Il figlio maschio. Di nuovo.

Di figli maschi si è parlato tante volte.

Ed ecco a voi, i 5 tratti tipici del figlio maschio.

1) Lo sguardo di poca fiducia

Quello riservato da un uomo ad una donna, presente?
Quello che quando lo vedi negli occhi di un uomo ti sta per partire un ceffone, presente?
Ecco, loro lo riservano anche alla madre.
Soprattutto alla madre.
Anche se quella donna t’ha creato, t’ha nutrito, t’ha cullato dentro di sé, razza di ingrato, che a saperlo mi scolavo alcool per 9 mesi invece che centrifugati di frutta, capra!
Quella che t’ha messo al mondo, con tutto lo splatter possibile, che vedrai quando assisterai al parto di tuo figlio, bestia che non sei altro, perché io ti consiglierò di farlo, sì, così vedrai!
Quella, sì, io…
e tu mi guardi come mi guarderebbe un operaio che mi sta sistemando i serramenti e mi chiede se so usare il trapano?!
Ma ti trapano il cervello se non guardi così tuo padre quando fa i letti.
O cucina.
O, ommmmioddio, fa un pacco regalo.

2) Le domande quando guidi

Mamma, vero che non si guida senza patente?
No, certo (e già intuisci, perché noi siamo avanti, piccolo essere maschile, dove sta andando a parare)
Mamma…vero che…
(Dillo se hai il coraggio!) vero che hai la patente?
Ce l’ho, e l’ho presa al primo colpo. 
Non come i 3/4 degli uomini che non sanno mettere una crocetta su “Vero” mentre guardano la bionda tettona del primo banco.

Mamma, sai dove stiamo andando?
No, tra poco spunteranno giaguari e leoni, perché siamo vicini alla giungla. 
Ma sta tranquillo, se hanno fame mi offro in pasto io prima di te.
Mamma, ci siamo persi?
Mamma, non dovevi girare a sinistra?
Mamma, papà gira di là, perché tu no?
Mamma, hai visto il rosso?
Devo andare avanti?!

3) Non legge le istruzioni

Gli regalano un Lego, un gioco in scatola, un Playmobil, trova una sorpresa nell’ovetto Kinder?
Tu acchiappi qualunque cosa dia indicazioni.
Lui intanto:
a) ha finito, se tutto va bene, e ti guarda trionfante…e vabbeh, l’hai partorito tu, no?! 😉
b) sta tirando giù madonne e santi, perché non gli riesce di giocare.
Ma, amore, leggiamo come si fa.
No, sia mai!
Non vi ricorda vagamente vostro marito col mobile Ikea, che poi avete montyato voi, seguendo le istruzioni?
O con le indicazioni stradali, che è peccato mortale chiedere, e se t’azzardi muori fulminata all’istante?
O con le istruzioni delle lavastoviglie, che, èerché seguirle, meglio schiacciare pulsanti a caso?

4) Risponde “fai tu”

Ti va la pasta per cena?
Fai tu.
Ecco la pasta, tesoro.
Volevo le uova.
Ma Dio Santo, dirlo?! 
Parlare?! 
Hai paura che se apri bocca ti ci si infili un velociraptor o, peggio, una carota?!

5) Ti aiuto io (segue: “dopo” o “ma ora non posso” o, ancora, “ah, però aspetta che…”)

Per questo specifico punto, vi rimando a questo post di Anya.
Non aggiungo altro.
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