!!

  • Ciao Morna, anche io come te vengo dalla provincia ed anche io come te ho avuto dei genitori che non hanno creduto in me. Forse quella mancanza di perseveranza nell'arrivare alla meta è proprio dovuto a questa mancanza di stima in me stessa così radicata! Non importa essere consapevole di aver fatto tanto, ma dentro c'è sempre quella vocina che ti dice 'tanto tu non puoi farlo'. Ma io lotto e piano piano raggiungo la meta e poi un altra…Forza NON MOLLARE!

  • Anch'io (trentina come te anche se di nascita) mi sento esattamente come hai descritto. Intorno vedo amiche e conoscenti che hanno realizzato ciò che hanno fortemente voluto, fortemente cercato, coraggiosamente ottenuto (e mica sono andate nello spazio eh!). Io mi sento un po' trascinata dagli eventi, in balia della corrente più forte. E, intendiamoci, non sono depressa, non piango ma anzi rido tanto e rido spesso. Ma quel bachetto antipatico ogni tanto fa cucù dalla mela che è la mia vita (che tanto tu, anche se di adozione, di mele te ne intendi no?)

    • esatto, mi sento esattamente come te. Anche se, a dire il vero, intorno a me non vedo amiche o conoscenti che hanno coraggiosamente ottenuto.. magari! forse questo sarebbe uno sprono. Vedo invece tanta gente che si è accontentata e vivacchia….

    • Però (e correggimi se sbaglio) non ti pare che ci stiano un gran bene nel loro vivacchiare, mentre a noi non piace mica tanto ma facciamo gran poco per modificare questo status quo?
      Che poi, per dire, che tu scriva come scrivi e che ti leggano come ti leggono, dovrebbe farti respirare un filo d'aria più pura no?
      L'errore sta nel confrontare e guardare senza, forse, vedere. Un po' come quando le nuvole basse tagliano lo sguardo, ma se alzi il naso vedi le nostre belle Dolomiti sempre lì. Meravigliose.

  • Sono trentina d'adozione anche io!!! Condivido con Samantha il sogno di bambina (ovviamente non lo stesso ma sempre in ambito scientifico) che ho realizzato nonostante ad un certo punto mi sia quasi arresa. Qualcosa pero' è andato nel verso giusto e l'ho ripreso in mano….ti auguro che succeda lo stesso con i tuoi sogni!! lucrezia

  • ho provato spesso la sensazione che descrivi. purtroppo fin da piccola il mio peggior difetto è di essere incostante e con troppe idee per la testa da finire per diventare inconcludente e poco incisiva. non è un caso che abbia chiamato mia figlia Costanza, le volevo infondere un pò della caratteristica che mi manca di più e che ritengo invece fondamentale, nelle questioni pratiche in particolare. Anche il blog è nato dal desiderio di cimentarmi in un progetto continuativo senza mollare 😉 spero di resistere, si può cambiare, anche a 90 anni, ma ovviamente più avanti lo si fa e più impegno e fatica servono….

  • …..mi permetto di dissentire…io vengo dalla provincia (toscana in questo caso!) ho fatto le suoperiori che ho scelto (ragioneria!) la facoltà che mi piaceva (Economia!), mi sono laureate a 28 anni (..ci ho messo un po!) ma avevo già due figli e incinta della terza!, mi sono trovata un lavoro che mi piace (lavoro un ente pubblico…settore tributi e sì…mi piace proprio e mi da un sacco di soddisfazioni!), ho fatto qualcosa come 18 concorsi (ho studiato mentre mi guardavo i miei pargoli). Certo ho avuto appoggio e sostegno dai miei genitori, che sempre mi hanno sostenuta, e da mio marito. La vita è stata dura con noi (abbiamo una stellina che ci protegge dal cielo) ma nonostante tutto abbiano avuto un'altra bimba e raggiunto equilibrio e serenità insperati. Io ritengo che il mio personale "lancio nello spazio" l'ho ottenuto e ne sono soddisfatta!….. a volte bisogna essere anche realistici e valutare bene quello che, nonostante tutto, abbiamo fatto! un bacio a tutte le "astronaute" che hanno raggiunto il propio "spazio" e forse non se ne sono accorte!!!!!

