#saltabart, monito o futuro inevitabile?

Vi fermate mai a pensare dove ci porterà la tecnologia? 

Ricordo quando ho letto 1984. 
Sembrava un tempo lontanissimo, vero? E magari pensavamo che tutto quello che Orwell descriveva fosse possibile. E un po’ forse lo era, no?

Siamo sempre connessi. 
I nostri figli di neanche un anno maneggiano smartphone e tablet come niente fosse. Sbloccano, trovano le applicazioni per bambini, caricano video.
Si scattano i selfie!
E noi? Noi siamo qui. 

A scrivere sul blog. 
A leggere il blog. 
Ad aggiornare lo stato su Facebook.
A pubblicare una foto su Instagram.
Invece di guardarli, i figli, noi scattiamo loro delle foto. Li guardiamo da lontano, in pratica. 

 

Un po’ come fanno i genitori di Bart in “Salta, Bart!”, l’ultimo libro di Susanna Tamaro.

Sì sì, proprio lei, quella di “Va’ dove ti porta il cuore”. Vi ricordate? 
In “Salta, Bart!”, la Tamaro parla in maniera dolcissima di una società invasa dalla tecnologia e dal consumismo, dove il protagonista 10enne vede i suoi genitori, lontani per lavoro, solo attraverso un monitor.
È ad una guancia materna proiettata dal monitor che dà baci, ma sono baci freddi.
Baci freddi di una madre che si fa chiamare per nome, per essere unica,  non “mamma”, come tutte le altre.

Il  mondo di Bart è un mondo dove non si conosce nessuno, non si parla con nessuno, non si interagisce con nessuno, se non virtualmente.
Bart non sa cosa siano i sentimenti.
Non sa di avere un cuore. 
Almeno fino a quando la madre gli sottrae di sottecchi il suo unico affetto: un malconcio orso di pezza.
Ed è in quel momento che Bart capisce e in lui si apre un varco.
“Fino ad allora Bart non si era accorto di possedere un cuore, e soprattutto che, proprio in quel punto preciso, si potesse provare tanto dolore”.
Bart non sa cosa sia un mondo con dei valori, non sa cosa sia il REALE.
 Ma alla fine, grazie ad un incontro con un uomo saggio e con un buffo animaletto sgraziato e non esattamente tenero e attraente, Bart riuscirà a vivere una vita fatta di emozioni vere, non più filtrate da uno schermo.
Una vita reale.
Perchè la tecnologia è meravigliosa, fantastica e mirabolante, ma deve supportare una vita vera.
Non va demonizzata, non va temuta, né, crediamo, tenuta lontano dai bambini: è semplicemente parte della realtà, ma non è LA realtà.
Ora scusate, ma devo andare a fare la mamma.
Senza smartphone.
Post realizzato in collaborazione con Giunti.

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2 Comments

  • Bello.E' una storia che fa riflettere molto sulla mancanza di valori. Ma è un libro per adulti o per bambini? Io lo leggerò e lo regalerò a qualcuno che ha perduto per strada la capacità di amare…

    • È un libro per bambini a partire dai 10 anni, ma è comunque un romanzo di quasi 300 pagine da cui un adulto impara e su cui riflette.
      Io l'ho approcciato con una certa superiorità, capirai, un libro per decenni…invece, come tutti i genitori che conosco e che lo hanno letto, è stato un bello spunto di riflessione.

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