Il diritto di non allattare

 Ieri sera ho detto la fatidica frase.

io questa bambina non so mica se l’allatto.

Poi ho aggiunto che, insomma, vedremo…

ma, ecco, la verità è che davvero non lo so.

Non so se voglio allattare.

Non ho la minima intenzione di passare neanche lontanamente quello che ho passato col primo figlio.

La disperazione di non vederlo crescere e sentire di esserne l’unica responsabile.

La vergogna.

La fatica.

I pianti infiniti.

La paura di non essere all’altezza di essere una madre solo perché non ti riesce di cacciargli in bocca una tetta a questa creatura.

Gli sguardi addosso.

I commenti.

Le domande.

L’essere circondata sempre da mille persone che provano ad aiutarti, ma tu non
ci riesci.

Niente, non va.

Ma loro insistono fino a sfinirti, fino a farti perdere la
ragione e qualunque capacità di reazione.

L’impegno giorno e notte, tanto continuo e ossessivo, quanto inutile.

La tua psiche che si sgretola sotto il peso di un fallimento che ti schiaccia.

Il masochismo.

Perché non mi bastava sentirmi una merdaccia di mio, eh no!

Andavo anche a farmelo dire, che lo ero davvero una merdaccia incapace,
che ero una madre indegna,
una mamma di serie B.

Andavo a leggere ovunque di quanto peso questa mancanza avrebbe avuto sulla vita di mio figlio, sul nostro rapporto, sulla sua salute, sulla mia.

Poi ho avuto un barlume di lucidità e ho deciso di smetterla.

Ed è esattamente lì, in quel  momento preciso che sono rinata.

Sono rinata madre di mio figlio.

E ho capito che no, sono tutte stronzate, care mie, tutte, dalla prima all’ultima.

Che sia chiaro: allattare fa bene, è la cosa migliore al mondo per un bambino, lo sanno tutti e lo so anch’io.

Però no, se non ce la si fa, non è drammatico.

La vita va avanti.

Il bambino cresce.

La mamma è mamma.

Punto.

Non è la tetta a fare la mamma e no, io non ci casco più.

Allatterò la mia bambina?

Francamente, non lo so, ma sarà una mia decisione.

Punto.

E che la Leche league, le talebane della tetta, le assatanate, le tettomani, le vipere si facciano una ragione del fatto che la tetta è importante, ma no, non è l’essenza dell’essere madre.

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