Come un criceto su una ruota

Non so voi, ma io mi sento tanto un criceto su una ruota.
A volte mi sembra di fare grandi passi avanti, mi sembra di aver risolto tanti problemi, grandi o piccoli, e poi ciclicamente si ripresentano tutti lì, uguali a prima.
Ma non vi avevo risolti, maledetti?
Ad esempio, l’annosa questione conciliazione lavoro famiglia.
Ricordate?
Ero disperata, poi fiduciosa, poi disperata, poi serena.
Ero tutto sommato convinta di aver trovato la quadratura del cerchio: orario continuato dalle 8 alle 17.
Ok, loro devono fare comunque due ore di doposcuola  o posticipo, che dir si voglia.
Ok, io devo sempre lasciare il lavoro prima di quanto potrei.
Ma insomma, alla fine in qualche modo sono sempre riuscita, e solo di rado devo chiamare la baby sitter.
Bello eh?
No, magari!
Perchè in questi giorni mi son trovata sempre lì, al punto di partenza.
Tondino ogni giorno – OGNI SANTO GIORNO – mi chiede a che ora vado a prenderlo.
“Tesoro come sempre, dopo la merenda”.
“Ma perchè mamma io non esco mai alle 3 e mezza come gli altri? Anche io voglio uscire alle 3 e mezza e stare con la mia mamma”.
Ecco perchè non mi vedete più, perchè sono disintegrata in mille pezzi sul pavimento, venite a raccattarmi.

Basta?
E figurarsi, troppo facile.
Non basta un figlio che ti spezza il cuore.
C’è anche Mirtillo, che, tesoro, non si lamenta mai.
Mai una volta mi ha fatto pesare di essere l’unico della classe al dopo scuola, mai una volta mi ha detto di essere stanco.

Ma va male a scuola.

Le maestre mi dicono che non riescono a inquadrarlo, un giorno è bravissimo e impegnato, il giorno dopo non finisce le consegne, ciondola, non risponde o risponde in modo quasi insolente.
Intanto, non ha superato lo screening per la dislessia, anche se per le maestre è solo svogliato, altrimenti non si spiegherebbero i momenti così altalenanti.
“Deve lavorare di più a casa, tutti i giorni un dettato, una lettura, una scheda. Probabilmente è anche colpa del doposcuola, vediamo che è proprio stanco”.
Ecco, grazie, mi ci voleva giusto questa.
Perchè è facile “lavorare tutti i giorni” con un bambino che arriva a casa dopo 10 ore fuori casa.
E quindi niente, così non va bene, mamma bocciata, tutto da rifare.
Come, non ne ho idea.
Dall’anno prossimo, Mirtillo potrà tornare a casa da solo. Magari potrò anticipare ancora, anzichè alle 17 uscirò alle 16 e lavorerò da casa.
Magari proverò a farlo già nei prossimi mesi.
Dovrò probabilmente spendere qualche migliaio di euro per rinnovare la centralina telefonica, in modo che la segretaria possa passarmi i clienti senza che capiscano che sono a casa.
Dovrò far digerire al socio che mentre lui è in ufficio fino alle 20 e oltre, io sarò a casa.
Dovrò alternare un mio atto ad un dettato, una lettera alle tabelline, una telefonata alla merenda.
Ce la farò? Non lo so, francamente.
Ma ho alternative?
Se vi vengono idee ditemele pure, intanto io sto qui, a girare su ‘sta cazzo di ruota.
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