Vita a Panama, episodio 1: festeggiamo un mese

Ormai abitiamo a Panama da oltre un mese. Era il 19 dicembre quando con i nostri… ehm… pochi bagagli abbiamo lasciato la fredda e grigia Parigi per sbarcare nella calda e soleggiata Panama City. Sembra ormai una vita fa… In questo mese, a parte il viaggio in Messico a Natale, ho avuto il tempo di scoprire un po’ questo paese e le sue abitudini. Panama è un melting pot, come forse ne esistono pochi al mondo oggi: i panamensi si confondono con una miriade di nazionalità che stento a riconoscere. A parte l’italiano: quello posso riconoscerlo lontano un miglio.

Il nostro primo mese a Panama

Gli spostamenti

Chi mi segue lo sa: i miei spostamenti a Parigi avevano del comico. Tra i km a piedi nella neve per portare la piccola al nido, tra i mille gradini in metro, gli scioperi, i suicidi, gli attentati, i sorci verdi e mi nonna, adesso… HO UN’AUTO. Ebbene sì. Di quelle gigantesche col cambio automatico che lèvate. Posso pure mettermi i tacchi e fare la sciura. E soprattutto: c’è lo scuolabus. Grazie America per le tue invenzioni grandiose.
A Panama c’è anche la metro, ma ha poche stazioni e non è per nulla comoda. Poi ci sono i metrobus, che quando capirò come funzionano magari li prenderò. Poi ci sono i diablos rojos che… Beh, metto una foto per farvi capire. Un tizio sta appeso alla porta e sventola un fazzoletto quando vede qualcuno sul ciglio, il mezzo si fionda verso il ciglio e tu, povero guidatore, o te fai schiaccià, o inchiodi. Ah, ci sono anche taxi. Ma meriterebbero un capitolo a parte.
Diablo Rojo, trasporto illegale ma economico di Panama City
Trasporti alternativi a Panama

La spesa

Anche qui, le mie spese da quando ero sola: sabato mattina, preparati per tre, incamminati in tre con due che “noooooo la spesa nooooo”, all’inizio con buona probabilità di dover portare la piccola perché  troppo piccola e facilmente stancabile, cerca carrello introvabile, carica figlie in carrello trovato dopo mezz’ora di ricerca tipo nemmeno fosse una perla, inizia a caricare carrello per la spesa di una settimana, scendi le figlie quando si riempie, accetta gli sguardi delle parigine che si schifano perché le tue figlie fuori dal carrello fan casino. Torna a casa con giornalino ricattatore.
Qui: scendi in garage, prendi auto. Parcheggia davanti a ingresso. Bambine presenti? Prendete il vostro carrellino bambine. Non presenti: pattino nel supermercato. Spesa misurata perché più frequente, cassa, ragazzo gentile che riempie per me i sacchetti, ragazzo gentilissimo che me li porta pure in auto! Sali, accendi, guida, parcheggia, prendi carrello nel parcheggio dello stabile, porta spesa in casa con carrello.
La prima volta ho pianto, giuro.
Panama e fast food

Il cibo

Quando parlo con gli stranieri, italiani, francesi o di altra nazionalità, tutti si disperano perché non trovano il tal formaggio puzzone, il tal sugo de zia peppa, la salsiccia stagionata ventisei anni. Bon, io sono del partito che apprezza anche il cibo degli altri paesi, soprattutto se la materia prima è buona, e qui… qui lo è, cavolo se lo è! Dopo i pomodorini del gioielliere, 17 euro al kg (gli unici con sapore) e i cetrioli più insipidi dell’universo che si dovrebbero usare per spianare la pasta, ecco a voi LA verdura. Saporita. Succosa. Buonissima. E economica! Dio grazie per aver creato Panama e il suo clima da sogno. E il mango. L’avocado. Le banane. I meloni. Non mangerei altro. Poi va beh loro friggono anche me, ma che vuoi che sia. Morna impazzirebbe.

La gente

Non posso dire come siano i panamensi perché, mea culpa, non so ancora riconoscerli dai colombiani, venezuelani, costaricani, messicani. Insomma, anche noi per loro siamo tutti uguali, e per me per ora son latini. Però mi piacciono. Per la loro indolenza, per come guidano male, per come ridono, per come ti aiutano, per come ti guardano svogliati nei negozi. A loro importa solo della vita, e si vede. Abituata ai parigini (che adoro, sono la mia famiglia, bla bla bla, ma insomma, un po’ di calore!), ma anche agli italiani, a me questi mi garbano parecchio. Certo devo abituarmi al fatto che gettino la spazzatura dalla macchina e che per loro Italia e Francia siano boh, lo stesso paese?, ma che importa? Son ganzi. E si vestono malissimo.

I weekend

Addio atelier al prezzo di un rene, addio domeniche andiamo al parco però sta per piovere ma che vuoi che sia fa freddo voliamo via oddio domani tutti malati guardiamo dalla finestra che è meglio. Certo addio anche musei, bellissime passeggiate, Versailles ecc ecc, ma insomma, benvenuto mare. Piscina quando vogliamo. Spiagge infinite. Caraibi e San Blas. Surf. Passeggiata lungomare niente di che ma dio se mi esalta. Insomma, sarà che non sono più sola, ma mi sembra tutto molto più facile.
La cinta costera di Panama

I ritmi

Sono sempre stata una dormigliona: quanto temevo figli che non dormivano! Ho avuto un gran culo. E ora sapete a che ora passa lo scuolabus? Alle 6.50. Significa che io e le bambine siamo in piedi alle 6. ALLE SEI. Mi sembrava una cosa scioccante eppure… Quando esco di camera e mi affaccio sul corridoio e vedo i primi raggi che entrano in sala, e mentre prendo il caffè vedo salire il sole dal mare, questa palla di fuoco rossa che illumina tutta la baia e mi acceca… Beh, dico che vale la pena. Vedo l’alba tutti i giorni, vedo il sole sorgere tutti i giorni, probabilmente in tutta la mia vita mi era successo due volte. A Parigi… Beh, a Parigi uscivo alle 8 ed era ancora buio pesto. Il sole… semplicemente non sorgeva. Certo mi piacevano le serate in terrasse, ma quanto è bella l’alba? Dico, veramente bella.
A Panama si vede facilmente l'alba
Potrei raccontarvi di come qui tutti (quelli con mezzi, ma non ricchi eh, semplicemente il ceto medio) abbiano un aiuto fisso in casa, di quanto sia difficile trovare certi beni di importazione (i mobili, Dios mio, Ikea dove sei quando servi??), di quanto un appuntamento non voglia dire niente di preciso, di quanto siano buoni i patacones (forse quello l’ho detto) e di quanto poco gusto abbiano da queste parti… Ma mi tengo qualcosa per la prossima puntata!
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