Estate senza figli (o dell’amore)

E anche quest’anno è arrivato il momento in cui sono stanca di avere i figli sballotati ovunque.
Stamattina mi sono svegliata chiedednomi se stessero ancora dormendo, visto che c’era silenzio.
Ah no, sono dai nonni. Di nuovo.
Che culo, penserà qualcuno.

In parte, sì. Che culo avere i nonni innanzitutto, nonni in gamba che tengono due ragazzini assai vivaci senza alcun problema. Questo è un gran culo lo ammetto.

Un po’ meno i chilometri macinati per portarli e riprenderli, ogni settimana, su un’autostrada perennemente da bollino rosso. Partenze all’alba, rientri a notte fonda per evitare che un’ora di tragitto diventassero 3.
Sono così stanca di fare quella strada che credo che, dopo averli recuperati venerdì, da qui a Natale con i nonni ci vedremo su skype.
E non parlatemi di guidare, potrei avere una crisi isterica.

Perchè lo fai, allora, direte.

Perchè, come dicevo qui, organizzare 3 mesi di “vacanze” estive non è per nulla facile.

Ci sono tanti centri estivi, ma il costo è proibitivo e diventa insostenibile usufruirne per tutta l’estate.

Comunque, siamo già all’ultima settimana di luglio ed agosto mi fa sempre questo brutto effetto da “l’estate è già finita”.

In effetti, l’estate è davvero finita, se non altro perchè sono finiti i salti mortali per sistemare i figli.
Che culo dicevamo. Chissà che relax!
Sì, stare a casa senza figli è anche un piacere, all’inizio, lo ammetto.
La prima settimana mi sembrava quasi di essere in vacanza, talmente improvvisa e lampante la differenza: potermi svegliare mezz’ora dopo la mattina, nessuno da svegliare, rincorrere, sgridare, nessun rumore molesto, solo pace e tranquillità.
Idem la sera, dove, tornata dal lavoro, potevo lanciarmi sul divano e leggere leggere e ancora leggere, prima di decidere cosa fare a cena.
E poi aperitivo con l’amica, cena in terrazza (dell’amica), aperitivo col marito.
Bello, riposante, nuovo.
La seconda settimana, un po’ meno bello, un po’ meno nuovo, un po’ meno voglia di silenzio e pace.
“ma hai visto che pulita la casa, senza i teppisti?”
“ma hai visto che enorme, questo soggiorno, senza giochi ovunque?”
Ma iniziavamo a guardarci la sera e dire “beh, e ora?”
Va anche detto che, mancando i figli, abbiamo approfittato per lavorare di più, e dopo 12 ore fuori casa non avevamo tutta questa voglia di uscire.
Comunque sia, anche la seconda è passata.
Alla terza, iniziavamo a sentirci persi.
Che vita è con tutto questo silenzio, questo ordine?
Una casa che non si sporca, che non si distrugge in meno di 5 minuti? Che senso ha?
A cosa serve quel tavolino in salotto? L’ho sempre visto rovesciato, trasformato in castello di draghi.
Non credevo che lo avrei mai pensato, ma era molto più interessante come castello per draghi, piuttosto che ora, con birra ghiacciata e patatine.
Che brutto essere circondati da manifestazioni per bambini e non poterli portare.
Che brutto vedere un lupo in TV e non poter gridare “Albus!! Un lupo, corri!!”
Che brutto sapere così poco di loro, visto che al telefono ci stanno 3 secondi e poi scappano.
Questa è , forse, l’ultima settimana senza di loro.
E poi tutti e 4 assieme per 4 settimane, non mi pare vero.

Resto convinta che faccia bene, separarsi.

La nostalgia, il desiderio struggente di una carezza, di un abbraccio, delle loro carezze e dei loro abbracci, ti fa rendere ancora più conto della forza e della potenza dell’amore. Della forza e della potenza dell’amore per i figli.

Il “filo invisibile” di cui parlo sempre ai miei bambini, che unisce le nostre pance un tempo unite per davvero (“ma davvero davvero mamma? Ma vero veramente?”) , esiste, non l’ho mai sentito così forte, non l’ho mai sentito dolere tanto.
Mi mancano da morire, mi mancano come l’aria.
Così tanto che non ho voglia di fare nulla, senza di loro.
Sono loro che mi danno la forza.
Ora arrivo a casa e mi butto agonizzante sul divano.
Con loro, dopo una giornata di casini, sono pronta a fare la borsa da spiaggia e andare al lago, o in biblioteca, a teatro, ovunque.
Sono loro che mi danno l’entusiasmo, la voglia di ridere, di essere la versione migliore di me.
Ancora 3 giorni, e la casa si riempirà finalmente di voci, di giochi, di litigi.
Ancora tre giorni e torneranno le risate, i baci, i nasi strofinati, le ciglia contro ciglia,  i “ti voglio più bene io!” “no, io!”.
Torneranno loro, i miei bambini.
E il filo invisibile finirà di far male.

 

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7 Comments

  • Entro nel vostro blog e guardo se c'è qualcosa di nuovo per farmi una risata…mi hai fatto piangere. Grazie per avermi fatto versare due lacrimucce davanti allo schermo del computer in ufficio (per fortuna i capi sono già in vacanza).
    Il mio filo invisibile fa male anche solo per qualche ora (anche se più che necessarie!!!!), figuriamoci un mese.
    Buone vacanze e vedrai che due giorni passano in fretta.
    Federica

  • Mi hai davvero commossa! MI ritrovo nelle tue parole..anche se non ho ancora sperimentato di stare senza di loro settimane …posso immaginare quello che dici come se lo avessi scritto io. E penso comunque come te che faccia bene separarsi. Non solo coi figli, lo pensavo anche prima nel rapporto con il moroso poi divenuto marito…lo penso con i miei genitori, dai quali sono abituata a stare separata un mese l'anno. Penso che se loro sono felici di stare coi nonni che hanno la fortuna di goderseli e di darvi una mano, ci sta la nostalgia ma non devi farti sensi di colpa, perchè gli stai insegnando anche a stare senza di te, ad apprezzare il tempo quando siete insieme e a capire che un rapporto affettivo esiste anche quando non c'è la presenza fisica.

  • Oh cavolo… e quando se ne andranno definitivamente via di casa, come sarai?! E' risaputo che i figli si fanno per lasciarli andare… è dura, sì, ma è così!

    Dai, vedrai che quanto torneranno a casa, riuscirai ad apprezzarli meglio…
    Baci,
    M.

  • Sono incinta di sei mesi e terrorizzata da come cambierà la mia vita. Questa gravidanza mi sembra a tratti una condanna, a tratti un'opportunità …
    Leggendoti ho pensato che anche io ho i nonni lontani e vivrò le stesse emozioni … poi mi sono commossa pensando che mia mamma si deve essere sentita così, o anche peggio, quando sono andata a vivere a centinaia di km di distanza … e io finora non ci ho nemmeno pensato. Magari adesso le telefono …
    Eli

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