Manuale di sopravvivenza per mamme: il parchetto

Quando si diventa mamme si scopre l’esistenza di un mondo prima pressoché ignoto.

Il sesso dormendo?
No.
Cioè, anche quello, ma mi riferivo a…

il parchetto.

Prima di allora al parchetto ci eravate state tanti anni fa a limonare duro col fidanzatino, a farvi le canne, a passare la mattinata quando avevate fatto sega a scuola, ma poi chi ci era più entrata in un parchetto?!


Dopo il parto, però, nelle prime passeggiate col neonato alla ricerca di verde…l’illuminazione: ma certo! Vado al parchetto!

E’ sempre lì, ci sono sempre quelle 4 panchine rigorosamente al sole a qualunque ora del giorno e della notte, Matteo ama sempre Francesca, Cristina <3 sempre Andrea, Marco è sempre uno stronzo.

Niente è cambiato.

Voi e la frequentazione del luogo, però, sì.

Ecco come affrontare il malefico parchetto:

1) lo studio a distanza

Avvicinatevi con circospezione, è importante lo studio dell’habitat per un buon posizionamento e per non rompere gli equilibri, nonché per avvicinare le persone giuste o per non essere notate, se non volete esserlo, che è spesso una grande e saggia decisione.

Innanzitutto notate la suddivisione in gruppi: spesso lo spartiacque è evidente.

Noterete:

a) le griffate dalla testa ai piedi, mutande comprese.



Non avvicinarsi MAI a loro se non siete altrettanto griffate: resterete sempre elementi esterni, non di disturbo, no, non sarete all’altezza, ma sarete quella strana, tipo…il caso umano, ecco.

b) le sciatte.

In genere sono tutte in tuta, massimo jeans proprio se butta bene, con maglie che i bambini hanno usato per ripulirsi la bocca dopo la merenda o per soffiarcisi il naso, hanno il capello unto o comunque raccattato su con una pinza e la scarpa da ginnastica taroccata.

Se non siete così anche voi, NON avvicinatevi:

sareste quello meno madri, meno mamme perfette, avreste sempre delle lacune.
Perché?
Perché avete tolto del tempo ai figli per farvi la piega e darvi lo malto o passarvi il rossetto.

Non accetteranno mai che essere una buona madre non significhi essere per forza un cesso fotonico.

c) le troglodite.



Fumano tutte, hanno unghie dai colori fluò, Iphone alla mano, abbigliamento di griffe che riconoscono solo tra pari ma che costano un occhio della testa, pettinature improbabili ma sempre fresche di parrucco, arrivano in suv o smart o simili, spesso hanno fedine penali non del tutto immacolate loro, mentre i mariti hanno casellari giudiziali che esondano come il Gange durante la stagione dei monsoni.

State alla larga.

In genere sono simpatiche e vi accolgono anche bene, ma al primo screzio tra voi o tra i vostri figli rimpiangerete il giorno che avete risposto on una frase di senso compiuto ad un loro suono gutturale.

d) le normali. più o meno.

Cioè quelle tipo me, tipo te, tipo lei, tipo quelle che non sono molto catalogabili e sembrano, appunto, normali.

Se il gruppo non è tanto coeso da non lasciare entrata, tenetelo d’occhio: entrarci potrebbe essere un’idea.

Infine, ci sono

le solitarie.

Sono di 2 tipi:

a) non rompetemi il cazzo, sono qui solo per mio figlio, chatto con le mie amiche via whatsapp, leggo un libro, leggo il giornale, faccio i solitari a carte, ma non voglio rotture di palle.

Di solito ha la testa china su qualcosa di cartaceo o di elettronico, l’occhiale scuro e non vi guarda affatto.

Ricambiate l’indifferenza.

b) non conosco nessuno, me tapina, vorrei tanto, ma non mi si caca nessuno.

Questa, se appare normale, è un buon alleato. Potreste farvi un’amica.

Valutate solo dopo i primi approcci se non sia stata relegata alla solitudine perché poco sana di mente.

O che non sia una di quelle: non mi si fila nessuno, perché non valgo niente, sono una madre di merda, una donna di merda, sono depressa, vuoi essermi amica che ti butto addosso tutte le mie frustrazioni e poi io mi sento meglio e tu sei sotto un treno?

Presente, no?

2) la scelta della panchina e dell’approccio.

A seconda del gruppo prescelto, scegliete dove posizionarvi.
No, non in base al sole o all’ombra, principianti! In base al gruppo!

Vicine, ma non troppo. Non dovete essere invadenti, ma abbastanza vicine da poter sfruttare un’occasione per interagire.

L’approccio sarà facile se riconoscete delle simili e se i gruppi non sono troppo chiusi, altrimenti, inutile negarlo: ci vorrà tempo, culo, tattica e non è comunque detto che ce la farete.

Provarci sempre!

3) i rapporti

Che siate entrate o no in un gruppo e che abbiate trovato o no amiche, un minimo di rapporto dovrete averlo.

Tipo, se vostro figlio stampa un 5 sul viso di un altro bambino vi toccherà affrontare la cosa, dunque, animo!

State alla larga dai litigi tra mamme.

Dio ve ne scampi e liberi!
Tira aria pesante? E’ ora di fare la spesa!
Parte un insulto? Non avete sentito perché state rispondendomal cellulare e vi state allontanando.

NON ENTRATECI!

Gestite i litigi tra bambini in primo luogo cercando di prevenirli rivolgendovi sempre e solo a vostro figlio: è lui che dovete educare a stare al mondo, non quello degli altri.

E’ stato manesco? Scusatevi.
E’ stato maleducato? Scusatevi.
Gli hanno fatto male? Sono stati maleducati con lui o con voi?

Non aggredite bambini o mamme, siete voi gli adulti, non i bambini. Respirate a fondo e valutate se sia davvero davvero davvero necessario intervenire. Se lo è, pensate 50 volte a come e a cosa dire.
non per altro, ma domani o dopodomani o tra una settimana sarete sempre lì.

Fregatevene altamente degli stili educativi altrui.

Quel bambino urla, salta, è maleducato e la madre se ne fotte?
Se ne fotte lei, perché dovrebbe interessare a voi?

Piove zucchero come dal cielo?
Che vi frega? Badate all’alimentazione di vostro figlio.

Troppa o poca libertà? La madre interviene troppo o troppo poco?
Chi siete voi per giudicare? E, soprattutto, che importa a voi?

La vostra responsabilità è crescere i vostri di figli.
E’ già complicato così, no?

E comunque, al parchetto era meglio limonarci.

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