  • Cara Morna..quando leggo i tuoi post mi sembra di vedere me. E ti ringrazio perché in questo periodo prenatalizio a me scende una malinconia enorme e leggere queste parole scritte col cuore fa tanto piacere!
    Anche io come te cresciuta in paese di provincia, ho fatto il classico e viaggiavo tutti i giorni, sveglia alle 6 e rientro a casa alle tre del pomeriggio. Poi università anche quella di provincia, poi esperienza nella capitale, breve esperienza all'estero e ora vivo all'estero per amore.
    Ci sono periodi nei quali mi sento come una astronauta: sono sola, ho marito e una bimba meravigliosa, una casa carina, tutti gli affetti lontani e penso di aver fatto tanto.
    Però sopraggiunge spesso una sorta di malcontento. Ho una laurea messa nel cassetto, ormai sono fuori dal mio campo scientifico da quasi 5 anni, insomma, se voglio lavorare devo rimettermi a studiare. E penso che quello che mi manca sia la determinazione. Io sono una persona fortemente determinata per gli altri, e poco vverso di me. Perché la mia felicità dipende molto dalla serenità di chi mi sta affianco, vedi mio marito.
    Quando mi dice che sono il pilastro di questa casa sono felice perché so di esserlo anche se non sono insostituibile. Come mamma e moglie mi sento astronauta, però ci sono periodi dove ho bisogno di sentirmelo dire e questo non mi piace. Allora faccio una sorta di resumen della mia vita e dico che non sono poi così messa male!!
    Tra sindrome premestruale e sindrome pre natalizia ultimamente mi sento un fracasso!!
    Un abbraccio a tutte!
    Martina

  • Ciao Morna, a me è successo di aver ottenuto quello che CREDEVO fosse il mio lavoro ideale per poi scoprire che non è così..E mi sono sentita in trappola perchè, accidenti, non ho pensato a strade alternative! Dove sono finiti tutti i miei sogni? Ne ho mai davvero avuti? Il problema è la chiarezza. Se hai un obiettivo davvero chiaro, si raggiunge, secondo me. Sono ancora alla ricerca di chiarezza. Nel frattempo, però, mi sono anche resa conto di aver creato qualcosa che non era miei piani (quanto meno non è mai stato un mio obiettivo primario) ma oggi è la mia vera fonte di felicità: una famiglia. Ripartiamo da ciò che abbiamo e, per quel che vale, questo blog mi piace un sacco, quindi complimenti!

    • Grazie Cara Malù, hai perfettamente ragione, in effetti non lo so se la chiarezza con cui mi sembra di vedere le cose ora, quando ormai "è troppo tardi" ce l'avessi anche 15 anni fa. Anzi, ne dubito fortemente. Solo che spesso è più facile vedere ex post, e soprattutto è più facile vedere quello che non è andato piuttosto che le fortune che abbiamo.

  • Verissimo, la chiarezza, sapere cosa si vuole. Io questo prima lo sapevo, adesso non più, professionalmente parlando intendo. Ma ho sempre avuto chiaro la famiglia, vivere con mio marito ( in realtà siamo marito e moglie solo da un anno, ma sono 16 anni assieme) e avere dei bambini. Quindi quando si e' trattato di fare scelte per amore sono sempre stata determinata.Sapevo a cosa andavo imincontro venendo qui all'estero e ho lasciato il lavoro( oddio, contratto di m…da all'università) per seguire lui. In questo amore e determinazione sono state le mie parole d'ordine.
    Proprio bella la frase ripartiamo da ciò che abbiamo! Spero di fare chiarezza nei miei pensieri!
    Martina

  • Ragazze per favore, non considerate solo il fatto vivere all'estero = realizzazione personale, magari fosse così facile è automatico! Io ho fatto il famoso anno in America e adesso a 30 anni vivo in Germania, ma non mi sento per niente realizzata! Paradossalmente mi sentivo più soddisfatta in Italia, dove facevo il mio lavoro, avevo la mia famiglia, mangiavo la mia pizza e parlavo la mia lingua… Non trascurate quello che avete pensando che fuori ci sia di meglio, spesso non è cosi. E se non volete fare le astronauti o simili, non serve andare molto lontano per riuscire a realizzare i propri sogni.

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